La ragazza con l'orecchino di perla: recensione del romanzo di Tracy Chevalier
di Chiara PoliScopriamo insieme La ragazza con l’orecchino di perla, il romanzo di Tracy Chevalier che unisce storia, arte e immaginazione attraverso la voce di una ragazza del 1600.
Nell’Olanda del 1664, la città di Delft ospita l’inizio della storia di Griet, sedicenne figlia di un ex decoratore di piastrelle che ha perso la vista. La famiglia è in difficoltà e Griet viene mandato a servizio nella casa della coppia che i suoi genitori avevano ospitato a cena: la famiglia del famoso pittore Johannes Vermeer.
Tracy ChevalierUn quadro in una chiesa è come una candela in una stanza buia, serve a vedere meglio. È il ponte tra noi e Dio. Ma non è una candela protestante o cattolica. È una candela e basta.
Insieme alla governante Tanneke, che si dimostra frequentemente ostile, Griet trascorre le sue giornate occupandosi del bucato e dei cinque figli dei signori Vermeer, destinati ad aumentare anno dopo anno. Griet è l’unica che ha accesso allo studio di Vermeer, che deve quotidianamente pulire come prima cosa. Una stanza che le cambierà la vita, determinando il suo destino in modi inaspettati.
La storia di Griet si lega a quella del quadro più famoso di Vermeer, noto anche con il nome di Ragazza col turbante e dipinto fra il 1665 e il 1666. Grazie allo stile coinvolgente di Tracy Chevalier, La ragazza con l’orecchino di perla ci trasporta nell’Olanda dell’epoca, come per magia, immergendoci nella perfetta ricostruzione di un mondo in cui l’unico scopo nella vita di una donna è fare il miglior matrimonio possibile.
La condizione femminile diventa il cuore della narrazione grazie al racconto in prima persona: la voce di Griet ci rende partecipi delle cose che impara, giorno dopo giorno, scoprendo l’arte che la porterà ad assistere Vermeer, ma ci costringe anche ad assistere impotenti alle molestie, alle angherie, alle cattiverie gratuite, ai pregiudizi e alla crudeltà a cui deve resistere.
La vita di Griet è fatta di obbedienza e sottomissione, mentre il microcosmo che la circonda ci mostra come certe cose, anche dopo molti secoli, siano rimaste tristemente invariate. Ma il suo puto di vista non è mai afflitto dal senso dell’ingiustizia: Griet guarda il mondo con i suoi occhi grandi e puliti, con obiettività.
Eppure, allo stesso tempo Griet ci parla di tutto ciò che rende tale il suo mondo ma anche di tutto ciò che non vi trova: il non detto, i suoi pensieri, la sua considerazione su uomini, donne ed eventi. Sempre con quel piglio saggio che scaturisce esclusivamente dalla trasparenza del suo sguardo.
Tracy ChevalierQuindi devi stare attenta... Si interruppe. Si udirono i passi del padrone su per le scale. Stare attenta a che cosa, signore? chiesi in un soffio. Attenta a rimanere te stessa. Alzai il mento puntandolo verso di lui. A rimanere una serva, signore? Non intendo dire questo. Le donne dei suoi quadri… Lui le tira dentro nel suo mondo. Tu ti ci potresti perdere.
Griet è una ragazza buona e onesta, non istruita e nemmeno particolarmente intelligente, che fatica a capire ciò che Vermeer le comunica sul mondo della pittura. Ma Griet è sensibile, ha un animo ricco di colori, ama l’arte e si perde nell’osservazione della bellezza in un mondo ricco di storture. L’unica cosa che sa fin dal principio è che gli occhi grigi di quell’uomo rappresentano l’unica via di fuga dalla sua vita senza scelta, l’unica possibilità di estraniarsi dalle ingiustizie che è costretta a subire.
La sua dignità, la sua innocenza e la sua capacità di descriverci il mondo con oggettività, senza mai indugiare nel vittimismo, fanno di Griet un personaggio destinato a entrare fin dal primo momento nelle nostre grazie, fino al perfetto finale che, in un mondo inaspettato, la rende libera.
Perfetto per gli amanti dei romanzi storici, per gli appassionati d’arte, per chi ama condividere i pensieri di un personaggio che riesce, senza mai passare il limite dello spazio fisico e mentale entro cui è confinata, a elevarsi al di sopra di coloro che la considerano solo un’altra ragazza come tutte le altre.
L’edizione Audible
Isabella Ragonese legge le 240 pagine del romanzo in modo perfetto, tanto da diventare per noi una credibile Griet, fedele alla sua natura di osservatrice del mondo in cui vive e della sua stessa esistenza quotidiana. Griet racconta se stessa come un narratore farebbe con la storia di qualcun altro: pur rendendoci partecipi dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti, mantiene inalterata la sua capacità di descrivere ogni cosa per quella che è agli occhi di tutti. Questa sua peculiarità emerge dal tono della Ragonese, interprete eccezionale di quel modo in cui Griet si rapporta a tutto, incluse le proprie sensazioni.
Consigliato, sia per chi non avesse ancora letto La ragazza con l’orecchino di perla sia per chi l’avesse già fatto.
La ragazza con l’orecchino di perla ci porta indietro nel tempo, fra i pensieri e le parole non dette di una giovane donna che cresce in un mondo crudele e ingiusto, ma senza mai lamentarsene.