Recensione Descender, vol.1, 2 e 3: se i robot sono più umani degli umani

È una storia sci-fi solo nell'ambientazione: alla base ci sono i sentimenti umani di sempre. Quelli immortali.

Indice

Gli amanti della sci-fi più profonda, quella che non è solo astronavi e alieni, ameranno Descender. La serie, scritta da Jeff Lemire (la trilogia di Essex Country, Old Man Logan, la serie) e illustrata da Dustin Nguyen (Batman: Streets of Gotham), è edita in Italia da Bao Publishing, sotto forma di pregevoli volumi cartonati.

Se invece preferite la fantascienza radicata su solide basi scientifiche, beh, allora Descender forse non fa per voi. Sì, perché quello che conta nell'opera di Lemire è appunto quello: la storia, l'arco narrativo con al centro il piccolo androide da compagnia TIM-21.

Il personaggio chiave degli eventi che plasmeranno il Megacosmo è proprio lui: un apparentemente insignificante droide sopravvissuto a una catastrofe e risvegliatosi 10 anni dopo, solo e impaurito. Esattamente come il ragazzino che dovrebbe essere - e forse è.

Descender - La trama

TIM-21 è un avanzato modello di androide da compagnia che viene acquistato dalla famiglia Tavers, di stanza sulla Colonia Mineraria di Dirishu. La signora Tavers, in verità un supervisore alle attività di estrazione, regala TIM-21 al figlioletto Andy, solo e annoiato sul brullo pianeta.

Dieci anni dopo Descender comincia con gli occhi di TIM-21, che si riaprono per scoprire che Dirishu è ormai un cimitero: copri e scheletri dei precedenti coloni umani sono riversi in ogni stanza del complesso abitativo. L'unico a ed essere sopravvissuto alla strage è proprio lui, TIM-21, assieme al cagnolino robotico Bandit.

Durante il suo sonno, però, sono accaduti fatti gravissimi e quasi mortali per l'intero genere umano (e non): i pianeti del Consiglio Galattico Unito (CGU) sono stati devastati da un attacco portato a termine da giganteschi robot, battezzati Mietitori. Le macchine, apparse dal nulla, hanno concentrato la loro potenza distruttiva sulla popolazione e gli edifici più importanti, lasciando per lo più incolumi i sintetici.

Lo shock e i danni degli attacchi sono stati così ingenti da scatenare una successiva guerra ai robot di qualunque tipo, a prescindere dal loro compito e dalle loro funzionalità. Questa "Guerra Santa", sostenuta per lo più dal pianeta Gnish e dalla sua storica monarchia, ha generato squadre di pirati galattici noti come Rottamatori e dediti alla "demolizione" forzata di ogni robot in cambio di denaro.

TIM-21 viene a sapere cosa è successo agli abitanti di Dirishu e del CGU dopo essersi connesso al server della stazione mineraria, così facendo viene captato sia dal CGU che dai Rottamatori.
E non solo.

Verrà salvato proprio dal Consiglio Galattico, dopo aver trovato un alleato in un altro robot, Trivella. La squadra di organici accorsa in suo aiuto comprende il Dottor Quon, il Capitano Telsa e il duro veterano Tullis: ironia della sorte, il dottore è stato lo scienziato considerato il padre della robotica prima dell'attacco e creatore della serie TIM.

Proprio nel DNA robotico del piccolo droide, però, sembra risiedere un codice simile a quello dei Mietitori e il CGU è deciso a scoprire il nesso fra le due macchine. Lo scopo? La difesa da attacchi futuri (o un azione preventiva).

Nel mentre i robot rimasti si sono uniti in un agglomerato clandestino segreto, la Luna Meccanica, dove vivono in libertà e in adorazione del Cablato. Anche loro sanno dell'importanza di TIM-21, ora che si è risvegliato.

L'avventura continuerà a vedere opposte le tre fazioni in lotta nel Megacosmo: il CGU, gli Gnishiani e il Cablato, tutti cercheranno di mettere la mani su TIM-21 per scopi diversi.

Il piccolo droide, però, sotto sotto è concentrato sul suo scopo primario: tornare in compagnia di Andy, il piccolo umano a cui era stato "assegnato" su Dirishu. Il loro legame empatico era ed è ancora fortissimo, tanto che sia l'umano sia il sintetico faranno di tutti per tornare insieme.

Sì, perché Andy non è morto assieme ai suoi compagni coloni sull'avamposto minerario. È riuscito a fuggire ma il mortale avvenimento di Dirishu che ha ucciso la madre lo ha ferito nel profondo, facendogli abbracciare la vita del pirata stellare dedito alla "rottamazione".

A questo punto non vi dirò di più per non rovinarvi il piacere della lettura. Dirò solo che, mentre l'arco narrativo principale procede, dei flashback inseriti ad arte fanno luce sul passato di diversi personaggi organici e non, mentre non mancheranno colpi di scena e rivelazioni inaspettate.

Descender - I Temi

In Descender si intrecciano parecchi temi cari alla fantascienza classica. Il primo è sicuramente l'intelligenza artificiale e la coscienza di sé: non è un caso che i robot di Lemire siano così "umani" e cerchino di sopravvivere a chi li vuole rottamare.
Anche concetti come la gelosia e l'invidia, non propriamente robotici, sono attribuiti nella graphic novel a esseri a base di silicio.

