Black Paradox, la recensione: l'orrore del suicidio, lo splendore dell'Aldilà
Il maestro del horror Junji Ito torna con un volume autoconclusivo che esplora la vita oltre la morte attraverso il desiderio di quattro persone di togliersi la vita. La recensione di Black Paradox.
Il suicidio dovrebbe essere la tragica fine di una vita che non trova senso, logica e felicità, ma se diventa solo l'inizio, allora quello che c'è dopo può diventare ancora più oscuro e raccapricciante. Non sorprenderà il lettore abituale di manga sapere che questo ribaltamento sia al centro di Black Paradox, una delle poche opere medio lunghe di Junji Ito, il super ospite di Lucca Comics & Games 2018 e maestro del fumetto horror riconosciuto a livello internazionale.
Ce lo ha raccontato lui stesso nell'intervista che ci ha concesso: la dimensione ideale delle sue storie è quella breve o brevissima, dove lo spunto (horror) iniziale viene rapidamente tratteggiato ed esaurito nel giro di qualche decina di pagine, talvolta immortalato in maniera fulminante con solo un paio di facciate.
Capita però che l'idea di partenza abbia abbastanza potenziale da poter aspirare a un certo grado di complessità, richiedendo qualche centinaio di tavole per essere sfruttata nel pieno della sua potenza immaginifica e orrorifica. È questo il caso di Black Paradox, originariamente pubblicato in Giappone nel 2009 e di recente proposto in Italia da Edizioni Star Comics, sfruttando il formato di pregio della collana Umami.
Le immagini e le svolte narrative sono quelle classiche dell'autore: l'orrore dei corpi trasfigurati, consumati o contorti è figlio delle perversioni e delle ossessioni delle menti, che via via si manifesta fisicamente nelle persone, con risultati grotteschi e gore. Dall'incipit iniziale "suicida" la trama di Black Paradox diviene sempre più ampia e ambiziosa, arrivando a dare uno sguardo nell'Aldilà immaginato dall'autore.
Piccoli suicidi tra amici
Pidan, Tableau, Rosetta e Marceau s'incontrano per la prima volta in pubblico di fronte a una stazione della linea JR, ma hanno già avuto modo di parlarsi. I quattro infatti sono utenti di Black Paradox, un forum che funge da punto di contatto e ritrovo per quanti accarezzino pensieri suicidi. Le due donne e i due uomini condividono un'automobile e una meta: un luogo sperduto, in mezzo alla natura, dove potersi suicidare con agio, tutti insieme.
Durante il viaggio in macchina è inevitabile affrontare i motivi che spingono ciascuno al suicidio: c'è chi è tormentato da una sorta di doppelgänger dall'aria minacciosa, chi si è visto suo malgrado rimpiazzato da un androide costruito a sua immagine e somiglianza, chi è tormentato da una malformazione che ne sfigura il viso e chi vive in un costante senso di angoscia, come il celebre scrittore giapponese Ryūnosuke Akutagawa. Qualcosa va per il verso sbagliato eil tentativo di suicidarsi fallisce non una, bensì molteplici volte, rivelando tensioni sotterranee tra i membri del gruppo e bizzarri sosia che sembrano intenzionati ora a suicidarsi, ora a uccidere gli originali.
Black Paradox è un volume che potremmo dividere facilmente in due parti: la prima è appunto dedicata a questa bizzarra corsa alla morte dei quattro e non è esente da una buona dose di humour. Junji Ito è implacabile nel sottolineare come l'avidità, il narcisismo o la smania di potere e soldi riescano efficacemente a guarire dai proprio propositi suicidi alcuni membri del gruppo.
I continui tentativi di togliersi la vita del quartetto però finiscono involontariamente per innescare un processo lento ma inesorabile, decisamente più preoccupante. Attraverso i loro corpi infatti si apre una specie di portale per l'Aldilà.
Paradiso e inferno secondo Junji Ito
Sebbene Junji Ito non dia mai al lettore la possibilità di esplorare nel dettaglio il suo Paradiso, sorprende come la sua risposta al fine vita sia un regno stranamente esente da immagini infernali. Dell'Aldilà non riusciamo a scorgere i contorni perché abbagliati dalla luce che proietta. Ancora una volta il mangaka gioca con le aspettative del suo pubblico, evitando accuratamente di cadere nei suoi stessi cliché. A brillare sono delle strane sfere, pietre di una bellezza indescrivibile che i corpi dei quattro protagonisti cominciano ad espellere.
Queste sfere non sembrano fatte di un materiale noto, rendendole di fattogioielli pregiatissimi, che Rosetta e Tableau non esitano a vendere per arricchirsi e vivere nel lusso. Marceau invece, punto di vista privilegiato del volume e novella Cassandra inascoltata per gran parte del suo svolgimento, sente che qualcosa di nefasto è collegato a quelle pietre, che si rivelano ben presto pericolosissime. Se maneggiate senza la dovuta cautela, sono in grado di sprigionare un'energia capace di generare esplosioni incredibili. Si rivelano poi letali in maniera più sottile e indiretta, stimolando l'avidità di chi vuole possederle, sfruttando i corpi dei quattro ex suicidi per impossessarsene ad ogni costo.
Il volume fornisce una risposta più o meno definita su cosa siano le sfere e quali effetti possa avere la loro estrazione dall'Aldilà al mondo dei vivi. In una visione di Marceau, la loro continua migrazione da benedizione per l'umanità si trasforma in unalenta condanna a morte, confermando l'andamento tipo delle storie lunghe di Junji Ito.
Anche in Black Paradox infatti dal personale e particolare si passa via via al generale, mondiale e apocalittico. La conclusione del manga e il messaggio che vi racchiude Ito sono però appena accennati. C'era spazio per proseguire e far prendere una svolta ancor più radicale e visionaria alla storia? Sì, ma stavolta il maestro ha preferito utilizzare l'ottimo spunto per il proprio divertimento di illustratore e narratore, lasciando che il fluire degli eventi generasse via via la corruzione dei corpi e delle anime che disegna e racconta da tutta una carriera.
Per questo motivo Black Paradox è un solido volume che profuma di divertissement, molto più agile ma qualitativamente di un gradino inferiore ai suoi capolavori come Tomie e Uzumaki - Spirale (di cui potete leggere la recensione).
A impreziosire il volume e a centrare un finale più soddisfacente di quello un po' frettoloso della storia principale ci pensano due brevissime storie horror. Vi segnalo in particolare il delizioso gusto grottesco de La Leccatrice, in cui una misteriosa donna fornita di una gigantesca lingua velenosa vaga per la città seminando panico e morte.
Se la storia breve rimane il formato d'elezione del maestro del manga horror, Black Paradox dimostra che con l'idea giusta Junji Ito può sviluppare una storia dal crescendo orrorifico ben orchestrato.