L’idiota di Fëdor Dostoevskij: un grande classico ricco di fascino
di Chiara PoliL'idiota di Fëdor Dostoevskij è la storia di come, in una società avida e corrotta, un uomo buono e puro di cuore non sia altro che un idiota. Una mosca bianca destinata alla sconfitta...
I grandi autori russi sanno raccontare storie lunghe e complesse, piene di personaggi e intrecci, senza mai perdere l'attenzione del lettore anche quando inseriscono le loro celebri riflessioni sui più svariati - e non necessariamente pertinenti - argomenti. Ma Fëdor Dostoevskij ha un dono che, secondo me, spicca rispetto ai suoi illustri colleghi: può costruire capolavori anche sul nulla. O su una trama che chiunque altro avrebbe potuto sviluppare in un terzo delle pagine.
Eppure, Fëdor Dostoevskij non mi ha mai annoiata. Se ho fatto un po' fatica, molti anni fa, scoprendo che la metà di Anna Karenina di Tolstoj - quasi 600 pagine su 1200 - erano dedicate al cugino Kostantin, non ho mai avuto lo stesso problema con Dostoevskij. Mai. Perfino con i Fratelli Karamazov, che rappresentano una chiara provocazione dell'autore, con una premessa consapevolmente infinita e piena di digressioni.
Non a caso, Dostoevskij è fra i miei autori preferiti. E L'idiota, dopo Delitto e castigo, è la sua opera che amo di più.
Fëdor DostoevskijC’è anche chi mi crede un idiota, non ho mai scoperto perché. In verità, sono stato talmente malato da non essere molto diverso da un idiota; ma com’è possibile che sia idiota anche adesso, quando, io per primo, mi accorgo che la gente mi considera tale?
La trama
Protagonista è il Principe Myškin, di nobili origini, che torna in Russia dopo essere stato in sanatorio per curare la sua malattia: l'epilessia.
Consapevole della caducità della vita e del dolore che spesso ne accompagna una larga parte, soprattutto per le persone meno fortunate, il nostro Principe, puro di cuore, sarà buono e compassionevole con chiunque incontrerà, per il resto della sua vita. Senza chiedere nulla in cambio.
Ma la bontà, si sa, spesso fa sì che il mondo si approfitti di chi la pratica con convinzione, in nome di un ideale che condivide con ben pochi altri.
Quando il Principe s'innamora perdutamente di Nastas'ja Filippovna, una donna molto bella ma anche di dubbia reputazione, visto che si fa mantenere vivendo nel lusso grazie agli uomini che frequenta, toccherà a quest'ultima fare in modo che Myškin non si comprometta, gettando al vento la sua vita per un amore che non è degno di lui.
Il tragico finale non può che raccontarci come il fragile equilibrio fra il bene e il male finisca sempre per pendere dalla parte di quest'ultimo...
L’idiota: l'innocenza e la purezza di spirito non sono per questo mondo
Pubblicato prima a puntate e poi in edizione integrale, nel 1869, L'idiota è un romanzo che evidenza la consueta eleganza dello stile di Dostoevskij, la sua maestria nel descrivere in modo profondo e completo la personalità dei protagonisti e la sua bravura nel far sì che la tematica principale non passi mai in secondo piano.
Il Principe Myškin è bello, buono e gentile: in un mondo come quello in cui è ambientata la sua storia, non così diverso da nostro dal punto di vista dell'animo umano, non può che essere infelice. Non può che risultare un idiota. Un uomo incapace di adattarsi a ciò che risulta indispensabile per ottenere ciò che si vuole ed essere, di conseguenza, davvero felici: l'avidità, la crudeltà, l'ambizione. In una parola, il potere. Sia esso materiale, spirituale o intellettuale.
Fëdor DostoevskijNon c’è nulla di più irritante che essere ricco, di buona famiglia, avvenente, colto, intelligente e perfino buono e, al tempo stesso, non possedere nessuna attitudine speciale, nessuna originalità o almeno un’idea che possa dirsi veramente personale.
Nonostante il pessimismo di fondo che lo permea, L'idiota è un romanzo piacevole, con la storia di un uomo che diventa occasione per parlarci di una Russia corrotta, ambiziosa, avida e crudele. Una Russia in aperto contrasto con la bontà d'animo di Myškin.
Allora come oggi, essere buoni significa diventare degli idioti. Significa essere truffati, quando va male, o semplicemente essere coloro di cui tutti si approfittano, quando va bene.
Essere buoni è sinonimo di debolezza, di un sentimento che non viene mai visto di buon occhio, perché - appunto - i buoni sono considerati deboli e i deboli sono ritenuti idioti.
"Fatti furbo" è ciò che ci ripetono spesso i nostri genitori e insegnanti, ma quando siamo giovani non capiamo davvero perché ce lo dicano.
Dostoevskij, invece, l'aveva capito già a metà del 1800. E ce lo racconta come solo lui sapeva fare.
Sullo sfondo di una Pietroburgo corrotta e avida, il principe Myškin: è puro di spirito, buono e compassionevole. In una parola, un idiota. L'ultimo baluardo di un bene che non può vincere...