Il Ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller: tutto sull'opera che ha rivoluzionato il fumetto americano
Il Ritorno del Cavaliere Oscuro è la miniserie con la quale Frank Miller, approdato in DC Comics, cominciò l'era del realismo e della decostruzione supereroica. Un pilastro imprescindibile e imperdibile della narrativa per immagini.
Gli anni '80 sono stati un periodo di rinnovamento e svolta epocale per il fumetto americano. Le nuove leve di scrittori britannici formatisi nel crogiuolo fumettistico della rivista 2000 A.D. portano una nuova ondata di creatività, soprattutto in casa DC Comics. Comincia nel 1984 la vera e propria "corsa" al realismo e alla decostruzione dei supereroi, a partire da Alan Moorecon la sua lunga run su un personaggio secondario di casa DC creato dai compianti Len Wein e Bernie Wrightson: Swamp Thing.
Il bardo di Northampton ne rivitalizza le sorti toccando argomenti scottanti e delicati come l'ambientalismo, le droghe e i conflitti sociali. È la costruzione di un solido trampolino di lancio. Vengono quindi pubblicate alcune delle sue più belle storie di Superman, poco prima del ciclone Crisis on Infinite Earths nel 1985, e il capolavoro immortale Watchmen, nel 1986.
In casa Marvel, invece, lo scrittore americano Frank Miller prende a schiaffi Daredevil con le sue sceneggiature e i disegni di John Romita Jr. gettandolo in un turbinio di intrighi, amore, mafia e delinquenza. Dal 1979 al 1983, Miller diede perciò il suo importante contributo a un supereroe urbano che era sempre passato un po' in sordina, mettendolo di fronte a tragedie umane e sociali. Ma quando approda a DC Comics fa di più.
Nel 1986, qualche mese prima della pubblicazione di Watchmen, scrive e disegna una miniserie di quattro numeri nella quale strizza e centrifuga il mito di Batman con una distopia che diventa il pilastro della decostruzione supereroistica: The Dark Knight Returns, Il Ritorno del Cavaliere Oscuro.
Batman in salsa distopica
Il punto di partenza della storia raccontata e disegnata da Miller, inchiostrata da Klaus Janson e colorata da Lynn Varley, è... la fine. La fine di tutto, della speranza, dei buoni, dei supereroi. È la fine della carriera del suo Cavaliere, diventato ormai soltanto un passaparola fiabesco. È una Gotham City decadente, malata, marcia, al limite di un agglomerato urbano che possa anche soltanto sembrare umano.
Batman è scomparso da dieci anni, dopo che Robin/Jason Todd è stato massacrato a sprangate dal Joker nell'unico riferimento alla continuity seriale fumettistica, Death in the Family di Jim Starlin e Jim Aparo, nella quale appunto il secondo Robin muore per mano del folle clown criminale.
Bruce Wayne ha appeso al chiodo maschera, mantello e costume, ha 55 anni e sta invecchiando nel peggiore dei modi, tra ricordi gloriosi del passato e lunga depressione post-supereroica, mentre la sua città sta andando in malora. Bande di criminali note comei Mutanti scorrazzano per le strade buie e malvage della Gotham del peccato, mentre la polizia corrotta e spaventata fa poco o nulla per proteggerla.
Il Commissario James Gordon ormai è anziano, molto vicino alla pensione, e non riesce più a contrastare il male che avanza, fuori e dentro al suo dipartimento. Il culmine dei disordini viene raggiunto poco dopo il congedo di Harvey Dent/Due Facce dal manicomio criminale di Arkham per dichiarata guarigione dalla sua doppia personalità schizoide. Dent, manco a dirlo, ci mette molto poco a riprendere in mano le redini della criminalità organizzata e a organizzare un attentato contro la città.
