Joker, la nemesi di Batman: villain o immagine allo specchio?

La storia monografica di uno dei dei villain più riconoscibile e famoso del mondo dei fumetti, assurto a icona pop e simbolo della follia più lucida e pericolosa che sia mai esistita.

Indice

Un uomo comune, senza alcun superpotere, umano, umanissimo con tutti i suoi pregi (pochi) e difetti (tanti). Un uomo brillante, addirittura geniale in alcune trovate comiche, che però nessuno riesce a comprendere perché al di là del normale umorismo. All'improvviso accade qualcosa che frantuma un enorme vaso di porcellana interiore in una psicologia tanto fragile quanto sorprendente. Il filo tra genio e follia è sempre stato molto sottile e, quando la situazione arriva al limite, quella piccola trama si spezza.

Ecco che quell'uomo comune si trasforma in maniera repentina in un pazzo criminale, talmente folle da non avere alcuna etica morale e da non riuscire a rientrare in alcuno schema di riabilitazione. Un protagonista della scena criminale della città senza essere inserito in alcuno schema territoriale gangsteristico. Se poi quell'uomo è calato in un contesto senza speranza e di forte stress psicologico quale quello di una città oscura e maligna come Gotham City, è facile capire come un concentrato umano di potenziale follia criminale possa diventare il Joker.

Mezzobusto del Joker con tre carte in mano, disegnato da Brian BollandDC Comics
Il Joker è pericoloso quanto le carte che offre

Sembra evidente che i vigilanti in costume come i supereroi con superpoteri, nei fumetti, attirino le più grandi sfide criminali, pazzoidi e conquistatrici del mondo mai viste da occhio umano. In parte, è vero. In una città malata come Gotham City, però, è diverso se si prendono in considerazione due personaggi come Batman e il Joker.

Loro sono essenziali l'un l'altro, rappresentano in tutto il suo significato ciò che è l'essenza della parola nemesi. Come è vero che il Joker rappresenta il criminale folle che uccide o compie atti crudeli al di fuori da ogni logica, è anche vero che la priorità per lui è sempre sfidare Batman.

Il Joker segna a fuoco indelebile il pantheon dei villain del fumetto statunitense targato DC Comics e l'immaginario popolare dei lettori di comic book. Nasce sulla carta stampata per poi balzarne fuori prepotentemente ed è sempre più evidente, innegabile e incontrovertibile come la sua figura assuma la caratteristica di non essere più un normale villain messo a confronto con il supereroe protagonista. La sua funzione diventa quella di mettere in evidenza le sfaccettature più oscure di Batman.

La lunga storia editoriale del Joker

La vita del Joker sulle pagine dei fumetti è lunga quasi quanto quella di Batman. Il personaggio iconico che negli anni ha attraversato varie caratterizzazioni, a seconda delle epoche, della società e dei suoi autori, viene creato nel 1940 da Jerry Robinson,Bob Kane e Bill Finger sul #1 di Batman.

Quest'ultima è la seconda testata dedicata all'uomo pipistrello dalla casa editrice Detective Comics Inc. (all'epoca società ancora separata da National Allied Publications, dalla cui unione nascerà quella che in nuce sarebbe diventata DC Comics), dopo il successo dell'omonima Detective Comics sulla quale il cavaliere oscuro esordì nel #27 del maggio 1939.

Copertine del #27 di Detective Comics (prima apparizione di Batman) e del #1 di Batman (prima apparizione del Joker)DC Comics
Due numeri storici e importanti: il numero 27 di Detective Comics (maggio 1939) e il numero 1 di Batman (primavera 1940)

A fine anni '50 e inizio anni '60, la società americana ha una facciata pubblica che vuole e deve trasmettere positività e ottimismo, a fronte di un'esplosiva ripresa economica nel dopoguerra, davanti agli scheletri della caccia alle streghe anti-comunista del Senatore Joseph McCarthy.

Il fumetto supereroico americano si deve adattare per sfuggire ad una caccia molto simile, questa volta lanciata dallo psichiatra Fredric Wertham con il suo libro Seduction of the Innocent nel quale si imputa ai comic book di stravolgere la mente dei ragazzini che li leggono, facendoli crescere con moti di ribellione nei confronti della comunità e con una sessualità deviata. Famosa è infatti la diatriba della pedofilia di Bruce Wayne (Batman) nei confronti del suo pupillo Dick Grayson (Robin).

Il Comics Code Authority, ente di autocontrollo istituito dalle case editrici di fumetti per permettere di continuare a pubblicare senza incappare in stroncature e conseguenti chiusure, traghetta forzatamente tutto il fumetto made in USA verso una slavatura dei toni narrativi infarcendoli di moralismo ed etica quasi ai limiti della rigida religiosità.

