Il Guardiano degli Innocenti: la recensione della prima raccolta di racconti di The Witcher

di Simone Alvaro Segatori

Le avventure del witcher Geralt Di Rivia e del suo oscuro mondo fantasy partono da una frammentata raccolta di racconti, uno stile letterario spezzato che accompagnerà tutta l'opera di Andrzej Sapkowski.

Indice

Buttati in mezzo ad una storia che non appartiene né al protagonista né tantomeno al lettore. È così che ci si sente nel leggere Il Guardiano degli Innocenti, primo volume della fortunata serie che narra del mondo oscuro del witcher o strigo Geralt Di Rivia. Un mutante che ha il compito di uccidere altri mostri per far sembrare meno spaventosi gli uomini che lo ingaggiano. Un eroe diverso da quello dei fantasy classici, che non segue il suo destino, ma anzi è sempre alla ricerca di un modo per evitarlo.

Da qualche parte sulla strada

Come già detto in apertura Il Guardiano degli Innocenti inizia nel bel mezzo di una storia, senza un prima e un dopo e senza dare il tempo al lettore di ambientarsi. Dopo poche pagine infatti si viene subito catapultati in un'altro luogo e in un'altra storia con un unico comune denominatore, la predestinazione, un concetto di cui all'inizio non ci si accorge ma che con il tempo diventerà sempre più importante. Abituarsi alla poetica frammentata di Sapkowski non è semplice, si passa da un luogo all'altro, da un personaggio all'altro o da una situazione all'altra saltando spesso dei passaggi fondamentali. Sta al lettore fare i collegamenti e posizionare le storie nel giusto ordine. È qualcosa a cui bisogna abituarsi se si vuole procedere nella letteratura e che stranierà abbastanza chi è abituato al fantasy classico in cui viene spiegata per filo e per segno anche la dinastia del casato elfico più remoto.

Questa frammentarietà però funziona perfettamente per introdurre il mestiere di witcher, la complessa personalità di Geralt e i caratteri del suo mondo. Leggere il Guardiano degli Innocenti è un po' come sedersi attorno ad un fuoco e ascoltare le storie di un "eroe" sempre in viaggio. A volte in terre desolate e a volte nel cuore o nell'avidità dell'uomo. Non c'è mai una metà o una direzione prestabilita solo il viaggio.

I mostri, quelli veri

Intorno al fuoco però non ci si siede da soli e insieme a Geralt sono tanti i personaggi che arricchiranno la narrazione, ognuno di essi sempre impreziosito da un carattere preciso con dialoghi pungenti e cinici capaci di intrattenere più della trama del libro. Tra questi la vecchia Nenneke, sempre pronta a rimproverare Geralt, il bardo Ranuncolo, che narra le gesta del witcher per tutto il continente ma di cui Geralt farebbe volentieri a meno e naturalmente la maga Yennefer, il doloroso amore dello strigo. Le voci di questi narratori si intersecano spesso con quella del witcher costruendo una trama fatta di racconti e di leggende, a cui si legano anche le voci di soldati, contadini, cavalieri, dame di corte e mostri.

The Witcher carta Radovid nel GwentCD Projekt RED

Sapkwoski non pone i mostri come nemici dell'uomo(almeno non tutti) ma semplicemente come esseri diversi che popolano lo stesso pianeta degli esseri umani. Sono questi ultimi che considerano i mostri un male da estirpare e già durante questo primo libro c'è la possibilità di vedere che il mostro più vero di tutti e l'uomo. Un mostro che ogni giorno si riproduce e distrugge tutto quello che tocca e mette i diversi gli uni contro gli altri.

Lo stesso concetto di witcher si basa su questo, un mutante che per denaro uccide i mostri che infastidiscono l'uomo. È qui che il personaggio di Geralt si fa più interessante: lui non è l’eroe del romanzo e non vuole salvare il mondo. Vive sul confine sospeso tra quello che viene considerato bene e quello che invece è definito male. Segue il duro codice che gli è stato impartito dagli strighi, non può avere figli e non deve intromettersi con le politiche del mondo. Eppure, tra un racconto e l'altro emerge sempre qualche insegnamento, una morale fatta da un mostro che sta cercando di trovare il suo posto nel mondo.

Un mondo accennato

Carta di Geralt nel GwentCD Projekt RED

Il Guardiano degli Innocenti è un lungo viaggio in un continente oscuro, schiacciato dalle guerre e dove le uniche cose buone che possono accadere vanno pagate a caro prezzo. Un mondo che ricicla tutti i temi del fantasy classico, le basi fiabesche dei Grimm e rielabora il tutto creando qualcosa di unico in cui però si avvertono delle mancanze. Se non si è mai letto nessun altro fantasy infatti questo libro da solo sembra vuoto, come un lungo racconto ricco di aggettivi ma in cui mancano le parole a cui essi sono riferiti. Si ha sempre infatti la sensazione che ci sia dell'altro, che si poteva fare di più e che quando finalmente si arriva ad una conclusione tutto si sbriciola, come le fragili sicurezze che il protagonista mette da parte viaggio dopo viaggio.

Chiedere altro a questo primo volume era forse troppo e per fortuna c'è una lunga saga che segue questi primi racconti. Il Guardiano degli Innocenti funziona come bozza di base, mette in tavola solo alcune delle sue carte e poi aspetta la mossa del lettore. Probabilmente molti non continueranno la partita, sedendosi ad un altro tavolo in cui si gioca a carte scoperte. Chi accetterà però di rimanere seduto e vedere la prossima mossa dello strigo, avrà diverse soddisfazioni.

La recensione Il Guardiano degli Innocenti (The Witcher)Andrzej Sapkowski
VOTO7 / 10

I primi passi in un mondo all'apparenza sconfinato ma che non riesce a svilupparsi pienamente, nonostante questo lascia però intravedere al lettore le potenzialità di una grande storia.