L'isola di Arturo: la recensione del romanzo di Elsa Morante
di Laura De RosaL'Isola di Arturo di Elsa Morante è un romanzo di formazione straordinario, narrato secondo il punto di vista del suo protagonista, il giovane Arturo, ragazzino selvaggio che cresce in totale libertà nell'isola di Procida.
Arturo Gerace, Wilhelm Gerace, Nunziata, ecco i tre protagonisti de "L'isola di Arturo" di Elsa Morante pubblicato nel 1957, che ottenne da subito risonanza mondiale ed ebbe l'onore del Premio Strega nello stesso anno. La voce narrante è quella del giovane Arturo, ragazzino selvaggio in perfetta sintonia con il rude ambiente in cui vive, l'incontaminata isola di Procida.
Essendo molto solo, a causa di un padre assente e di una madre morta alla nascita, Arturo si consola vivendo in un mondo fantastico, mitizzando la figura del padre, sempre in viaggio. La dimensione di tutto il romanzo è mitica, a tratti fiabesca, e accompagna la maturazione di Arturo in un percorso di crescita non privo di scoperte dolorose e traumatiche.
L'isola di Arturo: trama
La trama de "L'isola di Arturo" di Elsa Morante ruota intorno ai tre personaggi principali, Arturo, la giovane voce narrante, Wilhelm, il suo padre "finto giramondo", Nunziata, la sposa. Sono 3 caratteri elaborati, analizzati con profondità psicologica, in cui si intravedono sfondi scabrosi tratteggiati dall'autrice con estrema delicatezza.
Arturo, orfano di madre, vive con il padre sull'Isola di Procida nel palazzetto ormai diroccato di Romeo l’Amalfitano, ma è praticamente solo. Il padre si assenta spesso per chissà quale motivo ma Arturo preferisce immaginarlo nei panni di un avventuroso viaggiatore, forte ed eroico. Il giovane passa le sue giornate scorrazzando per l'isola di Procida in totale libertà, perso nelle sue fantasie di grandiosità. Cresce a latte di capra e libri di avventura, accompagnato dal suo cane, non ha regole, si abbiglia con lo stretto necessario, mangia lo stretto necessario.
In questa sua esistenza solitaria si forma il suo carattere, superbo, schivo, maschilista, altezzoso nei confronti degli altri abitanti dell'isola. Finché non entra in scena una nuova figura, quella di Nunziata, la giovanissima moglie del padre Wilhelm, sua matrigna quasi coetanea dai lineamenti tipicamente mediterranei, che segna la fine della sua infanzia e l'inizio dell'adolescenza vera e propria.
Arturo GeraceBeh, il primo pensiero, il massimo di tutti, è questo: Non bisogna importarsene della morte!
Arturo non la accetta e questo rifiuto condiziona la sua quotidianità, letteralmente stravolta da quella presenza scomoda. A tal punto che il ragazzo inizia a mettere in discussione persino la figura mitizzata del padre. In preda a emozioni selvagge, come invidia, rabbia, gelosia verso il fratellino Carmine, dato alla luce proprio dalla sua amata/odiata Nunziata, Arturo impara man mano a crescere.
Finché non deciderà di svoltare completamente e di partire per una nuova vita, verso la piena maturità, lasciando l'isola.
Wilhelm GeraceL'amore vero è cosí: non ha nessuno scopo e nessuna ragione, e non si sottomette a nessun potere fuorché alla grazia umana.
Recensione
L'isola di Arturo Morante è un romanzo di formazione, un romanzo intenso e delicato, dove l'isola nativa di Arturo è luogo della sua infanzia libera e selvaggia, metafora della sua vita, luogo di bellezza e traboccante energia ma anche di false certezze e illusioni, quelle in cui il ragazzo si rifugia per non affrontare la deludente realtà. E di cui ha bisogno per darsi una specie di codice morale, in assenza di altre regole e riferimenti.
Il suo codice interiore riconosce al padre un'autorità sacra, esalta il coraggio e il disprezzo del pericolo, mitizza la figura della defunta madre, condanna il tradimento, rifiuta l'esistenza di Dio. E noi lettori ci immedesimiamo completamente nel suo punto di vista e attraverso le sue parole ci interfacciamo alla realtà che lo circonda e agli altri personaggi.
Tutto è infatti narrato in prima persona, proprio da Arturo, che fa spesso ricorso ai flash-back per trasportarci nel suo passato. Le descrizioni sono profonde, passato e presente si intrecciano, il lessico è spontaneo ma al tempo stesso poetico perché riflette la personalità semplice ma complessa del protagonista, che è onesto, retto, scontroso ma assetato d'amore.
L'impianto è realista ma permeato da una forte fantasia che contribuisce all'aura misteriosa del romanzo. D'altronde è proprio così che ad Arturo appare la realtà, misteriosa, esattamente come suo padre.
In questo contesto la Morante mette in scena la natura misteriosa e dolorosa dei rapporti familiari e l'infanzia quale mondo favoloso da dove però, prima o poi, bisogna uscire.
L'età di Arturo è infatti l'età della fantasia e della scoperta della vita, un percorso di crescita in cui tutti possiamo riconoscerci, che lo porta progressivamente a distaccarsi dalle illusioni e dalle ingenuità dell'infanzia. Così l'Eden di Procida, non più mito, diventa sempre più stretto al sedicenne, che decide di lasciare l'isola avventurandosi coraggiosamente per il mare che lo separa dalla maturità, la terraferma.
Un romanzo di formazione e di viaggio verso l'età adulta, a cui Arturo giunge attraverso alcune fondamentali tappe che lo aiutano a prendere consapevolezza di sé e della realtà, non sempre all'altezza delle aspettative, senza tuttavia rinunciare alla sua bellezza interiore.
Vincitore del Premio Strega, "L'isola di Arturo" di Elsa Morante è un vero e proprio capolavoro, un romanzo di formazione che conquista fin dalle prime righe.