Il Joker, in quegli anni e fino a metà anni '60, diventa un buffo criminale che utilizza strani congegni per attuare piani complicati. Il folle criminale organizza rapine e rapimenti per dare filo da torcere a Batman e Robin. Tra il diabolico, il sadico e il puro kitsch, complici la voglia di rivalsa del dopoguerra e la spensieratezza del boom economico, è il periodo in cui gli viene affibbiato il nomignolo di principe clown del crimine.

Per contro, Batman si trasforma dal cupo giustiziere agli esordi che non esita a uccidere, a personaggio solare che ha un rapporto trasparente con la polizia di Gotham City, la quale sembra sopportare bene la presenza di un vigilante mascherato che dà una mano, e con il suo confidente James Gordon.

Mezzobusto disegnato del Joker che con aria scherzosa prende in giro un nano in costume DC Comics
Il personaggio del Joker diventa un criminale clownesco, sulle pagine dei fumetti

L'espressione totalizzante di quel periodo, che rimane nell'immaginario popolare per tutti gli anni a venire, è la famosa serie televisiva dedicata a Batman che dura dal 1966 al 1968, con Adam West e Burt Ward rispettivamente nei panni di Batman e Robin e un istrionico Cesar Romero in quelli del Joker. Il successo clamoroso e globale della serie TV, con toni camp e surreali figli della psichedelia e dell'ottimismo degli anni '60, forgia anche i fumetti dedicati a Batman.

Entrambi i personaggi sono uno lo specchio dell'altro, complementari appunto. Tutto il male e la follia del Joker come la vendetta che il piccolo Bruce Wayne ha giurato davanti ai cadaveri dei genitori si stempera e si diluisce in colori pastello, smorzati dall'umorismo di cartelli con la scritta "bang!" che escono dalle canne delle pistole e fiori all'occhiello che spruzzano acido dai pistilli.

Dalla fine degli anni '60 a metà anni '70, quasi tutto ciò che è legato al cambiamento degli usi e costumi è conseguenza della contestazione giovanile. Le rivoluzioni sociali apportate da musica, romanzi e nuove ondate di giovani artisti con idee travolgenti, escono dai canoni e iniziano ad osare. Il focus è raccontare i mali della società (ma anche il bene) attraversolo specchio distorto del media utilizzato, sia esso romanzo, film o fumetto, appunto.

Le storie di Batman e le apparizioni del Joker si fanno più oscure, con ambientazioni per la maggior parte urbane ma anche quasi ai limiti dell'horror, atmosfere perfette e consone ai due personaggi. Le redini del Cavaliere Oscuro vengono prese da due autori che segnano in modo indelebile la narrativa e l'immaginario grafico/stilistico di Batman e di conseguenza anche del Joker (ma anche di Green Lantern e Green Arrow): Dennis O'Neil e Neal Adams.

Copertina del #251 di Batman disegnata da Neal AdamsDC Comics
Gli anni '70 per Batman e il Joker sono contrassegnati dall'inconfondibile stile di Neal Adams
Prima pagina interna del #251 di Batman, disegnata da Neal AdamsDC Comics
Un inquietante Joker e la sua folle risata

La fine degli anni '70 e tutti gli anni '80, le testate dedicate all'uomo pipistrello sono quasi tutte marchiate dalla matita di Jim Aparo. Dando una naturale continuità al Joker di Adams, Aparo stilisticamente sfrutta e accentua la peculiarità del personaggio: il sorriso distorto. Il Joker di Aparo è più allampanato e con un volto quasi equino, sul quale spicca in tutta la sua enormità il folle sorriso del criminale.

Primo piano del volto del Joker, disegnato da Jim AparoDC Comics
Il folle ed enorme sorriso del Joker riempie la pagina

Jim Aparo è stato un grande disegnatore, non virtuoso ma solido nel tratto. Viene ricordato soprattutto per aver dato vita nel 1989 alla famosa run A death in the family, scritta da Jim Starlin, nella quale il Joker uccide a sprangate Jason Todd, la seconda incarnazione di Robin dopo l'abbandono di Batman da parte di Dick Grayson. Le pagine di quella tragica storia sono intrise del dramma, della violenza e della follia del pazzo criminale, grazie al tratto di Aparo.

Gli anni '80 sono anche stati quelli della rivoluzione realistica e decostruttiva del fumetto supereroico americano. In casa DC Comics, dopo l'azzeramento portato dalla saga Crisis on Infinite Earths, anche Batman non ne è esente. Arriva Frank Miller a stravolgere l'uomo pipistrello e tutto il suo mondo, con una storia immaginaria che diventa una pietra miliare, ovvero The Dark Knights Returns (in Italia pubblicato nelle più svariate edizioni come Il Ritorno del Cavaliere Oscuro).