Affogato nei propri rimorsi, nei sensi di colpa e nei laceranti conflitti interiori, Wayne si costringe a indossare di nuovo il costume per tentare di evitare la totale perdizione della città. Una metropoli cupa, violenta e oscura, che ha già perduto la sua battaglia la notte in cui i genitori del piccolo Bruce sono stati uccisi, quando le perle della collana di sua madre cadono dal bordo del marciapiede bagnato di sangue, e continuano imperterrite negli anni a far sentire il distante ticchettio del loro rimbalzare sull'asfalto, subito dopo l'assordante esplosione dei due spari.
Bruce Wayne ha una cicatrice nera sul cuore che lo accompagna per tutta la vita e quando diventa un vigilante in costume non offre possibilità di redenzione né a sé stesso né ai criminali. E anche come uomo di mezz'età, leggermente appesantito e imbolsito, non può rifuggire al proprio destino. Il suo fine ultimo è catartizzare ciò che accadde quella sera, ritrovandosi in un loop infinito senza mai raggiungere la pace interiore inutilmente ricercata.
Tornato sulle strade, Batman affronta i Mutanti ingaggiando una lunga lotta con il loro capo. Riesce a uscirne vivo soltanto grazie all'aiuto di una ragazzina mascherata desiderosa di emulare il vigilante. È un segno: il Cavaliere Oscuro deve avere una spalla e il destino decreta che il prossimo Robinè una ragazza: Carrie Kelly, addestrata da Wayne nella Bat-caverna.
Per un Batman di nuovo in azione, però, si risveglia anche la sua parte esattamente speculare, tenuta sopita per tutti i dieci anni di pausa. Protagonista di nuovo il manicomio di Arkham, i riflettori si accendono sul suo ospite più illustre e famigerato: il Joker. Dieci anni prima, quando Batman scompare dalle strade di Gotham City, il folle criminale cade in uno stato catatonico per oscuri motivi. Quando in televisione viene trasmesso dal notiziario un servizio sul ritorno del Cavaliere Oscuro, una folle risata torna a riecheggiare. Queste sono le premesse che vengono gettate in faccia al lettore, a pugni chiusi, da Frank Miller.
Come in ogni opera di tale portata , la lettura è molteplice e stratificata. Il risveglio del Joker nello stesso momento in cui viene reso noto in televisione il ritorno in azione di Batman, è la palese vivificazione di una profonda simbiosi tra Bene, con molte sfumature oscure, e Male, quello assoluto e senza possibilità di redenzione. Sono speculari e indivisibili, lo yin e yang rappresentati dal Cavaliere Oscuro e dal Joker che non possono esistere uno senza l'altro. Due forme diverse ma complementari di ossessione e follia.
Tra gli elementi fondanti della narrativa Milleriana c'è l'ossessione per i mass media, come ad esempio in ⤑Robocop, serie cinematografica distopica per la quale Miller scrive il soggetto di due dei sequel della pellicola di Paul Verhoeven. Il media televisivo, nelle sue storie, interpreta una sorta di coscienza collettiva deviata che restituisce il polso di una società malata. È travestito da rumore di fondo, da grillo parlante che racconta ciò che accade intorno ai protagonisti: la politica, l'economia, la vita sociale o un evento storico importante.
Frank Miller, come Alan Moore, è un profeta visionario, uno scrittore (in questo caso anche disegnatore) che denuncia quel che potrebbe accadere alla società secondo il suo oracolo. Il media preferito è il fumetto, certo, ma Batman, come Daredevil prima o altri, sono soltanto un'escamotage per porre il lettore davanti a uno specchio. Il suo è un oracolo che fa centro in pieno. Quando Harvey Dent/Due Facce minaccia di sferrare un grande attacco terroristico alle torri gemelle di Gotham City, ben 15 anni prima che questo accadesse davvero a New York, è un esempio lampante che può soltanto far rabbrividire, leggendolo a 32 anni di distanza.