"La vita artificiale è comunque vita", recita un cartello durante una protesta pro-robot. Già, cosa significa essere vivi, avere un'identità, avere dei diritti? A che punto una cosa smette di essere una cosa e diventa un essere?
Sono tutti interrogativi di una certa profondità, che Lemire tocca e affronta con la sua storia e i suoi excursus narrativi.

Gli artificiali non sono nient'altro che una minoranza e il loro destino di emarginati è fin troppo reale. E per "reale" intendo legato al mondo del lettore, non quello fantastico partorito dal genio creativo di Lemire e dalla sensibilità di Nguyen.

Nei tre volumi usciti fin ora, non si può non simpatizzare per i sintetici. Le macchine sono vessate, umiliate e spinte al limite dai loro "padroni", tanto che in alcuni momenti ci si ritrova a tifare apertamente per i Mietitori e il Cablato.
La storia di Trivella e del suo amico Rastrello, raccontata via flashback nel terzo volume di Descender, è semplicemente commovente.

L'unico essere umano che riesce a stabilire un legame empatico forte con un droide è Andy. L'ex-fratellino di TIM-21 e ora rottamatore, che ricorda un po' Han Solo di Star Wars in alcuni comportamenti, conserva un affetto indelebile verso il robot: è un attaccamento così forte da superare persino quello con la sua ex-moglie, Effie, reietta ibrida mezzo uomo e mezzo sintetico: è un'altra minoranza che viene costretta alla vita clandestina sul pianeta Sampson.

Insomma, gli uomini e gli esseri viventi che vediamo in Descender sono quelli meno umani di tutti: se i robot fanno quadrato, le altre specie badano solo al proprio interesse. L'individualismo è totale, fuori dai chip.

Descender - Disegni

Dustin Nguyen ha uno stile davvero unico, pittorico e personale. Acquarelli e sci-fi, tinte vivide e robot? Ad un primo momento sembrerebbero mondi inconciliabili, invece non è così.

I colori sono vibranti e passano senza soluzione di continuità dai toni freddi - splendida la colonia di Dirishu quando TIM-21 si risveglia - a quelli caldi, ad esempio usati per il pianeta fulcro del CGU, Niyrata.
Per i flashback, invece, l'artista ha scelto un efficace seppiato, in tutti e tre i volumi.

Chiari e scuri netti e profondi, uniti ad un dettaglio ora preciso, ora più dinamico completano una scelta stilistica molto originale che supporta il generale mood favolistico di Descender.
Sì, perché la storia di TIM-21 - che è sì un robot ma pur sempre un bambino - è proprio questo: una favola.

I disegni di Nguyen, qui in veste di co-creatore dell'intero progetto, donano alla storia di Lemire uno spessore unico. Descender non funzionerebbe così bene se la "voce" di Lemire non lavorasse alla pari con il tratto di Nguyen: questo è un dato di fatto.

Ho avuto un istante di smarrimento davanti alle prime tavole di Descender, devo ammetterlo. Ero reduce dalla lettura e recensione di Tokyo Ghost, che punta di più sui dettagli e la nitidezza delle immagini, per cui l'acquarellato di Nguyen mi sembrava slavato e poco accurato.

Poche pagine dopo era già immerso nella storia e nelle sue atmosfere oniriche: missione compiuta!

Cover dei tre volumi di DescenderBao Publishing

Descender - Conclusioni

Descender è una serie difficilmente inquadrabile in un genere e questo di per sé è un pregio. Certo, l'ambientazione dichiaratamente sci-fi non si discute ma definire la storia come "fantascientifica" non sarebbe del tutto corretto.

La base di tutto sono sentimenti "classici", se vogliamo. Amore, amicizia, odio, nostalgia e tristezza sono una prerogativa più robotica che umana ed è questo il twist che Lemire inserisce ad arte nella narrazione.

Concetti più filosofici fanno capolino qua e là durante gli eventi, uno su tutti la coscienza di sé e il concetto di "vita". In Descender, però, è tutto molto relativo rispetto ai comuni canoni narrativi.
È la grande libertà di cui godono le opere di fantasia, dopo tutto.

Descender potrebbe essere descritta come una "favola coi robot", cui spetta il compito di insegnare di nuovo agli umani l'empatia e la solidarietà, sullo sfondo di una minaccia globale che potrebbe - e forse è - allegorica.

Il primo volume è sicuramente quello che più mette in mostra le potenzialità della serie, potenzialità che i due volumi successivi espandono ulteriormente grazie a flashback efficaci e colpi di scena inseriti ad arte, mai forzati.
Insomma, gli ingranaggi narrativi girano fluidi e i disegni di Nguyen fanno letteralmente "sprofondare" il lettore nel Megacosmo partorito da Lemire.

Sì, ci sono alcuni aspetti che gli hardcore fan della sci-fi più scientifica non gradiranno, che potrebbero risultare superficiali. Tra riferimenti videoludici - Mass Effect su tutti - e riflessioni profonde sulla società, Descender intriga, incanta e trasporta il lettore nella mente di un bambino.
Un robot, è vero, ma pur sempre un bambino.