Il Joker di Miller è distopico, invecchiato al pari di Batman ma non imbolsito come la sua nemesi. È un personaggio rimasto pericoloso e folle, che si risveglia dal coma decennale soltanto quando Bruce Wayne indossa di nuovo mantello e cappuccio per proteggere una Gotham City ormai allo sbando da un gruppo di mutanti. Ecco che viene enfatizzato all'ennesima potenza il legame di dualità, di specularità quasi fisiologica tra il Joker e Batman. Fino alla morte.

Batman e il Joker feriti, accasciati in una pozzangheraDC Comics
Il duello infinito tra il Joker e Batman può finire solo in un modo

La fine degli anni '80 e il decennio successivo sono caratterizzati da autori come Chuck Dixon, lo stesso Aparo, Doug Moench, Mike Deodato e Greg Rucka. Ma i tratti più caratteristici, originali e riconoscibili di quel periodo appartengono a Norm Breyfogle e soprattutto a Kelley Jones. Il tratto di Breyfogle è ancora classico, lineare ma accattivante, e presenta un Joker altero, clownesco, a tratti dandy. Jones, invece, è quasi caricaturale, vampiresco, horror.

Il Joker danza con una ballerina in un locale notturnoDC Comics
Il Joker di Norm Breyfogle è classico

Kelley Jones gioca sulle chine e i chiaroscuri, proponendo disegni al limite del grottesco. Il tratto del disegnatore californiano trasuda horror e ombre, il suo Batman a prima vista è quasi un pugno nello stomaco per essere differente ma sul lungo buca le pagine e rimane nella storia. Jones è vampiri e follia. Dal 1995 fino agli inizi degli anni 2000, con lo sceneggiatore Doug Moench, ha caratterizzato una lunga run batmaniana orrorifica e seminale.

Il volto del Joker sovrasta Batman, su sfonda violaDC Comics
Kelley Jones: vampiri e follia

Gli anni 2000 sono quelli di Jeff Loeb ed Ed McGuinness, di Paul Dini, dei pilastri Grant Morrison e Neil Gaiman alla penna, delle matite di Ed Brubaker e Greg Rucka. Anni molto ricchi dal punto di vista delle miniserie e delle trame seriali. Il Joker è protagonista di alcune storie come The Clown at Midnight (Il Clown di Mezzanotte, 2007) nella quale è affiancato dall'amata Harley Quinn (psicologa di Arkham impazzita e innamoratasi del Joker, introdotta nel 1992 in Batman: The Animated Series e poi entrata nella continuity fumettistica), e Slayride (Corsa Mortale, 2007). Il criminale folle è sempre più pericoloso con il passare degli anni, la vita umana per lui è meno di niente. L'unico in grado di tenergli testa è sempre la sua nemesi, lo specchio in cui guardarsi per ritrovare la stessa anima persa ma ribaltata nei valori etici: Batman.

Primo piano del volto del Joker, disegnato da John Van FleetDC Comics
Il Joker etereo e digitale di John Van Fleet, ne Il Clown di Mezzanotte

Il Joker sugli schermi

La storia delle varie incarnazioni del Joker al cinema è lunga, anch'essa più o meno come quella dei fumetti. Ha attraversato interi periodi ed epoche sociali nelle quali anche le caratteristiche del personaggio sono cambiate con la società, rendendo ben evidente la metamorfosi di sia dell'uomo pipistrello che del clown del crimine, trovando perfetti interpreti come Jack Nicholson e Heath Ledger.

L'ultima incarnazione del principe clown del crimine che arriverà sui grandi schermi sarà quella interpretata da Joaquin Phoenix, per la regia di Todd Phillips. La pellicola sarà diversa dalle solite storie che vedono protagonista il folle criminale ma si concentrerà sul ruolo che ha la società nell'emarginazione di una persona ai limiti del fallimento, facendola cadere nel baratro della pazzia. Vengono di nuovo rispolverate le origini oscure del Joker, il ruolo di Batman e la condizione che porta ai limiti un normale essere umano. Todd Phillips ha terminato le riprese e il film arriverà nelle sale italiane questo autunno: il 3 ottobre 2019. Una cosa è certa: il Joker di Joaquin Phoenix sarà inquietante e disturbante.

Le opere imprescindibili

Batman: Arkham Asylum

Il Joker è folle ma di una follia lucida di certo indice di una grande infermità mentale. Dietro a ogni atto criminale perpetrato c'è però uno schema ben definito, seppur impulsivo. Quello che caratterizza il suo personaggio clownesco è il terrore assoluto che semina quando entra in azione. Proprio come la sua nemesi, Batman. La sua presenza dietro le sbarre però dura sempre poco, nonostante sia ospite fisso del famigerato manicomio criminale di Arkham, poco fuori da Gotham City.

