Il cosmonauta, la recensione: perdersi tra le stelle e tra le strade di Praga
Guanda traduce il suggestivo e inaspettato esordio fantascientifico di Jaroslav Kalfař, che ha conquistato una nomination al Clarke Award 2018: ecco la recensione di Il cosmonauta.
Non capita spesso di scorrere i candidati a un premio prestigioso come l'Arthur C. Clarke Award - che seleziona il miglior romanzo di fantascienza pubblicato nel Regno Unito nell'anno precedente - e trovarci titoli già arrivati in traduzione anche in Italia. Nel 2018 Guanda ha dimostrato un notevole intuito, puntando tutto su un giovane esordiente statunitense capace di conquistare una nomination a uno dei premi letterari meno convenzionali. Jaroslav Kalfař ci è riuscito grazie a un romanzo che fa vivere appieno lo spirito della fantascienza contemporanea. Il cosmonauta è un ottimo esempio di fascinazione per lo spazio declinata a una sensibilità spiccatamente europea, nelle mani di un esordiente che, proprio come un'astronauta, è divorato dalla nostalgia di casa.
Jakub Prochazka è l'assistente di un professore accademico ceco letteralmente ossessionato dalla polvere spaziale. Dopo la scomparsa dei nonni vive a Praga sull'orlo dell'indigenza e senza altro scopo nella vita se non quello di entrare nella storia della scienza con il suo nome. Pochi anni dopo, con un matrimonio in crisi da fronteggiare, Jakub si troverà di fronte all'occasione della vita: un politico ambizioso è disposto a metterlo a capo di una solitaria missione nello spazio per raccogliere campioni di una nube di polvere spaziale che sta tingendo i cieli notturni terrestri di un cupo colore viola. Lo scopo è riportare un paese oscuro a livello internazionale comela Repubblica Ceca alla ribalta. Mentre le altre nazioni tentennano di fronte alla pericolosità di una missione verso l'ignoto, Jakub accetta e parte a bordo dello JanHus 1. Lo attendono quattro mesi in totale solitudine, mentre il mondo celebra le sue gesta e scopre la nazione che, con solo 10 milioni di abitanti, ha osato tentare l'impresa.
Ben presto Jakub si troverà a fare i conti con la distanza dall'amata moglie Lenka e con una sinistra presenza che zampetta per la navicella. A sorpresa il suo incontro con l'ignoto alieno non è un tuffo verso il futuro, bensì un frammentato salto nel suo passato personale, strettamente legato alla storia recente del suo paese.
Fantascienza di velluto
Jaroslav Kalfař ha lasciato all'età di 15 anni Praga per trasferirsi con la famiglia negli Stati Uniti, eppure la sua patria è chiaramente la Repubblica Ceca, che guarda con gli occhi analitici di chi è nato a solo un anno dalla celebre Rivoluzione di Velluto - che permise l'allontanamento non violento del governo sovietico fantoccio dalla nazione - ma con lo struggimento di un esule strappato alla sua terra natia. Lo scrittore ha più volte dichiarato che il suo esordio voleva essere qualcosa di assolutamente inedito, che il lettore non riuscisse a paragonare ad altro. Il cosmonauta di certo sorprenderà anche i fan della fantascienza, perché pur presentandosi armato di una nomination al premio Clarke, una vasta sezione ambientata nello spazio e una presenza aliena, ruota tutto attorno a quella che si rivela un'ambizionissima cronistoria dello spirito boemo.
In questo senso è ben più efficace il titolo originale del romanzo, Spaceman of Bohemia. Il vero cuore pulsante del libro non è mai tra le stelle, bensì per le strade di una Praga iconica anche per i turisti (la passeggiata di Jakub con la moglie Lenka sul ponte San Carlo, l'ultimo momento felice all'ombra del secolare orologio astronomico) ma alla ricerca di un'identità ancora tutta da definire dopo le tante rivoluzioni subite nel Novecento.
Jakub, il suo antagonista l'Uomo con la scarpa di Ferro e la russa Klara incarnano l'amara verità delle generazioni nate nel benessere del capitalismo di una nazione che in una sola manciata di decenni si è arresa al nazismo e poi ha cacciato il comunismo. La loro vita è irrimediabilmente segnata dallecolpe dei padri, protagonisti di una Storia con la s maiuscola, ma spesso nel ruolo inaspettato di perdenti. La vita di Jakub si sviluppa stortata dalla maledizione della crescente consapevolezza dei crimini commessi dal padre e dal castigo che una delle sue vittime infligge a lui e ai nonni.
La vera distanza tra Jakub e la moglie Lenka (ben più della semplice moglie dell'astronauta che attende il ritorno dell'eroe) è proprio l'incapacità di lei di capire il suo vissuto precedente, che lui d'altronde non riesce a lasciarsi alle spalle. La relazione con il suo aguzzino, legato anche lui a doppio filo al padre di Jakub, è invece segnata daun'intesa perfetta, quasi da una dipendenza. La storia boema ha finito per lasciare ad entrambi cicatrici sul corpo e nell'anima.
Jaroslav Kalfař utilizza così il suo alieno per rivolgersi a un pubblico straniero, altrettanto marziano, che immerge in un viaggio vertiginoso tra il passato recente e lontano della sua terra e dei suoi eroi, di cui Jakub diventerà l'ultimo esponente. Il cosmonauta è anche una profonda analisi della psicologia spesso macchiata nell'infanzia di quanti sono disposti a mettere a repentaglio la loro vita in nome di un'idea scientifica, per lavare il proprio cognome dall'onta di un passato ignominioso o per portare la propria nazione nella Storia e tra le stelle.
Lo spazio e l'Europa
Anche se con qualche passaggio un po' forzato e qualche lungaggine di troppo, Il cosmonauta è un esordio capace di sorprenderee di maturare inaspettatamente nella sua seconda metà, percorrendo territori difficili e ben più cupi della prima, ironica metà del romanzo. Quella che sembrava una presa in giro sferzante dell'enfatica corsa allo spazio di Stati Uniti e Russia diventa poi l'analisi di una solitudine umana che comincia ben prima del suo viaggio nello spazio. Jakub diventerà quasi lo spettro di sé stesso, scoprendo conforto e consolazione nel rapporto con un alieno che forza sistematicamente i suoi ricordi segna rivelargli nulla dei propri e nel rapporto profondissimo che il suo aguzzino sviluppa con lui.
Il test a cui è stato involontariamente sottoposto è forse superato: Jakub riesce ascampare all'ombra paterna, non si rivela destinato a fare del male. Il prezzo da pagare è però altissimo e si esprime con una solitudine che solo la terra boema può colmare. Con un abile lavoro di frammentazione Jaroslav Kalfař ci svela a poco a poco il ritratto del suo eroe, che va spesso a sovrapporre con i grandi, contraddittori eroi del passato glorioso di Boemia.
Il cosmonauta è un romanzo che ci infrange una gravità impossibile, facendoci viaggiare nel tempo e nello spazio alla scoperta della Repubblica Ceca oltre la sua facciata turistica. Stilisticamente è già abbastanza maturo da saper a volte sorprendere e, quando manca l'esperienza, è l'ardore con cui Jaroslav Kalfař raccontal'anima ironica anche di fronte alla tragedia della sua gente a risolvere la situazione. Il cosmonauta è stato pubblicato da Guanda nel 2018 con la traduzione di Federica Oddera.
Un'astronauta nello spazio ma coi piedi ben piantati sulla terra boema: Il cosmonauta è un esordio che racconta con ardore e acume l'anima della Repubblica Ceca e le solitudini del suo ultimo eroe.