Tempo di seconda mano: il Nobel per la Letteratura di Svetlana Aleksievič
di Chiara PoliSvetlana Aleksievič ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 2015 con Tempo di seconda mano. La vita in Russia dopo il crollo del comunismo. Scopriamolo insieme.
La motivazione del Premio Nobel, assegnato a Tempo di seconda mano. La vita in Russia dopo il crollo del comunismo di Svetlana Aleksievič, recitava così:
per la sua scrittura polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo.
Era l'8 ottobre del 2015 e a conquistare il prestigiosissimo riconoscimento era questa giornalista nata in Ucraina, di origini bielorusse e di lingua russa: la perfetta incarnazione dell'URSS.
Una reporter senza paura, che aveva affrontato la guerra in Afghanistan, vissuto il disastro di Chernobyl e assistito ai moltissimi suicidi che seguirono il crollo dell'Unione Sovietica.
Affronteremo il suo lavoro su Chernobyl per il nostro ciclo inaugurato con il libro di Andrew Leatherbarrow.
Prima, però, ci tenevo a presentarvi il lavoro più celebre di una donna coraggiosa, che ha sfidato il regime e, perseguitata, ha dovuto lasciare la sua patria vivendo per un lungo periodo anche in Italia, prima di tornare a casa.
Una realtà che comprende davvero solo chi l'ha vissuta
L'ho già scritto più volte relativamente a questo libro da Nobel, ma ci tengo davvero a ripeterlo perché credo che sia fondamentale per la comprensione del valore di questo preziosissimo lavoro di ricerca.
Freud lo spiegava con l’incapacità di continuare ad avere un’identità dopo la scomparsa del riferimento su cui quella stessa identità era stata costruita.
La sua spiegazione si riferisce a quella volontaria complicità rispetto a uno stile di vita che ti costringe a condizioni difficili. Per chi non ha gli strumenti di Sigmund Freud, l'esempio più calzante è senza dubbio quello della famigerata Sindrome di Stoccolma, che interviene nel creare un legame fra il rapitore e il sequestrato dopo un periodo di tempo insieme. Ma c'è anche un altro caso, credo, che può aiutare molto bene a comprendere Tempo di seconda mano: quello dei detenuti che, dopo molti anni trascorsi in carcere, non riescono più a riadattarsi alla vita libera. Alcuni si suicidano, molti fanno in modo di farsi arrestare per tornare in prigione.
La massificazione ideologica e comportamentale dell'Unione Sovietica si spiega solo così, soprattutto dopo la lettura di questo libro che, a mio parere, andrebbe assolutamente letto per squarciare il velo su una realtà che noi a malapena riusciamo a immaginare.
Tempo di seconda mano. La vita in Russia dopo il crollo del comunismo
Siamo di fronte a un progetto di ricerca dalla portata impressionante, alimentato da uno scopo preciso: far conoscere al mondo uno stile di vita che poteva soltanto limitarsi a immaginare.
Fino al crollo del comunismo, le informazioni non circolavano al di fuori dell'URSS, se non filtrate, selezionate e manipolate dalla propaganda del Partito.
Grazie al lavoro della Aleksievič, però, i fondamenti stessi di quello stile di vita sono diventati di dominio pubblico. E l'hanno fatto tramite la voce dei suoi protagonisti.
Tempo di seconda mano ci svela una realtà fatta di convinzioni tramandante di generazione in generazione, di amore per un governo che annientava ogni possibilità di libero arbitrio e costringeva a vivere in povertà mentre i suoi esponenti si circondavano di ogni lusso disponibile sulla Terra.
Svetlana Aleksievič ha fatto il suo lavoro, e lo ha fatto con dedizione e abnegazione: ha condotto il rigoroso lavoro di ricerca che ogni giornalista che si rispetti dovrebbe compiere prima di avviare un'inchiesta.
Questa è un'inchiesta sulla fine di un mondo che al di fuori dei territori dell'ex Unione Sovietica non ha determinato grandi cambiamenti, ma che al suo interno ha lasciato d'un tratto senza riferimenti chi l'aveva subito per tutta la vita.
Milioni di persone che non osavano nemmeno sognare la libertà se la sono ritrovata fra le mani quasi da un giorno all'altro. E, come il regime aveva sempre architettato per decenni, non sapevano cosa farsene...
Testimonianze che fanno riflettere
Ci sonotre ragioni principali che mi spingono a consigliarvi caldamente la lettura di questo poderoso volume di quasi 800 pagine.
La prima è l'importanza di conoscere. Leggere, si sa, ci arricchisce. A prescindere dall'argomento di cui leggiamo, impariamo nuovi vocaboli, espandiamo il nostro linguaggio, diventiamo più bravi a comprendere il testo: come in tutte le cose, la pratica avvicina alla perfezione. Vale anche per la lettura.
In questo caso la conoscenza storica, politica e sociale che emerge dai racconti delle centinaia di persone intervistate dalla Aleksievič, è ben più preziosa di qualche vocabolo poco utilizzato. Perché ci spalanca le porte dell'unica verità che da sempre è la verità più importante: quella del popolo. Anche se, dice l'autrice, solo un sovietico può capire un sovietico...
La seconda ragione è il valore intrinseco di questo volume. Svetlana Aleksievič raccoglie ogni testimonianza includendo la capacità d'espressione dell'intervistato. Lascia che a parlare siano loro, i protagonisti di quella stessa vita che anche lei aveva vissuto, e sulla quale sceglie di non intervenire.
Il lavoro dell'autrice è di raccolta, analisi e divisione, con qualche breve intervento di commento o spiegazione. il resto arriva, così com'è, dalla viva voce di quel popolo di cui Svetlana fa parte, ma a cui non vuole togliere nemmeno una parola.
La terza ragione, non meno importante, è l'opportunità di rivalutare il valore di ciò che noi, nati e vissuti in Paesi democratici, abbiamo sempre dato per scontato: la libertà. Il bene più prezioso di cui un essere umano possa beneficiare.
Un accurato e lunghissimo lavoro di ricerca, premiato con il Nobel per la Letteratura per la sua capacità di raccontare il dramma vissuto da milioni di persone dopo una vita senza libertà.