Tra fascino e decadenza, recensione de Il grande Gatsby

di Emanuela Brumana

Un amore perduto, bugie, loschi affari e un sottile intreccio di sensualità e decadenza: Il grande Gatsby è la summa di quei ruggenti anni Venti in cui qualsiasi anima tormentata sogna di aver vissuto.

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C'è un libro che, a mio parere, condensa in poco meno di duecento pagine tutto quello che i ruggenti anni Venti sono stati: la decadenza, il fascino, la sensualità, i destini spezzati e le vite vissute come se il domani non esistesse, il fumo di sigarette, l'alcool bevuto d'un fiato, i vestiti luccicanti, l'arte, la scrittura.

C'è un libro che, a mio parere, non si può non aver letto: è Il grande Gatsby.

Trama e recensione de Il grande Gatsby

Raccontarne la trama a chi non l'ha mai letto renderebbe difficilmente il fascino e la ricchezza di questo libro, ma ci voglio provare con la chiara avvertenza che se arriverete a fine articolo chiedendovi: "Tutto qui?" la colpa non è del libro, ma mia.

Gatsby è una figura avvolta da fascino e mistero: un uomo famoso per le vivaci feste che organizza nella sua sontuosa villa senza quasi mai farsi vedere. Su di lui girano ogni sorta di leggende. Non esiste. Ha ucciso un uomo.

Nick, il narratore di questa sfortunata storia, è incuriosito dal suo misterioso vicino di casa, finché non ha occasione di conoscerlo. Ma parlare con Gatsby non significa conoscerlo, avere accesso ai suoi segreti, ai suoi misteriosi intrighi, al suo nebuloso passato.

Sembra esserci una sola cosa in grado di immobilizzare e catturare quest'uomo sfuggente: una luce verde che si scorge dall'altra parte della baia.

Nick si lascia piano piano assorbire dalla vita e dalle ombre del suo vicino, fino a diventare complice del piano di una vita: riconquistare quella donna che perdette in passato, e che oggi ha finalmente ritrovato.

Rileggere Gatsby è ogni volta una coltellata: perché emerge dalle pagine quella raffinata vita sregolata di inizio Novecento, perché la storia è una struggente tragedia moderna, perché i personaggi sono così dannati nella loro umanità da ricordarci come tutti noi, non solo loro, siamo quelle barche che remano contro corrente, risospinte senza posa nel passato, con cui il libro finisce.

Un giorno qualcuno a me caro mi disse che c'è un'età per leggere per la prima volta un libro. Penso sia vero, per questo consiglio a chi non l'ha mai letto di leggere quanto prima Il grande Gatsby, perché va letto quando ancora i sentimenti ci assorbono nella loro totalità, quando si pensa che si possa morire davvero per un amore perduto, quando si è pronti a farsi sopraffare dalle proprie emozioni. E poi ancora va riletto nel corso della vita, quando mutui, bollette, scadenze e spese rischiano di risucchiarci, perché ci ricorda che forza potente si nasconde dentro ognuno di noi: quella della passione.

I film tratti da Il grande Gatsby