Ragazzo da parete, la recensione del libro che ha ispirato Noi siamo infinito

di Giulia Greco

Il romanzo di Stephen Chbosky, quotidiano, malinconico e un po' ribelle, è un inno alla vita, un invito al viverla da protagonisti, a rompere gli schemi, sperimentare e approdare infine, con coraggio, a una nuova consapevolezza di sé.

Pittsburgh, 1991. Charlie è un ragazzo timido e introverso, che deve sostenere il peso del suicidio del suo unico amico, Michael, e lottare contro i ricordi legati alla zia Helen, alla quale era affezionatissimo.

Charlie si sente diverso dai suoi coetanei, e lo è davvero. A disagio nella propria pelle, gentile e riflessivo, impacciato e fragile, Charlie ha difficoltà nel relazionarsi con gli altri, probabilmente perché osserva il mondo da una prospettiva differente. Charlie sperimenta un senso di alienazione in una fase della vita già fin troppo delicata, nella quale le insicurezze la fanno da padrone. Charlie cerca di conoscere sé stesso, di trovare una propria identità, di ritagliarsi un posto in quel mondo che sente così estraneo. La sua unica valvola di sfogo è il suo diario, scritto in forma epistolare a un amico di cui non ci viene mai rivelato il nome, un ragazzo che non conosce, ma col quale sa di potersi confidare, perché è uno che sa ascoltare e comprendere.

Nel diario Charlie riversa tutti i suoi pensieri e segreti, i suoi problemi, i desideri, le paure e le preoccupazioni che affliggono il suo delicato animo.

Ho davvero qualcosa che non va. E non so di che cosa si tratti.

Così, attraverso quelle lettere pervase da un incessante senso di angoscia e tristezza, impariamo a conoscere Charlie, la sua famiglia e le persone che lo circondano. Scopriamo che l'ingenuo protagonista non è pronto per affrontare l'ingresso alle scuole superiori e le pressioni che ne derivano. Sarà l'incontro con Sam e Patrick a cambiare tutto.

Tuttavia, ciò non significa che Ragazzo da parete sia un classico romanzo di formazione. Si commette un errore nel pensarlo.

Conosciamo già una miriade di storie che narrano l'adolescenza, quelle in cui il tipico ragazzo timido e di buon cuore si scopre essere anche spiritoso e brillante. Il libro di Stephen Chbosky non è quel tipo di racconto, è un romanzo introspettivo che sa sorprendere il lettore pagina dopo pagina, catturando tutti i dettagli della vita e dei pensieri di un ragazzo con una sensibilità fuori dal comune, un protagonista che, malgrado parli ai lettori in prima persona, resta un mistero.

Ciò che rende il libro così autentico è il suo realismo nel raccontare con schiettezza tutto ciò che ha a che fare con le prime pulsioni sessuali, con la rabbia, con la malattia mentale, con l'omosessualità, con le relazioni complicate e con la felicità.

“Mi chiedo se esistano persone davvero felici”, riflette Charlie, fin troppo abituato a osservare e pensare, senza partecipare attivamente alla vita.

Charlie è un “ragazzo da parete”, uno di quelli che si confondono con la tappezzeria, una persona che cerca di comprendere il meccanismo delle cose guardandole da lontano e che ai balli studenteschi siede in fondo alla sala tenendo il tempo e battendo i piedi a ritmo di musica, senza mai buttarsi nella mischia.

A quel punto, Patrick ha pronunciato una frase che non penso riuscirò mai a dimenticare.

«Fa da tappezzeria».

E Bob ha annuito, convinto. E tutti gli altri lo hanno imitato. Io ho iniziato a sentirmi nervoso, probabilmente ero in paranoia. Ma Patrick ha fatto sì che le cose non peggiorassero. Si è seduto accanto a me.

«Tu vedi delle cose. Non ne fai parola con nessuno. E riesci a capire le persone».

Charlie sa ascoltare le persone che gli stanno accanto, non chiede loro di essere diverse da ciò che sono, sa mantenere i loro segreti. È davvero un ragazzo speciale – così lo definisce il suo professore d'inglese, Bill, l'unico che sembra riuscire a fornirgli stimoli interessanti –, una persona con una maturità fuori dal comune che, nonostante cerchi di integrarsi e partecipare, sente la mancanza di qualcosa d'importante nella propria vita. Non bastano i successi accademici, non sono sufficienti l'affetto dei genitori e il rapporto con la sorella. Charlie continua credere che ci sia qualcosa che non vada in lui e, in un primo momento, l'amicizia con Patrick e Sam, l'amore crescente che nutre verso la ragazza, le nuove esperienze a cui i due lo introducono, le conoscenze, la musica, la droga, le feste sembrano colmare quel vuoto.

Vorrei soltanto che Dio, i miei genitori, Sam, mia sorella o qualcun altro mi dicessero che cosa c’è che non va in me.

Charlie fa il suo vero ingresso nel mondo, ma non basta. Un turbine di emozioni lo investe e i traumi della sua infanzia riemergono prepotentemente, costringendolo ad affrontare un segreto a lungo sepolto e un dolore che aveva rimosso.

Ed è qui che diventa lapalissiano quanto l'opera di Chbosky, pure autore del recente L' amico immaginario, sia lontana dal poter essere considerata un semplice romanzo sull'adolescenza. Ragazzo da parete, che ha ispirato il film Noi siamo infinito, offre un'analisi psicologica approfondita e realistica di Charlie. Il lettore non può fare a meno di entrare in empatia con il protagonista del romanzo e diventare quel generico “tu” a cui il giovane si rivolge, quel “caro amico” a cui Charlie decide di scrivere quando si sente solo e abbandonato, quando pensa di non aver nessuno a cui gridare aiuto.

Un romanzo da leggere, sia che sia stia vivendo l'adolescenza, sia che se la si sia lasciata alle spalle da un po'. Ragazzo da parete è dedicato a chiunque sia estremamente fragile e sensibile, a chi sa osservare e si sente sempre fuori posto, a chi non sa di essere speciale e ha bisogno di sentirselo dire, a chi sa amare con coraggio, a chi riesce a superare i momenti difficili con forza straordinaria, crescendo e migliorandosi, senza smettere mai di essere sé stesso e riuscire così ad avvertire, un po' come Charlie, quella sensazione di infinito.

Noi siamo infinito Ragazzo da parete di Stephen ChboskyFrasiX
Noi siamo infinito Ragazzo da parete di Stephen Chbosky
VOTO10 / 10

Un racconto autentico e senza filtri della scoperta della propria identità, delle paure e delle fragilità del giovane protagonista, che impara a non essere più semplice spettatore della propria vita.