Il mondo in decadenza, senza possibilità di redenzione di un'umanità sempre più concentrata su se stessa, è un tema ricorrente della distopia. Come lo è anche la paura del controllo totale e totalizzante. Grandi maestri prima di Miller ne hanno raccontato il pericolo, George Orwell e Aldous Huxley su tutti. La presa di potere subdola che Lex Luthor compie nei tre anni narrativi che intercorrono tra Il Ritorno del Cavaliere Oscuro e Il Cavaliere Oscuro Colpisce ancora, pubblicato in una miniserie di tre numeri tra il 2001 e il 2002, è il riflesso di questi timori.
Il Cavaliere Oscuro colpisce molto forte
Sceneggiatura, disegni e chine di Frank Miller e colori di Lynn Varley. Il focus dello scrittore americano si concentra sempre di più sulla potenziale pericolosità sociale dei mass-media, che diventa ancora più marcata nel sequel che tutti attendevano da 15 anni. Il controllo dell'informazione e dell'informatizzazione è totale. Batman è di nuovo scomparso, da 3 anni, creduto ucciso per mano di Superman, ormai divenuto un'arma sotto il controllo del governo ombra degli Stati Uniti.
Il Presidente degli USA è infatti il risultato di una programmazione olografica ottenuta con la tecnologia aliena donata dall'androide coluano Brainiac, alleatosi con Luthor, il quale tira le fila della politica mondiale da dietro le quinte, dando una parvenza di democrazia e benessere alla popolazione. Anche qui Miller mette su carta, in un racconto ancora una volta profondamente distopico, varie teorie complottistiche che in tempi recenti stanno emergendo e trovano terreno fertile.
Superman è tenuto sotto scacco da Luthor, il quale grazie a Brainiac si è impadronito di Kandor, l'unica città sopravvissuta di Krypton miniaturizzata e imprigionata in un fragile involucro di vetro. L'Uomo d'Acciaio ha anche una relazione con Wonder Woman e una figlia con lei, mentre gli altri membri della Justice League sono stati imprigionati o uccisi da Luthor. Con queste tragiche premesse, Batman ha addestrato in gran segreto le gang di criminali, che dopo la sconfitta del loro capo hanno iniziato a venerarlo, portandole dalla sua parte e creando de facto una resistenza che si fa chiamare i Figli di Batman. Entra in gioco anche Dick Grayson, l'ex-pupillo di Bruce Wayne, nelle sorprendenti vesti dell'antica nemesi di Batman: ⤑il Joker.
Insomma, Frank Miller stravolge un po' tutto il mito batmaniano sforando quasi nel campo dell'elseworld, delwhat if. Anche in questa miniserie sequel le premesse non sono delle migliori, mentre la situazione mondiale è tragica. Nella narrazione Milleriana spiccano, oltre all'ossessione per i mass-media pilotati, le paure malcelate per l'ineluttabilità di un destino fosco, pregno di malvagità. La trasposizione di questi timori è quanto di più semplice: se un essere divino come Superman perdesse il controllo delle proprie facoltà o diventasse il burattino di un qualsiasi potere forte, cosa potrebbe accadere alla vulnerabile Umanità? Potrebbe essere soggiogata o addirittura, nel peggiore dei casi, estinguersi.
Un assaggio di questa eventualità lo si ha nella pellicola di Zack Snyder ⤑Batman v Superman: Dawn of Justice, del 2016, nella quale durante un incubo notturno di Bruce Wayne Superman è diventato un dittatore spietato che uccide lo stesso Batman, trapassandogli il petto con un pugno, circondato da riferimenti visuali al Quarto Mondo di Jack Kirby e da Parademoni svolazzanti.
I riferimenti di quei cupi momenti onirici nel film non si fermano all'incubo ma vanno oltre, fino appunto ad arrivare al costume, alla fisicità e alle atmosfere iconiche della narrativa di Frank Miller legata al Cavaliere Oscuro. Batman, per Miller, è l'unico essere umano privo di poteri in grado di poter fermare la divinità messianica rappresentata da Superman, coadiuvato dagli altri supereroi.
