Colpevole e innocente oltre ogni ragionevole dubbio: la recensione di The Outsider di Stephen King

Stephen King torna in libreria con un romanzo stand alone con qualche rimando alla sua produzione più recente, un incipit thriller e un twist davvero da brivido: la recensione di The Outsider.

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Nell'era del DNA e delle scienze forensi ogni crimine sembra scomponibile in elementi scientificamente conoscibili, in grado di portare le forze dell'ordine sulle tracce dell'assassino. Tra tecnologie sempre più invasive e tracce biologiche che equivalgono a firme personali, dietro ogni delitto sembra nascondersi non più un se, ma un quando. Nessun mistero sembra più destinato a divenire un cold case senza soluzione. Anzi, spesso il corpo senza vita è ancora caldo e già gli investigatori sono sulla pista giusta per scovarne l'assassino, o almeno ai media piace rassicurarci così.

Dopo tante repliche di CSI e tanti casi complessi risolti brillantemente (anche nella realtà giudiziaria), la fede incrollabile nelle scienze forensi è tale da dare esiti talvolta paradossali quando ci sono di mezzo investigatori, giurie e processi all'americana. Non ci si fida di medici e vaccini, si dubita del cambiamento climatico e dello scioglimento dei ghiacci, ma il DNA sembra davvero un dogma incontrovertibile, agli occhi del pubblico da casa e della giuria.

È possibile trasformare la nostra cieca fiducia nel DNA e nei mezzi della Polizia scientifica in un'arma da usare contro di noi? È quello che si chiede e tenta di fare Stephen King nel suo ultimo romanzo, The Outsider.

The Outsider: la trama del nuovo romanzo di Stephen King

La prima sorpresa di The Outsider è quante pagine servano a scovare un riflesso del Re del Terrore in quello che sembra in tutto e per tutto un thriller poliziesco moderno, basato un classico del giallo: il delitto impossibile. Non c'è nulla di tecnicamente complicato nella morte di un ragazzino di Flint City di nome Frankie, perché non c'è nulla di troppo difficile nel rapire e uccidere un bambino in una tranquilla comunità statunitense dell'Oklahoma. A lasciare inquirenti e cittadini sotto shock è la barbara modalità dell'omicidio. Il ragazzino di soli 11 anni è stato crudelmente torturato, brutalizzato, ucciso e il suo corpo è stato oggetto di violenza anche dopo la morte.

Ancor più raccapricciante è la sicurezza di sé, lo sprezzo con cui l'assassino compie la sua macabra uccisione. Ci sono una mezza dozzina di testimoni che lo hanno visto e riconosciuto mentre si aggirava per la città coperto di sangue, ci sono impronte disseminate sul luogo del delitto e sul furgone rubato con cui il ragazzino è stato trasportato nel luogo dell'esecuzione. C'è persino il DNA, facilmente ricavabile dallo spruzzo di sperma lasciato a mo' di sfregio finale sulle spoglie del ragazzino. Le prove da indiziarie diventano schiaccianti e puntano in un'unica direzione: quella di Terry Maitland, l'allenatore delle squadre giovanili di baseball.

Mosso dalla consapevolezza e dalla rabbia di sapere un pericoloso assassino in mezzo ai giovani della città, accanto al suo stesso figlio, il detective Ralph Anderson mette da parte la prudenza e sceglie di arrestare immediatamente Terry, aggiungendo un carico da novanta: lo fa portar via ammanettato dai suoi agenti, di fronte a migliaia di spettatori, al culmine di un'importante partita di baseball nello stadio cittadino. Un'onta del genere non si cancella più, ma con un diabolico twist King comincia ad allargare a macchia d'olio le conseguenze dell'arresto. Le vite dei Maitland e della famiglia della vittima precipitano nell'incubo.

A sorpresa però anche Ralph Anderson si ritroverà un'ombra addosso: quella di aver commesso un terribile errore. Emergono infatti prove altrettanto schiaccianti che puntano all'innocenza di Terry: ci sono testimoni, impronte e persino un video che lo collocano in un'altra città, proprio nelle ore del delitto. Come può un uomo sembrare al contempo così colpevole e innocente?

The Outsider: la recensione del nuovo romanzo di Stephen King

Non è difficile immaginare perché a poche settimane dalla sua uscita The Outsider potesse già vantare una serie TV in lavorazione: i toni da poliziesco e il crescendo narrativo lo rendono un romanzo di facile, economica trasposizione e sicuro impatto. C'è forse un po' troppa sicurezzain The Outsider e non solo da parte del "colpevole d'innocenza" Coach T., ma anche dell'autore. King parte infatti col pilota automatico per quello che sembra in tutto e per tutto un poliziesco appena velato di gore o macabro, salvo poi, dopo circa metà tomo, sterzare bruscamente e in maniera quasi ingiustificata in territori molti più vicini a un altro suo celebre filone narrativo.

Per farlo viene introdotto un personaggio che crea un legame molto forte con una recente fatica dello scrittore statunitense, la trilogia di Bill Hodges. Secondo alcuni fan questo romanzo potrebbe essere considerato quasi come il volume 3.5 della saga, ma da lettrice solo vagamente consapevole dell'intreccio narrativo dei tre romanzi legati all'agenzia investigativa Finders Keepers, vi posso assicurare che The Outsider rivendica per sé assoluta indipendenza. Anzi, i continui rimandi a cosa sia successo "nelle puntate precedenti" e su chi sia Bill Hodges sono piuttosto irritanti e pretestuosi. Il personaggio di Holly, seppur un po' calcato, funziona alla grande senza bisogno di ricordare (soprattutto a chi lo ignora) quanto debba a un investigatore che non può fisicamente avere alcun tipo d'impatto su questa indagine.