Delitti vaticani: la recensione del romanzo di Adam Thomson
di Chiara PoliUn'ambientazione suggestiva, un grande potenziale, un risultato deludente: l'uso della lingua lascia a desiderare, e i personaggi risultano artefatti. Ecco la recensione di Delitti vaticani di Adam Thomson.
Questa volta mi tocca fare la voce fuori dal coro: popolarissimo su Amazon, a lungo fra i best seller per Kindle, Delitti vaticani a mio parere ha molti difetti.
Troppi, per me, per essere promosso.
Ecco pregi e difetti del romanzo di Adam Thomson, di cui avevo intenzione di recuperare la versione originale per confrontarla con quella italiana e capire così se potesse essere stato un problema di traduzione. Scoprendo che Adam Thomson è nato a Modica, quindi la versione originale era già fra le mie mani.
Delitti vaticani: misteri, scandali e segreti in nomine Domini. La trama
La sinossi ufficiale di Delitti vaticani: misteri, scandali e segreti in nomine Domini recita così:
Sette cadaveri ritrovati sotto al pavimento di uno dei più prestigiosi palazzi Vaticani, dimora del Cardinale Tinoni, innesteranno una caccia all'uomo in cui le fazioni avverse si potrebbero trovare dalla stessa parte, e in cui nulla è come sembra.
L’eterno conflitto tra Scienza e fede, il simbolismo enigmatico e la complessità dei personaggi vi condurranno faccia a faccia con la sconcertante scoperta…
Sullo sfondo di una Chiesa corrotta, spietata e misteriosa, l’amicizia consolidata che lega il vecchio Cardinale al suo fedele collaboratore si rivelerà in tutta la sua autentica umanità.
Chi ha nascosto quei cadaveri? E chi ha preso di mira il Cardinale?
Delitti Vaticani è un romanzo ricco di invenzione narrativa, fantapolitica e cronaca reale, in cui passato e futuro s’incontrano generando un mondo sorprendente.
Un'ambientazione suggestiva, ma tanti problemi con la lingua
L'ambientazione di questo romanzo è senza dubbio suggestiva. Il mondo del Vaticano, con quello sguardo dietro le quinte che ci svela alcuni misteri di un universo certamente ammantato di fascino (si scomoda addirittura il caso di Emanuela Orlandi, l'Opus Dei, la Massoneria, la mafia e la politica, in questo caso. Un po' troppo).
Però, qui, il discorso non fila. Per me, un romanzo dev'essere inappuntabile dal punto di vista del linguaggio e dello stile, e la base della scrittura è la punteggiatura.
Scrivendo io stessa, so benissimo come i refusi possano scappare, o perfino qualche errore: magari, in fase di revisione, decidi di modificare una frase e per disattenzione ne lasci un pezzo della precedente, creando un pastrocchio. Succede. Resta il fatto che l'utilizzo corretto della lingua è indispensabile per chi scrive.
I problemi, qui, sono principalmente tre.
Innanzitutto un uso della lingua da social network: la quasi totalità dei dialoghi prevede un utilizzo del punto esclamativo e di quello interrogativo. Insieme. Così: "!?".
Dal punto di vista della punteggiatura non è proprio corretto, ma una tantum ci può stare. Non in ogni singola frase di dialogo diretto, però. Diventa grottesco e sintomo di mancata conoscenza delle interpunzioni. Senza contare la mania di usare, sempre nei dialoghi, le parole in maiuscolo. Come nel "gridato" che si usa, appunto, sui social network, e che la netiquette non gradisce.
A proposito di latino, ecco il secondo problema: si fa - e ci sta benissimo, vista la trama - un largo uso di citazioni latine da parte dei protagonisti. Però, siccome non sono tutti letterati, la traduzione in italiano, la famosa nota a piè di pagina, andava inserita. Manca. E se il lettore medio deve andare a cercarsi la traduzione, spezza il ritmo della lettura.
L'aggiornamento, va segnalato, è arrivato successivamente. Però quando io ho acquistato l'eBook le note non c'erano... E non uso i puntini di sospensione a caso: tutti i dialoghi del libro, se non hanno un punto esclamativo con l'interrogativo o un punto esclamativo, terminano così. Con i tre puntini.
Terzo, e a mio parere più grave problema: i cosiddetti "spiegoni".
I personaggi, sempre nel corso degli abbondantissimi dialoghi, nel corso di normali conversazioni confessano i loro crimini, spiegano le loro azioni, esagerano con dettagli e collegamenti non richiesti. In buona sostanza, spiegano la trama e il loro ruolo al suo interno con parole di troppo.
La prima regola, quando si scrivono dei dialoghi, è l'aderenza alla realtà. I personaggi devono parlare in modo verosimile, in base alla loro istruzione, al contesto, all'età, e via dicendo. Qui non succede: tutti i personaggi si esprimono nello stesso modo, ovvero con esclamazioni esagerate (per la punteggiatura), con parole gridate (in maiuscolo) e con spiegazioni non richieste che rendono i loro racconti artefatti.
Peccato, perché ci sono un paio di citazioni davvero interessanti, benché non particolarmente originali. Non a caso, le ho inserite.
Riassumendo: ho terminato il romanzo perché l'avevo acquistato per Kindle, spinta dalle numerose recensioni positive.
Ma per me non passa l'esame: insufficiente. Forse va bene da leggere sotto l'ombrellone, in mezzo al caos dei rumori da spiaggia. Forse.
Un'ambientazione suggestiva, ma la scrittura proprio non scorre e i personaggi si esprimono in modo artefatto: questa è al massimo una lettura da spiaggia, in mezzo al caos. Al massimo.