Soltanto quando il kryptoniano, guarito dalle profonde ferite al corpo e all'anima, si unisce a Batman per lottare contro Luthor e Brainiac in un'unione luce-oscurità che chiude il cerchio degli opposti, l'Umanità può di nuovo accettare il salvataggio e la catarsi della Razza Suprema rappresentata dai supereroi con abilità che i poveri mortali non potranno mai ambire di avere.
Homo Superior
A quasi 30 anni di distanza da Il Ritorno del Cavaliere Oscuro e a 13 da Il Cavaliere Oscuro Colpisce Ancora, arriva finalmente nel 2015 il terzo capitolo di questa lunga storia alternativa dell'Uomo Pipistrello. La sceneggiatura e le idee questa volta sono di Brian Azzarello, Miller supervisiona soltanto; l'arte è di Andy Kubert e Klaus Janson, l'atmosfera che aleggia è quella apocalittica di sempre.
Dark Knight III: Razza Suprema rende realtà i timori accumulati da Batman negli anni, ovvero se Superman fosse malvagio che fine farebbe il mondo? Ma una volta fugati i dubbi sull'Uomo d'Acciaio e la sua bontà, dal momento che il suo comportamento viene causato dal ricatto di Luthor e Brainiac nel capitolo precedente, il dilemma e il pericolo concreto arrivano proprio dall'oggetto che costituiva il ricatto a suo tempo: la città miniaturizzata di Kandor.
La tecnologia kryptoniana e quella del fisico Ray Palmer, ovvero il supereroe Atom, permettono ad alcuni abitanti di Kandor di tornare alle normali dimensioni. Quello che però gli eroi fanno in buona fede per tentare di salvare il popolo kandoriano, si rivela subito un tragico errore. Viene riportato a dimensioni normali anche un folle criminale di nome Quar, il quale sotto le radiazioni gialle del nostre Sole acquisisce gli stessi poteri di Superman. Per non avere altri rivali alla stessa altezza, si affretta a distruggere Kandor e i suoi abitanti, iniziando a spargere distruzione sulla Terra mentre pretende di essere venerato come un dio.
Il più grande incubo di Batman e di Lex Luthor, non a caso le persone più intelligenti del pianeta pur essendo totalmente contrapposte, si avvera. La minaccia di Quar viene affrontata infine senza non pochi sacrifici e a un prezzo di vite molto alto, mentre soltanto la figlia di Superman e Wonder Woman, Lara, riesce ad affrontare il criminale kryptoniano e a sconfiggerlo, rischiando la vita.
Il potere assoluto corrompe in modo assoluto, non è una novità e il media fumetto ne ha trattato il pericolo in ogni salsa. A fare la differenza sono sempre la mente e la volontà, unite al bagaglio di valori che ci si porta appresso e con i quali ci si è formati. Questa è la lezione che Frank Miller e Brian Azzarello lasciano al lettore. Quel bagaglio di valori grazie ai quali gli eroi, anzi i supereroi, sono pronti a sacrificarsi per il proprio popolo e il proprio mondo.
Il pericolo che scaturisce dal criminale kryptoniano è quello di imporre il dominio di una Razza Suprema sulla fragile Umanità ma che dopo la sconfitta, come in tutti i dopoguerra, avvicina coloro che rimangono, per una ricostruzione basata sulla fiducia reciproca. Storia già vista un'ottantina di anni fa ma che è bene sempre ricordare vividamente con ogni metafora ed escamotage narrativo possibile.
