Samurai 8: Hachimaruden, il nuovo mondo fantascientifico di Kishimoto
di Silvio MazzitelliHa finalmente fatto il suo debutto Samurai 8, il nuovo manga di Masashi Kishimoto, autore di Naruto. Tra un mix interessante di fantascienza e cultura nipponica scopriamo gli elementi principali di questo nuovo fumetto.
Masashi Kishimoto è finalmente tornato nel mondo dei manga. Sono passati quasi 5 anni da quando nel novembre 2014 usciva l’ultimo capitolo di Naruto, uno dei manga più famosi di tutto il mondo. L’autore, volendo, avrebbe anche potuto pensionarsi in anticipo, dati i ricavi ottenuti soltanto dal merchandising di Naruto e da quello del suo sequel Boruto, che è tuttora in corsa sia in versione cartacea che animata (Kishimoto però ha solo il ruolo di supervisore).
Eppure nel mangaka c’era ancora voglia di raccontare nuove storie e questo desiderio si è realizzato con l’uscita di Samurai 8: Hachimaruden, il nuovo fumetto pubblicato sulla famosa rivista Shonen Jump e di cui attualmente sono usciti i primi tre capitoli.
Dopo alcune speculazioni e le prime informazioni su Samurai 8, finalmente la storia ha avuto inizio. Se non avete avuto ancora occasione di leggerla la potete trovare legalmente su MangaPlus, app e sito ufficiale di Shueisha dove vengono pubblicati settimanalmente i capitoli appena usciti in Giappone su Shonen Jump (tradotti soltanto in inglese e spagnolo, per il momento).
Sapevamo che la base della nuova opera di Kishimoto sarebbe stata un’unione tra ambientazione fantascientifica e il mondo dei samurai, ma il risultato di questa fusione ha sorpreso anche me, dato il tocco originale che l’autore ha saputo darle. Vediamo dunque quali sono le caratteristiche principali di questo nuovo manga.
Un manga fra tradizione e tecnologia
La cosa che più stupisce, vedendo le tavole di Samurai 8, è la fusione tra la visione del Giappone tradizionale, fatto di templi, paesaggi naturali e villaggi rurali, e tecnologie fantascientifiche, come mezzi volanti, intelligenze virtuali e ovviamente astronavi.
Vi ricordo che i disegni sono realizzati non da Kishimoto, che cura storyboard, sceneggiatura e molti altri aspetti, ma da Akira Okubo, suo assistente sin dai tempi di Naruto, che ha avuto un ruolo molto importante anche nella realizzazione di Boruto: il Film (lungometraggio animato uscito nel 2015 che ha poi ispirato la serie omonima).
Il tratto di Okubo è incredibilmente somigliante a quello del suo maestro, tanto che un lettore non a conoscenza di questa informazione potrebbe facilmente pensare che le tavole siano state disegnate da Kishimoto.
L’aspetto che mi ha colpito principalmente èla rappresentazione dei Samurai. Nel fumetto vi è una certa distinzione tra Bushi e Samurai: Bushi in giapponese vuol dire guerriero in senso generico, combattente, in pratica chiunque possa imbracciare le armi e abbia un minimo di conoscenza delle arti della guerra.
Il Samurai è invece un guerriero di alto livello, non soltanto per quanto riguarda le capacità di combattimento, ma soprattutto per il suo comportamento improntato su rigide regole personali, il cosiddetto Bushido, da seguire e da interiorizzare in ogni aspetto della vita. Una sorta di parallelo europeo potrebbero essere i cavalieri di alto rango rispetto ai soldati semplici.
I Samurai del manga hanno tutti corpi completamente cibernetici e sono considerati i difensori della galassia, guidati dalla figura mitica di Fudo Myo-o, guerriero divino già salvatore dell'universo.
L’altra importante caratteristica che differenzia i Samurai dai Bushi è il modo in cui si diventa Samurai, un percorso carico di riferimenti storici e culturali a questa gerarchia di guerrieri. Per avviare la trasformazione, una persona deve utilizzare una Locker Ball, un artefatto creato da Fudo Myo-o. Questo va attivato in un modo drastico, infatti ogni Locker Ball ha una lama con cui l’aspirante Samurai deve uccidersi facendo seppuku, lo storico suicidio rituale. Se la persona è compatibile con l’artefatto allora rinascerà con il corpo di Samurai, nel quale la spina dorsale sarà una “chiave”, l’unità di memoria che farà da base al corpo cyborg, mentre le restanti parti saranno costituite da quella che una volta era la Locker Ball.
Nel primo capitolo il protagonista Hachimaru diviene uno deisette Samurai dotati della chiave in grado di aprire ilPandora’s Box, un misterioso oggetto lasciato da Fudo Myo-o e contenente una forza in grado di salvare l’universo dal male.
Non è ancora chiaro se i Samurai esistenti siano solo sette, oppure se questi sette siano speciali ma ne esistano altri di minor potere. Il nemico del primo capitolo, per il momento definito solo con il nome Ronin, è anch’egli un Samurai, ma non è stato specificato se è uno dei sette dotati della chiave.
