Il seggio vacante di J.K. Rowling, libro e serie a confronto
di Giulia GrecoJ.K. Rowling, nota per aver dato vita alla saga di Harry Potter, è autrice di un romanzo che lascia il segno, Il seggio vacante.
Nell'immaginario collettivo J.K. Rowling è sinonimo di Harry Potter. E come potrebbe essere altrimenti? La nota scrittrice ha dato vita a un universo unico, vastissimo, curato nei minimi dettagli e con una mitologia ben strutturata. J.K. Rowling è la madre di un nuovo classico della letteratura fantasy e coming of age... ma non solo. La scrittrice britannica è autrice di opere molto lontane dal mondo magico del maghetto. Oltre ad aver firmato la saga delle indagini di Cormoran Strike (Il richiamo del cuculo, Il baco da seta, La via del male e Bianco Letale) con lo pseudonimo di Robert Galbraith, Rowling è anche autrice del romanzo autoconclusivo Il seggio vacante.
È un'opera caratterizzata dalla tipica narrazione "tutta British", un romanzo che, con occhio cinico, si apre verso una realtà avvilente dominata dal classismo, quella della cittadina di Pagford.
La trama e il messaggio del romanzo
Apparentemente assimilabile a un locus amoenus di virgiliana memoria, rivestito da una sottile patina dorata, Pagford è teatro di una realtà ben diversa, corrotta dall'avidità e dalla smania di potere.
La morte di Barry Fairbrother lascia un posto vacante nel consiglio comunale e apre un vaso di Pandora dal quale emergono verità a lungo celate, conflitti e cattiverie, risentimenti e frustrazioni che raccontano uno spaccato quotidiano che, a dispetto dell'ambientazione fortemente inglese, ben si adatta a qualsiasi altro contesto sociale, perché le contraddizioni di Pagford non sono solo inglesi, sono quelle del mondo contemporaneo.
I mali di una piccola comunità diventano simbolo di un mondo in cui non c’è speranza e non esiste il lieto fine.
Il seggio vacante è una commedia nera che ha nei personaggi il suo punto focale. Non ci sono svolte inaspettate e momenti al cardiopalma, quello narrato ne Il seggio vacante è un racconto di conflitti generazionali, di famiglie disfunzionali, di ineguaglianze sociali, di invidie, di ipocrisie. È la storia di un'umanità il cui agire è governato dall'interesse personale e dalla fame di successo. Nel microcosmo di Pagford, dominato dall'egoismo, non c'è spazio per valori e sentimenti come la solidarietà o l'integrazione.
J.K. Rowling descrive così una realtà a noi vicinissima, cruda, graffiante e dolorosa, spesso volutamente sopra le righe, volta a estremizzare aspetti e comportamenti a cui abbiamo fatto l'abitudine, situazioni tragiche che sono sotto i nostri occhi, ma che scegliamo di ignorare, semplicemente perché è più semplice.
Il seggio vacante è il ritratto senza filtri di un mondo marcio, che pure riesce a farci sorridere. Ma presto, sfogliando le pagine del racconto, ci rendiamo conto che si tratta di un sorriso intriso d'amarezza e che la crudezza delle storie degli abitanti di Pagford, che sapientemente l'autrice intreccia le une alle altre, serve a renderle reali.
The Casual Vacancy, la serie TV che non rende giustizia al libro
Lo spirito disilluso che permea il romanzo non trova però riscontro nella miniserie The Casual Vacancy, nata da una collaborazione tra BBC e HBO.
La storia messa in scena è edulcorata nei suoi aspetti più difficili da digerire, ha toni più tenui e leggeri, quasi a voler addolcire quella serie di vicende pensate specificamente per colpire il lettore nello stomaco.
Autolesionismo, violenze familiari e sessuali, desiderio di fuggire, paura di invecchiare sono tutti elementi che la serie sceglie volutamente di eliminare, senza le quali, tuttavia, il drammatico finale perde d'intensità.
Il messaggio che la serie si propone di dare è decisamente più positivo rispetto a quello del romanzo. Sembra voler suggerire che per chiunque, anche per l'uomo più vile, la redenzione è possibile, che basta aggrapparsi alla speranza e credere nelle seconde occasioni.
Laddove J.K. Rowling insiste sul senso di irresponsabilità dei cittadini di Pagford, la serie diretta Jonny Campbell e sceneggiata da Sarah Phelps sceglie di guardare al lato positivo delle cose e suggerisce allo spettatore che c'è ancora del buono nel mondo, c'è chi ha a cuore le altre persone, chi è attento e responsabile e può contribuire a rendere Pagford (o qualsiasi altro posto nel mondo) un po' migliore.