Ristampa di lusso
Lion, il marchio di RW Edizioni che attualmente detiene i diritti di pubblicazione di DC Comicsin Italia, dopo innumerevoli ristampe in passato da parte di altre case editrici come Play Press e Planeta DeAgostini ma anche da parte loro, ripropone le tre opere fondamentali di Frank Miller sul Cavaliere Oscuro in versione Absolute racchiuse in un lussosissimo cofanetto esclusivo di cartone rigido, protetto da un duro involucro di plexiglass, presentato in occasione del Napoli Comicon. Il primo volume include anche la ristampa del prequel della trilogia: Il Ritorno del Cavaliere Oscuro – L'Ultima Crociata, pubblicato nel 2016.
Gli autori sono sempre Frank Miller e Brian Azzarello, mentre John Romita Jr. e Peter Steigerwald si cimentano ai disegni. L'Ultima Crociata racconta la ragione per la quale Batman, 10 anni prima de Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, si ritira dalla lotta al crimine: il cruento omicidio di Jason Todd da parte del Joker, come anticipato in apertura di articolo. Azzarello e Miller partono da un avvenimento della continuity seriale per creare il loro mondo alternativo e ossessivo. Ogni dettaglio, ogni domanda che può nascere leggendo l'opera del 1986, viene rivelato e spiegato nell'Ultima Crociata. Un plauso a Lion che ha raccolto tutta l'opera Milleriana nei tre volumi del cofanetto.
È una manna per i collezionisti, perché è pubblicato in sole 1000 copie numerate ed è un oggetto curato in ogni piccolo dettaglio a partire dai ricchi contenuti, appunto, per finire al meraviglioso aspetto esteriore. È un prodotto di lusso esclusivo per l'Italia perché la grafica, la composizione sequenziale delle copertine, i colori e la stampa a colori del plexiglass sono stati creati soltanto per il nostro paese da Lion. A tal proposito, per scoprire il "dietro le quinte" di questo meraviglioso e solido pezzo da collezione, facciamo un paio di domande al Graphic Designer di Lion, Antonio Esposito.
Il cofanetto slipcase de Il Ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller è davvero un gran bel vedere e leggere, dal momento che è stata compresa anche l'Absolute Edition de Il Cavaliere Oscuro III: Razza Suprema. Negli USA, però, questa Collector's Edition è stata proposta in un normale cofanetto cartonato mentre qui in Italia la Lion Comics propone un lussuoso cofanetto di plexiglass contenente quello cartonato e i tre volumi, con una grafica completamente diversa e più creativa. Tu sei l'artefice di questa nuova e accattivante grafica per il cofanetto in versione italiana, edita da Lion Comics. Come è nata l'idea per arrivare a questo cofanetto magniloquente tutto italiano.
Il progetto è nato principalmente per introdurre nel mercato nostrano l’ultima fatica di Miller, Cavaliere Oscuro III: Razza Suprema cercando di dargli l’importanza che quest’ immensa opera merita. Di fatto l’arco narrativo chiude il cerchio dei suoi due storici predecessori e, quindi, rappresenta la ciliegina sulla torta di 36 anni di storia a fumetti. Non poteva passare in sordina. Come hai ben anticipato, negli USA hanno optato per un classico slipcase ma non ci sembrava rendere il giusto onore ad un’opera di tale portata, quindi, oltre all’edizione Absolute, abbiamo pensato di produrre una seconda edizione, mastodontica, da oltre 400 pagine, che racchiudesse l’intera esperienza visiva di DKIII. Ma non era abbastanza.
Non potevamo scomporre il trittico, così il team ha rimuginato su un metodo che potesse essere esclusivo e soprattutto, innovativo qui in Italia. L’idea ha visto la luce grazie agli sforzi congiunti del nostro Responsabile Editoriale, Lorenzo Corti; del nostro supervisore, Salvatore Cervasio; del Grafico Marketing, Gennaro Liguori, con il quale mi sono interfacciato per tutta la lavorazione e, dulcis in fundo, dell’occhio vigile della nostra Art Director, Marialuisa Delli Paoli.
