André Aciman scrive una storia d'amore universale che oltrepassa definizioni ed etichette, un racconto delicato che è, innanzitutto, un romanzo di crescita e realizzazione personale.
La Riviera, il borgo di B. e la Roma degli anni Ottanta fanno da sfondo alla vicenda di Elio e Oliver. Il primo, diciassette anni, è un ragazzo riservato, un adolescente che ama la musica e la letteratura, cresciuto all’interno di un ambiente culturalmente elitario. Figlio di un professore universitario, Elio trascorre tutte le estati nella villa di famiglia nel Ponente Ligure che, nei mesi estivi, ospita giovani letterati e li aiuta a rivedere il loro manoscritto prima della pubblicazione.
Ma Oliver, newyorkese, che di anni ne ha ventiquattro, non è solo “L’ospite dell’estate. L’ennesima scocciatura”, come lo definisce inizialmente Elio. Con lui, il ragazzo scopre un'affinità immediata, un'inevitabile attrazione che non è solo fisica, ma è anche intellettuale. Elio e Oliver condividono più di quanto l'apparenza possa suggerire, una sensibilità spiccata per la musica, per l'arte e la letteratura in generale.
“Tutto cospirava per renderci gli esseri più diversi al mondo”, ricorda Elio. Se il più giovane è schivo e introverso, Oliver è gioviale e disinvolto, “la muvi star”, dice la madre di Elio. Eppure i due si scoprono legati da un filo invisibile, indistruttibile, che li conduce continuamente a perdersi e incontrarsi ancora.
Le lunghe passeggiate, le corse in bicicletta, le profonde conversazioni sono parte di un dinamismo che li avvicina per poi allontanarli bruscamente, in un gioco di seduzione e di sguardi, di incertezze e di tensione crescente.
E come potrebbe essere altrimenti? Oliver resta irrimediabilmente affascinato da un giovane brillante come Elio, e lui, a sua volta, curioso e animato da una fiamma che definisce “non un fuoco di passione, non un fuoco che ti devasta, ma che ti lascia paralizzato”, impara, con Oliver, a conoscere se stesso, il proprio corpo, i propri desideri.
In questo senso Chiamami col tuo nome non è una storia d'amore, non solo, almeno. Con la sua narrazione lenta e riflessiva trasporta il lettore in una dimensione intima, all'interno della sfera emozionale di Elio, fatta di silenzi pregnanti e frasi non dette. È il racconto della ricerca della propria identità, la storia di un corpo che cambia e che scopre e risponde a nuovi stimoli, è il desiderio di espandere i propri orizzonti, è la scoperta di un mondo al di là del borgo di B., la presa di coscienza di chi comprende la necessità di allontanarsi da chi si ama realizzare sé stessi e raggiungere i propri obiettivi.
Chiamami col tuo nome, che col suo titolo sembra voler riassumere il senso di appartenenza di due innamorati, è un racconto dai contorni sbiaditi, in cui i confini non esistono, perché l'amore che Elio e Oliver provano l'uno per l'altro si spinge oltre qualsiasi etichetta. Non è il manifesto dell'amore gay, è il manifesto di un amore universale.
Il padre di Elio confessa, infatti, al figlio:
Senti, tra voi c’è una bella amicizia. Forse anche qualcosa in più. E io ti invidio. Al posto mio, la maggior parte dei genitori spererebbe che tutto si dissolva, o pregherebbe che il figlio ne esca indenne. Ma io non sono così. Al posto tuo, se il dolore c’è, lo farei sfogare, e se la fiamma è accesa, non la spegnerei, cercherei di non essere troppo duro. Chiudersi in se stessi può essere una cosa terribile quando ci tiene svegli di notte, e vedere che gli altri ci dimenticano prima di quanto vorremmo non è tanto meglio. Rinunciamo a tanto di noi per guarire più in fretta del dovuto, che finiamo in bancarotta a trent’anni, e ogni volta che ricominciamo con una persona nuova abbiamo meno da offrire. Ma non provare niente per non rischiare di provare qualcosa… che spreco! [...]
Allora lascia che ti dica un’ultima cosa. Servirà ad allentare la tensione. Magari ci sono andato vicino, ma non ho mai avuto ciò che hai avuto tu. C’era sempre qualcosa che mi tratteneva o mi ostacolava. Come vivi la tua vita sono affari tuoi. Ma ricordati, cuore e corpo ci vengono dati una volta sola. La maggior parte di noi non riesce a fare a meno di vivere come se avesse a disposizione due vite, la versione temporanea e quella definitiva, più tutte quelle che stanno in mezzo. Invece di vita ce n’è una sola, e prima che tu te ne accorga ti ritrovi col cuore esausto e arriva un momento in cui nessuno lo guarda più, il tuo corpo, e tantomeno vuole avvicinarglisi. Adesso soffri. Non invidio il dolore in sé. Ma te lo invidio, questo dolore.
Parole, queste, che riassumono alla perfezione l'idea che permea tutto il romanzo, quella dei momenti che fuggono via troppo presto, dell'imprescindibile mutamento di ogni cosa (non a caso uno dei filosofi amati da Oliver è Eraclito), di ciò che sarebbe potuto essere, ma che non è stato, di “questa cosa che quasi non fu mai che ancora ci tenta”. E tuttavia c'è qualcosa che resta, che il tempo non potrà mai cancellare.
L'ultima parte del romanzo, col suo finale amaro in cui i due protagonisti, adulti e nostalgici, continuano a rivivere il ricordo incancellabile della giovinezza e della lontana estate trascorsa insieme, non sminuisce la potenza del sentimento che continua ad animare Elio e Oliver.
Chiamami col tuo nome sembra suggerirci, un po' come faceva William Shakespeare, che tempo e lontananza nulla possono contro un amore così intenso, perché “Amore non è Amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l’altro s’allontana”.
Chiamami col tuo nome racconta la crescita del diciassettene Elio con grande sensibilità e delicatezza, parlando al suo pubblico in modo schietto e senza filtri.