La recensione di La donna che sbatteva nelle porte di Roddy Doyle
di Chiara PoliIl tema della violenza sulle donne affrontato da Roddy Doyle in un capolavoro che parla di dignità. La donna che sbatteva nelle porte è un libro senza tempo, da leggere. Oggi come ieri.
Poco meno di 25 anni fa, lo scrittore irlandese Roddy Doyle - autore di The Committments e co-sceneggiatore del copione dell’omonimo film - dava alle stampe questo romanzo destinato a far discutere a lungo.
La storia di Paula Spencer, giovane donna irlandese, è la storia di una donna che incontra l’uomo della sua vita. S’innamora, fa progetti per il futuro, sogna una vita famigliare… Ma non ha fatto i conti con la vera natura di Charles: un uomo violento, che la insulta e che la ritiene inferiore semplicemente in quanto donna.
E dopo aver conosciuto l’odio, Paula dovrà prendere una decisione.
Il flusso di coscienza
Un uomo che racconta la storia di una donna, con un punto di vista maschile calato in panni femminili. Ma non solo: Roddy Doyle sceglie uno stile preciso che fa la differenza fra un romanzo e l’immersione nel cuore e nei pensieri della protagonista: lo stream of consciousness, quel flusso di coscienza il cui più illustre rappresentante è James Joyce.
Doyle lascia parlare, pensare e soffrire a ruota libera una donna non istruita. Una donna rozza e ignorante. Una donna che è nata e cresciuta, senza averlo mai lasciato, in un posto in cui eri una "troia" a prescindere. In quanto donna. Per tua stessa natura.
I pensieri di Paula talvolta vengono filtrati dalla razionalità di chi le dà voce, ma il risultato non cambia: non c’è spazio per le ipocrisie. Di nessun tipo.
La vita di Paula diventa la nostra vita. Entriamo a farne parte, non più come semplici spettatori, ma in termini di partecipazione emotiva.
Nella sua vita, Paula ha avuto poche certezze: le donne valgono meno degli uomini, non vale la pena di perder tempo nel tentare di insegnar loro alcunché, e chi ha vuole qualcosa se la prende. Perché funziona così, e basta.
L'amore malato
Paula è circondata da ostacoli. Due, in particolare, le impediscono di cambiare vita.
Primo: vive in un mondo in cui nessuno pensa che i lividi sul suo viso siano strani. O inopportuni. O dolorosi. Paula non ha nessuno pronto ad aiutarla, nessuno che possa anche solo darle conforto, perché il suo è un problema che non esiste. Non è un problema, anzi: è un non-problema.
Secondo, Paula è una vittima di violenza domestica, ma ha anche il guaio più grande del mondo: è innamorata dell'uomo che la picchia. Diventa l’emblema di quell’amore malato e incomprensibile la cui potenza è nota solo a chi lo vive.
Paula è stregata, quell’illusione di amore le impedisce di provare a mettersi al sicuro. E allora… Aspetta. Sopporta. Lascia che i suoi figli assistano a un modo di vivere che li segnerà per sempre.
Fino al giorno in cui succede qualcosa. Fino al momento in cui, all’improvviso, capisce che sono serve avere un’istruzione per meritare una dignità. Che il solo fatto di essere vivi significa meritare un’occasione. Anche se sei una donna. Anche se sei una troia. Anche se nessuno vuole insegnarti niente.
Il libero fluire dei pensieri di una donna come tante. Una donna non istruita, vittima di un amore malato e violento, inconsapevole di avere una dignità. Fino alla scoperta: no, non è invisibile...