Il primo obiettivo che ci siamo posti è stato trovare un connubio tra Arte e Funzionalità. Il cofanetto doveva restare esclusivo, doveva essere accattivante e doveva riuscire a soddisfare l’occhio sia di intenditori che di neofiti, ma il peso enorme dei volumi congiunti, creava un ostacolo da tenere bene in mente. Così si è arrivati alla soluzione dell'involucro esterno in plexiglass. La sua resistenza ci permetteva di produrre volumi di una certa mole e la trasparenza del materiale ha permesso a Gennaro (Liguori) di giocare con la grafica, per creare quel lussuoso gioco di componenti. Ma non era finita.
Non ci bastava creare un effetto esterno, volevamo che questa edizione fosse un’esperienza visiva a trecentosessanta gradi e così, mentre eravamo seduti in cerchio intorno al proverbiale tavolo nella Torre della Lega della Giustizia, ho deciso di esagerare. Creare delle copertine come faccio di solito, mi stava stretto, volevo che il progetto avesse un tocco personale, unico, e mi è sembrato il caso di osare con un’idea che è saltata fuori dopo molte ricerche. Mi sono concentrato molto sul tema della congiunzione di due elementi usato sullo slipcase e da lì è saltata fuori l’idea della copertina componibile. Il Team l’ha adorata e appoggiata fin da subito.
Che prassi hai dovuto seguire per far approvare la tua idea grafica e di cos'altro ti sei occupato per il cofanetto?
Non è stato semplice. Avevo lanciato una bomba con questo esperimento, ma era fattibile? Avrebbe compiaciuto DC Comics? C’erano i materiali adatti a comporla? Ovviamente, avevo fatto una proposta e dovevo prendermene carico. Come ho detto all’inizio, il nostro focus era DKIII, quindi mi sono subito fiondato su qualcosa che lo rappresentasse al meglio e visto che le copertine della nostra edizione in brossura con alette sono di Jim Lee, ho optato per l’arte dell’ormai co-publisher DC Comics. Coadiuvato da Lorenzo (Corti), ho preparato il progetto e, solo dopo un’attenta correzione interna da parte di Marialuisa (Delli Paoli) e Salvatore (Cervasio), ho inviato il tutto alla major per il loro approval definitivo.
DC Comics è molto puntigliosa ed esige un lavoro di un certo livello che porti la sua qualità fuori dagli States, quindi il passaggio avviene ripetute volte in base alle loro correzioni o indicazioni, ma devo dire che con questa edizione hanno dimostrato fin da subito molto interesse e curiosità per la realizzazione, dandomi ampio margine di manovra. Il mio compito per Lion è quello di comporre la grafica per le copertine, oltre a lanciare l’idea di una cover che formasse un’art componibile, ho dovuto poi metterla in pratica, restando comunque legato alle regole dell’editoria, del buongusto (sul quale il mio caro Responsabile Editoriale non manca di bacchettarmi) e sui dettami di DC Comics, che richiede degli standard di coerenza nelle copertine.
La parte più ostica è stata creare un’immagine campionando le varie copertine del volume, che si espandesse lungo i tre prodotti. Ha richiesto svariate ore di lavoro su ogni primo sviluppo di copertina. Bisognava tenere conto di molti fattori.: lo spessore del cartone, per creare un’immagine non sfalsata, fare in modo che le copertine non risultassero vuote, dovevano essere fruibili anche singolarmente e fare in modo che il tutto risultasse fresco e innovativo. A “Mamma” DC e al suo Direttore Artistico Mark Chiarello è piaciuto. Anche al nostro Team è piaciuto ma i lettori sono il vero pubblico, quindi lascio a loro il giudizio.
L'intervista ad Antonio Esposito fa capire quanta cura ci sia dietro questo meraviglioso pezzo da collezione. Il prezzo dell'opera è 199,95 euro ed è prenotabile/acquistabile presso qualsiasi fumetteria o libreria.