La recensione de Il condominio di J. G. Ballard
di Giulia GrecoRomanzo fantascientifico e distopico, Il condominio di J. G. Ballard narra della regressione dell'uomo civile verso lo stato di natura.
Scritto da J. G. Ballard nel lontano 1975, Il condominio è un romanzo di genere fantascientifico ambientato in un grattacielo-condominio londinese al cui interno si consumano continue violenze che portano i protagonisti a regredire allo stato di uomini primitivi.
Fin dall’inizio del romanzo, si percepisce un pesante clima di claustrofobia, con quella che inizialmente sembra un’utopia (rifugiarsi in un luogo lontano dal resto del mondo) che pian piano, quando i protagonisti iniziano a sentirsi prigionieri dello stesso luogo in cui hanno scelto di vivere, si trasforma in una distopia.
La costruzione della storia suggerisce già dal capitolo iniziale, col primo di una lunga serie di black out e le reazioni violente e di isteria da parte di chi abita il condominio, che la situazione descritta finirà col degenerare sempre di più.
L’intento dell’autore, infatti, era quello di mostrare come, nonostante abbia imparato a dominare gli impulsi più bassi, l’uomo sia, i fin dei conti, un animale e, in determinate situazioni, la sua natura originale prenda il sopravvento sul raziocinio.
Nonostante sia chiara la volontà di Ballard di raccontare la discesa verso la bestialità dell’uomo, il risultato non è dei migliori e il romanzo risulta riuscito solo in parte.
Il condominio getta il lettore immediatamente nella storia, con un inizio forse fin troppo veloce e senza una dovuta introduzione: non è semplice assimilare le numerose informazioni che vengono fornite già nella prima decina di pagine e che non hanno né il giusto spazio né il necessario approfondimento.
Le digressioni sul passato del protagonista principale, che si trova a vivere nel condominio in seguito a un matrimonio fallito; i cenni agli altri personaggi; la descrizione fin troppo precisa e didascalica delle regole del grattacielo-condominio (in cui ogni settore corrisponde a una classe sociale), unite al primo colpo si scena, alla prima aggressione che dà il via alla spirale di violenza che caratterizza l’intero romanzo, generano grande confusione nel lettore.
Nel procedere del romanzo, il livello di civiltà degenera sempre più, e i protagonisti regrediscono a una sorta di condizione animale: non c’è più alcuna regola, ed è ammessa ogni genere di violenza, dalle aggressioni, alle uccisioni, passando, addirittura, per il cannibalismo. Il problema è che la discesa verso la più totale inciviltà sia piuttosto banale. Ogni sentimento e ogni sensazione viene descritta in maniera superficiale e troppo didascalica.
Ma è sbagliato credere che si stia andando verso uno stato di felice primitivismo. Mi sembra che qui il modello non sia il nobile selvaggio, ma il nostro io postfreudiano privo di innocenza, oppresso dalle cure per la propria persona, da un’educazione soffocante, dall’affetto apprensivo dei genitori… un miscuglio molto più pericoloso di tutto ciò a cui dovevano far fronte i nostri avi vittoriani. I nostri vicini hanno avuto un’infanzia felice, eppure sono pieni di risentimento.
Manca, nel romanzo, un livello più profondo, qualcosa che risulti più stimolante per il lettore, che lo spinga a scavare più a fondo nella storia e nella psicologia dei personaggi, che risultano, invece, piatti e poco interessanti.
Nonostante siano presenti spunti narrativi interessanti e malgrado sia chiaro il messaggio dietro al romanzo, Il condominio, di J. G. Ballard, si perde nei meandri della sua stessa narrazione non riuscendo a sviluppare bene i temi e il messaggio di fondo di cui voleva farsi portavoce, risultando, difatti, un’occasione sprecata.
Pur con delle premesse interessanti, Il condominio di J. G. Ballard non riesce nell'intento di raccontare la degenerazione della civiltà e la discesa dell'uomo allo stato di natura.