È proprio dall'oscuro manicomio che balza fuori prepotente la specularità con l'uomo pipistrello. Grant Morrison, nel 1989, enfatizza le due facciate della follia nell'opera che gli ha dato lustro negli anni, intitolata appunto Arkham Asylum. Morrison, coadiuvato dai disegni psichedelici di Dave McKean, accompagna il lettore in una lunga discesa nella follia. Con l'escamotage di una rivolta all'interno del manicomio di Arkham, Batman vi fa il suo ingresso per sedarla. Attraverso un lungo viaggio nei meandri della follia degli ospiti, i quali per la maggior parte sono villain dell'uomo pipistrello, Batman arriva al Joker e con maestria lo scrittore scozzese mostra la pazzia di entrambi i personaggi, allo specchio.

Batman: The Killing Joke

Nel 1988, subito dopo il ciclone Crisis on Infinite Earths che azzera tutta la confusa continuity del DC Universe costruita fino ad allora, sono Alan Moore e Brian Bolland a riscrivere le origini del Joker e raccontare un'immane tragedia personale per molti personaggi della storia. Batman: The Killing Joke è una delle pietre angolari del fumetto decostruttivo americano di quel periodo, che accompagna il lettore nell'età adulta facendogli lasciare alle spalle l'età dell'innocenza.

Miti in calzamaglia e maschere, innocenti scazzottate e avventure improponibili s'infrangono contro un colpo di pistola a sorpresa da parte del Joker che lascia su una sedia a rotelle Barbara Gordon, in segreto Batgirl. Suo padre, il commissario Gordon, viene rapito e il folle criminale abusa mentalmente e fisicamente di lui, torturandolo, per tentare di capire cosa può far impazzire un uomo che è esempio di rettitudine e normalità tirando la corda degli eventi, fino a che non si spezzi.

Un excursus psicologico che tocca anche le origini del Joker, causate accidentalmente da Batman (ed ecco ancora il legame profonda tra i due) raccontate in modo eccellente e come solo Alan Moore sa fare.

Batman: A Death in the Family

Jim Starlin e Jim Aparo, nel 1989, danno ancora una forte spallata all'ingenuità e all'innocenza del comic book americano. Jason Todd diventa il secondo Robin dopo l'abbandono di Dick Grayson, il quale assume definitivamente il comando dei New Teen Titans e diventa Nightwing. Con il passare del tempo, Jason diventa sempre più irruento e ribelle e per il suo bene, Batman lo mette a riposo per un po' di tempo. Il ragazzo incappa in alcuni indizi sull'identità dei suoi genitori e comincia un'indagine per conto proprio.

La storia scava nel torbido e affonda le mani nel collaborazionismo con il terrorismo medio-orientale da parte della madre di Jason, medico di stanza in Libano che per nascondere alcuni reati di aborto clandestino del passato si allea con il Joker, tradendo il figlio. Il ragazzo meraviglia, spiazzato dalla reazione della madre, si ritrova bloccato insieme al folle criminale il quale non perde tempo e lo massacra con un piede di porco.

La decisione finale nella sceneggiatura, per la prima volta nel fumetto supereroico americano, la prendono i lettori tramite un sondaggio telefonico in cui viene deciso che Jason Todd deve morire. E il secondo ragazzo meraviglia muore, scomparendo dalla circolazione per un bel po' di tempo (tornerà in qualche modo con l'identità di Cappuccio Rosso una ventina d'anni dopo, ma questa è un'altra storia).

Anche in questo arco narrativo, magistralmente raccontato da Starlin, il Joker è l'ago della bilancia che regola la vita da giustiziere di Batman, la cui unica regola è quella di non uccidere. Mentre l'uomo pipistrello si sforza di non superare il limite il pagliaccio del crimine lo fa senza alcun remora e rimorso, in un gioco di equilibri che in questo momento fa versa a favore del Joker. L'innocenza del fumetto è ormai alle spalle da un bel pezzo e la morte, la disillusione, l'amarezza aleggiano costantemente.

Sequenza di vignette disegnate da Jiim Aparo, nelle quali il Joker massacra RobinDC Comics
La morte di Robin/Jason Todd per mano del Joker

La galleria di nemici di Batman è variegata e ricca di personaggi folli, di assassini seriali, ossessivi, compulsivi. Sembra che l'uomo pipistrello attiri a Gotham City ogni sorta di matto, appunto, perché lui stesso è ossessionato al limite della follia dall'omicidio dei genitori avvenuto quando era solo un bambino di 10 anni. Il Joker però va oltre.

Diventato icona della follia senza limiti, senza alcun senso logico pur rimanendo lucida nella pianificazione di determinate azioni, è un personaggio che rappresenta il male più puro e crudele. Batman, ben cosciente del criminale che fronteggia e dell'oscurità in agguato dentro sé stesso, ha da sempre il timore di varcare la soglia e sprofondare nell'abisso mentale che ha trasformato un essere umano normale nel Joker.