La recensione di Uomini e topi, il capolavoro di John Steinbeck

di Chiara Poli

Una storia senza tempo sul valore dell'amicizia, sullo spirito di sacrificio e sui limiti che l'amore ci fa superare pur di proteggere l'innocenza da un mondo spietato. Ecco Uomini e topi di John Steinbeck.

Indice

Con il termine "classici" si intendono molte categorie di libri. Ci sono i trattati di Platone e poemi come l'Odissea. Ci sono le opere rinascimentali e i romanzi del '700 e del secolo successivo.

Ma c'è una categoria, in particolare, che il titolo di "classico" se l'è conquistata sul campo: mi riferisco alle storie senza tempo, universali, pronte a insegnarci qualcosa a ogni rilettura.

Uomini e topi di John Steinbeck, che di lì a poco avrebbe dato alle stampe anche Furore, appartiene senza dubbio a questa categoria.

Pubblicato nel 1937 e famoso per essere stato tradotto nel 1938 dal nostro grande scrittore Cesare Pavese, il capolavoro di Steinbeck ruota attorno a George Milton e Lennie Small, due uomini che lavorano come braccianti stagionali.

Il senso stesso dell'amicizia

George e Lennie vagano di fattoria in fattoria, in cerca di lavoro. Si accontentano di poco: quanto basta per vivere dignitosamente. I due sono diventati inseparabili da quando George ha preso sotto la sua ala Lennie, un omone grande e grosso che viene descritto come un uomo molto forte, con il cervello di un bambino. Un gigante buono che, purtroppo, non è in grado di controllare la propria forza.

Più di una volta gli capita di far del male, addirittura uccidendoli, agli animali che ama accarezzare: Lennie è inconsapevole della propria forza, come se la dimenticasse continuamente. Inoltre, non è in grado di dosarla.

Ecco quindi che la guida di George diventa indispensabile, sebbene gli piaccia lamentarsi di come il dover restare legato a Lennie gli impedisca di vivere la vita che vorrebbe.

Il loro rapporto è così: un'amicizia profonda, che George stempera con le sue lamentele per minimizzare l'impegno che richiede e che Lennie considera come il suo unico faro in un mondo oscuro e incomprensibile.

La sua lenta parola aveva armonie non di pensiero, ma di comprensione al di là del pensiero. - John Steinbeck

Un destino inesorabile

Mentre ci racconta l'arrivo di George e Lennie a un ranch che li ospiterà come lavoratori a tempo determinato, e l'incontro con il proprietario Curley, sua moglie e gli altri braccianti, Steinbeck segna un destino inesorabile per i protagonisti.

Il mondo crudele e spietato che non accetta la diversità, che la deride e che considera Lennie solo un uomo con un ritardo mentale perfetto per sfogare la propria rabbia e la propria insoddisfazione non può che condurre verso la tragedia.

Perché Lennie è tanto inconsapevole della sua condizione quanto George è determinato a tenerlo al sicuro.

Lennie ha George, e George ha Lennie... Ma chi li circonda non lo capisce. E non lo capirà mai.

L'angosciante, inesorabile percorso verso il finale drammatico ci tiene incollati alle pagine, mentre continuiamo a ripeterci "Non può finire così...".

Come quando diciamo a un personaggio sullo schermo "Non aprire quella porta!", rimaniamo inascoltati.

Non c’è bisogno di troppo cervello, per essere un bravo ragazzo. - John Steinbeck

L'estremo gesto d'amore

Quando la situazione precipita e Lennie, involontariamente, si macchia di un orrendo crimine, Steinbeck prende una decisione dolorosa.

L'unica decisione possibile: far sì che l'amore paterno che George ha sempre dimostrato a Lennie rappresenti la sua salvezza.

Ci sono gesti di violenza che pesano infinitamente di più su chi li commette, anziché su chi li subisce.

Uomini e topi è costruito per parlarci di questi gesti. Estremi gesti d'amore il cui esito non è mai quello sperato, perché devono scegliere fra il male e il meno peggio.

Il dolore, l'amore, l'empatia, l'altruismo: tutto, in questa storia che spezza il cuore, è pensato per farci riflettere.

Per insegnarci a guardare il mondo senza pregiudizi, ad adattare la nostra comprensione alle persone che incontriamo e ai loro cuori.

George e Lennie sono stati portati sullo schermo da molti attori, sui quali spiccano Lon Chaney Jr. e Burgess Meredith nel film di Milestone nel 1939, e John Malkovich con Gary Sinise in quello del 1992.

Ogni volta che li incontriamo, al cinema o fra le pagine di questo romanzo, ci ricordano che certe cose non cambiano mai. A meno che non siamo noi a cambiarle.

Uomini e topi la recensione del libro di John SteinbeckJohn Steinbeck
VOTO10 / 10

Il vero senso dell'amicizia. Una tenerezza sconfinata. Una società crudele e spietata... E quel senso d'impotenza che ci attanaglia, mentre vorremmo solo poter cambiare il mondo per George e Lennie.