I versi satanici: la recensione del libro di Salman Rushdie

di Laura De Rosa

I versi satanici di Salman Rushdie è un romanzo che ha suscitato innumerevoli polemiche e persino minacce di morte contro l'autore, un libro complesso, articolato, destabilizzante.

Indice

I versi satanici è il titolo di un romanzo di Salman Rushdie così chiamato per via del riferimento, all'interno del libro, ai versetti 19 e 20 della 53ª sūra e al verso che segue, talmente "segreto" da essere stato rimosso da numerose edizioni del Corano. Ma perché vengono definiti versi satanici? Perché la tradizione li attribuiva proprio a Satana, dato che in essi si parla di 3 divinità pagane del periodo pre-islamico che sono Allāt, ʿUzzā e Manāt.

Curioso è sapere che diverse persone collegate, in un modo o nell'altro, al libro, come per esempio il suo traduttore italiano, Ettore Capriolo, siano state vittime di strani accadimenti. Nel 1991 qualcuno tentò di pugnalarlo e il traduttore dell'opera giapponese venne davvero ucciso. Una sorte altrettanto strana e triste toccò all'editore norvegese, un certo William Nygaard, che venne ferito con un'arma nel 1993.

E anche se Salman Rushdie è ancora vivo, l'imam iraniano Khomeini non ha apprezzato per nulla la pubblicazione del suo libro tanto da aver mandato su di lui una fatwa, una condanna a morte, nel 1989. In realtà questo fu solo il più clamoroso dei tanti episodi di indignazione che coinvolsero il tanto discusso libro.

Basti pensare che in India I versi satanici di Salman Rushdie venne bandito appena dopo la pubblicazione e Salman ricevette da subito numerose minacce di morte. In Inghilterra il libro venne persino bruciato nella piazza di Bolton.

Trama

Gibreel Farishta e Saladin Chamcha precipitano da un aereo e pur essendo privi di paracadute, riescono miracolosamente a salvarsi.

Ma a quel punto qualcosa di strano spunta sulle loro teste: Gibreel sembra attorniato da una strana luce, Saladin ha invece due curiose corna.

Si sono trasformati in un angelo e in un diavolo, incarnazioni del Bene e del Male, scambiati dai locali per immigrati clandestini. La loro eterna guerra ha inizio ma quando compare il profeta Mahound qualcosa cambia.

Recensione

Un libro che ha scandalizzato il mondo e che ha costretto il suo autore, Salman Rushdie, a diventare "clandestino", su di lui pende infatti una terribile condanna a morte lanciata dall'imam Khomeini. Un libro dove la fantasia si intreccia al realismo, dove il Bene affronta il Male, guerra eterna simboleggiata dai due protagonisti, un angelo e un diavolo sopravvissuti a un disastro aereo.

Ma chi sono? Due attori indiani, Gibreel e Saladin, di cui l'autore narra la storia tornando indietro nel tempo e nei fatti che li hanno portati a trasformarsi in angelo e diavolo. Lo stile narrativo non è affatto semplice e lineare, anzi addirittura complesso, e quando si arriva alla seconda parte del libro, dove Gibreel comincia a fare strani sogni, la complessità aumenta ulteriormente.

Ed è a questo punto che l'autore romanza gli episodi della vita del profeta Maometto ed è qui che fa riferimento all'episodio dei versetti satanici contenuti nel Corano, che il profeta si dice avesse recitato alla Mecca dopo che gli erano stati sussurrati all'orecchio sinistro, con l'inganno, dal diavolo, forse in un momento di fragilità. Versetti riguardanti il culto di 3 divinità pagane, Al-Lāt, al-ʿUzzā e Manāt, di cui veniva ammessa quindi l'esistenza. Riferimento che gli costò le varie minacce di morte e la fatwa di Khomeini.

Ma se bene e male, all'interno del romanzo, si affrontano come accade fin dalla notte dei tempi, il romanzo suggerisce che in fondo un confine tanto preciso tra l'uno e l'altro non esiste e che è importante saperlo, anche se non tutti concordano! Perché siamo umani, abbiamo le nostre debolezze, incluso il profeta, e dobbiamo imparare ad amare noi stessi, nonostante tutto.

VOTO9 / 10

Un libro che ha suscitato moltissime polemiche e persino una condanna a morte, ma a dispetto delle opinioni contrarie, I versi satanici di Salman Rushdie è un piccolo grande capolavoro.