Le donne di troppo: il capolavoro di George Gissing sulla condizione femminile

di Chiara Poli

La condizione femminile nell'Inghilterra di fine '800 è al centro de Le donne di troppo di George Gissing, uno straordinario romanzo che ricorda e omaggia le opere di Jane Austen. Scopriamolo insieme.

Indice

Un uomo che parla delle donne e dei loro sentimenti come solo Jane Austen sapeva fare.

Questo corposo romanzo - quasi 500 pagine - di George Gissing, considerato il suo capolavoro, uscì per la prima volta nel 1893.

Leggerlo oggi significa ritrovarsi immersi in un’atmosfera alla Jane Austen - un mix prefetto fra Orgoglio e pregiudizio, Ragione e sentimento ed Emma - riscoprendone la modernità grazie al punto di vista di un uomo che descrive le donne meglio di chiunque altro. E che ci traghetta dritti verso il nuovo secolo, attraverso quella repressiva era vittoriana che voleva tarpare le ali all’emancipazione femminile. Un’emancipazione lenta, inesorabile, inevitabile.

Le donne di troppo: la trama

Nella Londra di fine ‘800, la signora Barfoot e la signorina Nunn hanno una missione: aiutare le altre donne di troppo. Ovvero le donne non sposate, che cercano disperatamente di ritagliarsi un posto in una società che le vuole esclusivamente mogli e madri.

Istitutrici - danno vita a una scuola - e ispiratrici - girano il Paese tenendo discorsi motivazionali per le donne, Mary Barfoot e Rhoda Nunn insegnano alle signorine a diventare dattilografie, segretarie, lavoratrici in grado di mantenersi per non dover dipendere dagli uomini.

La loro missione è incarnare l’essenza stessa di un’emancipazione femminile nella quale credono al punto di rinunciare all’amore di una vita. Per orgoglio. Per principio. O, semplicemente, per paura.

Un nuovo mondo

Il mondo che Mary Barfoot e la sua amica Rhoda Nunn sognano di costruire è un mondo nuovo, in cui ogni donna sia libera di scegliere come vivere. Ma la condizione femminile nell’Inghilterra dell’epoca ci mette di fronte alla drammatica realtà: le donne lavoratrici vengono sfruttate, sottopagate, considerate inferiori agli uomini sotto tutti i punti di vista.

Gli unici lavori ai quali hanno accesso impegnano le loro giornate al punto di farle ammalare, come succede alle sorelle Madden: Alice, Victoria e Monica. Le loro storie finiscono per intrecciarsi con quelle di Mary, Rhoda e di Everard Barfoot, il cugino di Mary.

Mentre cercano di costruirsi un futuro esclusivamente con le proprie forze, appoggiandosi a quella rete di sostegno che Mary sogna di rendere stabile e accessibile a ogni donna, le protagoniste finiscono per fare le proprie scelte in funzione delle relazioni - o dell’assenza di esse - con gli uomini.

Un’attenta disamina dei sogni e delle aspirazioni femminili che si scontrano con la realtà rappresenta il filo conduttore di un romanzo potente, ricchissimo di passaggi memorabili, votato a sottolineare l’ingiustizia perpetrata ai danni delle donne come qualcosa di normale, addirittura naturale.

Gli espedienti classici

La narrazione, ne Le donne di troppo, si svolge in modo classico, tramite gli espedienti che qualsiasi lettore dei romanzi dell’epoca ben conosce: gli equivoci, le interpretazioni scorrette, i malintesi. Tutto ciò che fa capo all’impossibilità di comunicare in modo immediato e diretto, dovendosi invece affidare a lettere e telegrammi, a conversazioni e confessioni parziali, finisce per creare le drammatiche situazioni vissute dai protagonisti di questo straordinario affresco di un mondo disperatamente bisognoso di un cambiamento ma evidentemente ancora acerbo per accoglierlo.

La condizione femminile analizzata da un uomo, che dà libero sfogo ai pensieri rivoluzionari di Rhoda Nunn e a quelli moderni di Mary Barfoot, per non parlare del tormento interiore associato a Monica Madden, finisce per coinvolgerci. La lettura ci trascina alla scoperta di un mondo che riconosciamo come ingiusto ma anche così spaventosamente attuale da inquietarci.

Alcune cose sono cambiate, in meglio. Altre sono rimaste quasi identiche.

Perché le donne di troppo, nel 2020 come nel 1893, finiscono sempre per essere giudicate. A distanza di oltre un secolo dalle parole di George Gissing, le donne hanno ancora molta strada da percorrere per raggiungere una parità ideale che, forse, non diventerà mai realtà.

Illudersi che la modernità del pensiero di Rhoda e Mary possa fare la differenza, a tanti anni di distanza, è un pensiero in qualche modo confortante.

Perché il libero arbitrio, vero cuore del racconto, non ha identità sessuale. Ha solo, appunto, il sapore della libertà.

Le donne di troppo di George GissingFrasiX
VOTO10 / 10

La condizione femminile nell'era vittoriana. La lotta per l'emancipazione. E il libero arbitrio, che non ha identità sessuale: ha solo, appunto, il sapore della libertà. Un capolavoro da leggere.