La ragazza in fuga, recensione del romanzo di di C. L. Taylor

Cosa faresti se la vita di tua figlia fosse in pericolo? Resteresti per combattere o ti daresti alla fuga?

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Jo non è una donna come tutte le altre. Mentre amiche, vicine di casa e colleghe vivono la vita senza timori, Jo è convinta che siano proprio i timori l’unica costante della sua vita.

Le è stata diagnosticata l’agorafobia, quella paura di ritrovarsi in luoghi affollati (per lo più sconosciuti) sentendosi del tutto impotenti, una malattia delicata che l’ha allontanata dalla società e che ha costretto la sua bambina di due anni a fare lo stesso.

Jo è una mamma e sua figlia è tutto il suo mondo, un mondo che molto presto viene stravolto da una minaccia che per la prima volta non è frutto della sua fantasia.

La ragazza in fuga è un thriller psicologico avvincente: la prosa scorrevole e i diversi punti di vista inseriti nella narrazione hanno permesso ai personaggi di definire uno spessore attorno alle proprie paure. Non è soltanto Jo ad avere paura dell’imprevedibilità della vita, ma lo sono tutti i personaggi che l’autrice inglese C. L. Taylor ha raccontato nel romanzo.

Jo: quanto è razionale la paura?

Jo ha tante paure, ma in La ragazza in fuga è stata scelta quella peggiore per far in modo che il meccanismo del romanzo prendesse vita: è stata minacciata sua figlia, la sua unica bambina, e l’istinto di madre (condito con pura paranoia) l’ha portata ad agire nel modo più imprevedibile possibile.

Per una donna che calcola esattamente quanti passi farà al giorno, dove li farà e con chi, ritrovarsi in una costante fuga senza una vera destinazione ha permesso di esplorare un personaggio complesso che in fin dei conti ha soltanto avuto bisogno di affrontare di petto le difficoltà per vedere la vita in modo diverso.

Quante volte preferiamo ignorare un problema o circumnavigarlo soltanto perché non ci va di andare dritti al punto? Jo è sempre stata quella donna, finché non ha capito che è grazie alle paure che una persona può finalmente assimilare i propri limiti. Ed è proprio superandoli che si diventa la persona che si vuole essere.

Spesso ci viene detto che alcune paure non sono razionali, che nascono dal nostro subconscio, ma per Jo la paura nasce dalla mancanza di fiducia nelle proprie capacità. Jo ha bisogno d’immergersi nelle acque torbide dei propri timori prima di poter riemergere e respirare a pieni polmoni le conseguenze delle proprie azioni.

L’importanza di Elise

Il vero eroe di questo romanzo è stata la piccola Elise, la figlia di Jo. Parliamo di eroe nonostante sia stata Jo a vivere il terrore e l’ansia della fuga, nonostante sia stata lei a confrontarsi con i “nemici”. Elise è una bambina di due anni, ma l’età spesso non definisce chi che si è.

Vorrà ancora il latte prima di andare a dormire e guarderà i cartoni animati alla TV, ma Elise è stato il personaggio rivelatore di questo romanzo perché ha permesso alla madre di mutare, al padre di mostrare la sua vera faccia e a una donna sconosciuta di apprendere il vero significato dell’amore e del perdono. Elise è il diamante allo stato grezzo di C. L. Taylor.

Perché leggere questo romanzo?

La ragazza in fuga è un romanzo rapido, che si consuma in poche ore tanta è la frenesia della trama. È una storia che va letta tutta d’un fiato per non perdere neanche una sfumatura di ogni singolo personaggio. I colpi di scena schematicamente piazzati all’interno della storia hanno donato qualità a un prodotto che altrimenti sarebbe caduto nel dimenticatoio della banalità e ha permesso ad alcuni valori – come amore e amicizia – di riscattarsi con l’aiuto di una dolce anima innocente di soli due anni.

Talvolta la saggezza non si determina con l’età, ma in base a ciò che si ha davanti agli occhi.