Attualmente, dunque, la direzione che la storia del manga sta prendendo sembra finalizzata alla riunione dei sette Samurai dotati delle chiavi in grado di aprire Pandora’s Box e a salvare la galassia da una minaccia non meglio precisata. Il riferimento al film che ha consacrato Akira Kurosawa era doveroso in un’opera basata sui Samurai e siamo curiosi di vedere se in futuro ci saranno altri legami simili, magari anche con altri film o opere dedicate a questa casta di guerrieri.
Altra scelta che ho trovato azzeccata è quella legata alla katana dei Samurai. Questa non ha una lama di acciaio, ma ognuno dei guerrieri utilizza la sua anima come arma estraendola dal proprio corpo e agganciandola a una sorta di elsa. L’effetto finale è un mix tra una katana e una spada laser, composta però dallo spirito del Samurai.
Kishimoto è un fine conoscitore della sua cultura e questa scelta lo dimostra. Secondo diverse tradizioni religiose orientali, la sede dell’anima risiede nel ventre, infatti il seppuku era considerato una dimostrazione d’onore, perché il suicidio rituale rappresentava in maniera simbolica l’estrazione della propria anima, per dimostrare che non si aveva nulla da nascondere, essendo lo spirito puro e senza colpe.
In passato si diceva dunque che la vera arma di un Samurai fosse il suo spirito, e Kishimoto ha praticamente preso alla lettera questo modo di dire unendo l’arma classica di questi guerrieri, ossia la katana, alla loro essenza.
Da quanto si è potuto vedere, diverse anime, dunque spade, hanno abilità uniche, e probabilmente questo aspetto verrà ampliato in futuro.
Infine, ogni Samurai del manga è dotato di un Holder, un animale meccanico che funge da aiutante, principalmente trasformandosi in armatura una volta giunti in battaglia. L’aspetto proposto per questi compagni animali è un perfetto mix tra un robot ed esseri mitologici spesso rappresentati nei dipinti orientali, un po’ come lo erano i Bijuu, ossia le creature dotate di diverse code in Naruto.
Il mix tra tradizione e tecnologia proposto da Kishimoto e Okubo a livello visivo è davveroben riuscito, unendo in maniera armoniosa due aspetti molto distanti tra loro con spunti anche piuttosto originali. Sono curioso di scoprire fin dove i due autori spingeranno questa fusione nei capitoli futuri.
I temi principali
Altro aspetto importante di Samurai 8 è che il tema principale del manga riguardal’essere imperfetti. Dopo l’uscita del primo capitolo l’autore ha dichiarato:
In passato mi sono sentito come se avessi messo tutto quello che avevo in Naruto, ma nel mio cuore sapevo che non era un’opera perfetta e quel pensiero non mi dava pace. Nel periodo in cui ho finito Naruto mi sono sentito come se avessi finalmente appreso la giusta via del disegnare un manga, e ho voluto portare quell’esperienza nel mio lavoro successivo.
Kishimoto ha dunque voluto sfruttare tutta l’esperienza fatta con Naruto in questa nuova opera, approfondendo anche il motivo di questa sua scelta.
So che è una contraddizione dire di voler disegnare un manga perfetto quando il messaggio principale è che va bene essere imperfetti, ma la mia motivazione di creare questa nuova opera nasce proprio dalle imperfezioni che ho visto in Naruto. Queste mi hanno spinto a fare meglio in Samurai 8 e quando il manga si concluderà le sue imperfezioni mi spingeranno a fare meglio nel mio prossimo lavoro.
Come si è visto nei primi capitoli, il mangaka affronta tematiche in un’ottica più matura rispetto a Naruto, volendo mostrare ai suoi nuovi giovani lettori un personaggio, come il protagonista Hachimaru, che nonostante i suoi tanti problemi di salute non si perde d’animo e trova la forza per andare avanti. Così avviene anche per il personaggio, ancora senza nome, introdotto nel secondo capitolo, che si rifà al grave problema degli Hikikomori, giovani o adulti che rifiutano il contatto con la società rinchiudendosi nelle proprie abitazioni. Una problematica molto sentita nel paese nipponico.
L’esperienza maturata da Kishimoto con l’età ha portato anche a dialoghi e relazioni proposti in modo più realistico, come ad esempio quella tra Hachimaru e suo padre. L’autore stesso ha infatti detto di essersi ispirato alla sua esperienza come genitore per descrivere questi momenti.
Il messaggio più importante di questo manga è dunque rivolto agli appartenenti alle nuove generazioni che non sanno accettarsi per i propri difetti, parlandone in maniera semplice e diretta tramite i personaggi creati. Ovviamente rimane pur sempre uno shonen manga il cui target sono bambini e adolescenti, dunque non c’è un approfondimento troppo meticoloso delle problematiche trattate, ma il tutto rimane descritto in maniera semplice e divertente tra un combattimento e l’altro, proprio per catturare l’attenzione della sua fascia di pubblico.
Samurai 8: Hachimaruden ha dunque tutte le carte in regola per essere, per Kishimoto, un secondo progetto all’altezza di Naruto. Bisognerà dunque tenere d’occhio i prossimi capitoli per vedere come si evolverà.
Voi cosa pensate di questo manga dopo averne letto i primi capitoli?