La Stagione delle Tempeste, ancora un'avventura per Geralt di Rivia

di Simone Alvaro Segatori

Chiuso il ciclo di romanzi principali, Sapkwoski torna nel passato dello strigo per raccontare il viaggio di Geralt alla ricerca delle sue spade.

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Dopo La Signora del Lago, capitolo finale del ciclo dei romanzi che chiude la saga principale di The Witcher, dare un seguito alla vicenda sarebbe stato complesso e forse addirittura superfluo. Con La Stagione delle Tempeste, Sapkwoski riporta le lancette del Continente indietro a quando Ciri non si era ancora intromessa sul cammino del witcher e racconta una delle vicende passate di Geralt grazie al suo stile preferito: i racconti.

Un racconto dimenticato

Espansione i Mercanti di OfirCD Projekt RED

La Stagione delle Tempeste, nella nuova ristampa edita da Nord, è numerato come l'ottavo e ultimo libro della saga. Effettivamente, il momento migliore per perdersi tra le pagine di questo volume è soltanto dopo aver viaggiato con Geralt per tutti i racconti e attraverso la saga principale di romanzi. In questo modo tornare nel passato dello strigo sembra quasi come riassaporare una di quelle petites madeleines tanto cara a Proust. Volendo però dare una collocazione cronologica precisa alla storia raccontata in questo libro è possibile inserirlo come unico grande racconto tra quelli de Il Guardiano degli Innocenti, la prima raccolta della saga.

Questa nuova storia prende infatti origine dopo il racconto L’ultimo desiderio, che introduceva la maga Yennefer, e poco prima degli avvenimenti narrati ne Lo Strigo, che parlava appunto della professione di witcher a cui è dedito Geralt. Leggendo La Stagione delle Tempeste si ha quasi l'impressione che si tratti di un racconto volutamente dimenticato e rispolverato dall'autore solo dopo aver dato al lettore la visione completa del quadro generale delle vicede.

In questa storia si ritrovano infatti molti dei personaggi chiave della serie, come il bardo Ranuncolo che non mancherà di intrattenere con le sue storie e i suoi guai, ma ci sarà spazio anche per nuovi volti e soprattutto per la scrittura matura di Sapkwoski che si è evoluta parecchio durante la saga e dopo i 14 anni che separano questo volume dagli altri.

Uno sguardo approfondito alla professione di strigo

La storia del libro prende via con l’arrivo di Geralt nella cittadina di Kerack, soltanto l'ennesima città di passaggio nei tanti e infiniti viaggi dello strigo. Eppure stavolta il destino ha in serbo per Geralt qualcosa in più di un pasto caldo e una locanda in cui riposare. Il witcher infatti viene imprigionato e solo dopo che la sua cauzione è stata pagata da un anonimo benefattore, scopre che le sue spade sono state rubate. Da questo punto in poi la narrazione si biforcherà presentando due racconti distinti uniti però nella stessa storia. Da una parte la ricerca delle spade e dall'altra una missione di caccia per trovare un mostro non identificato che terrorizza la città.

Come sempre Geralt viene attratto da una maga, Lytta Neid, una valida alternativa a Yennefer ma che non si distacca troppo dal carattere di quest'ultima. Inoltre verrà approfondito il ruolo dei mutanti ammazzamostri noti come witcher. Verranno aggiunti dettagli sul loro passato e rivelate nuove informazioni sugli elisir che Geralt usa spesso sia nel videogioco tratto dalla saga sia nella serie TV.

Le armi perdute da Geralt rappresentano il canale attraverso cui tutto questo viene raccontato. Due spade che sono un forte legame con il suo passato e il suo essere e attorno a cui Sapkwoski costruisce un intelligente enigma sviluppato per gradi e dove affrontare non solo combattimenti, ma anche visioni e l'onnipresente stupidità della burocrazia.

L'unica critica che si può muovere a questo ultimo volume della saga è la soluzione frettolosa di alcuni linee narrative, spesso risolte quasi per fortuna o in poche battute che lasciano nel lettore un senso di incompletezza nonostante i numerosi colpi di scena del libro.

L'incredibile fascino di The Witcher

Schermata di caricamento del GwentCD Projekt RED

È tempo di rimetterci in viaggio, Ranuncolo.

Ah, sì? E per dove?

Ha qualche importanza?

A dire il vero, no. Andiamo.

A differenza di molti altri autori che tornano dopo anni a riprendere i loro personaggi per tornare sulla cresta dell'onda, Sapkwoski fa un lavoro quasi nostalgico che non vuole dare un seguito a nulla ma semplicemente aggiungere un piccolo tassello alla narrazione generale. L'autore torna infatti con piacere alle radici della sua opera per raccontare una storia di uomini e mostri dove il confine tra i due rimane come sempre molto sfocato.

The Witcher, i suoi personaggi e soprattutto Geralt hanno un fascino tale da ispirare sempre nuove storie e nuovi viaggi. Come quando da bambini dopo essere stati messi a letto non si voleva mai smettere di sentire storie e racconti. La Stagione delle Tempeste è uno di quei racconti, fatto di nostalgia e novità in cui non mancano i dialoghi cinici e allo stesso tempo ironici tipici di Sapkwoski. Come dicevo in apertura, questo ultimo volume è una coccola fatta al lettore dopo gli sconvolgenti eventi della fine della saga. Un ultimo viaggio che lascia nell'immaginario l'idea che finché ci sarà l'oscurità ci sarà anche un witcher sempre pronto a combatterla.

VOTO8.5 / 10

Un gradito viaggio nel passato di The Witcher che dopo la chiusura della storia principale porta il lettore a scoprire nuovi retroscena sull'affascinante personaggio di Geralt di Rivia.