Morti ma senza esagerare: una storia dolce-amara

di Emanuela Brumana

Un perfetto mix di ironia e profondità per parlare di perdita, identità, indipendenza, famiglia.

Indice

Fabio Bartolomei torna in libreria con una storia breve ma, come si suol dire, intensa. Un racconto di perdita, distacco, rinascita gestita con maestria perché, al contrario delle premesse, quello che ci si trova per le mani è un libro frizzante, ironico, a tratti pungente.

Trama di Morti ma senza esagerare

Vera è in piedi, davanti alla casa dei genitori, inaspettatamente morti in seguito a un incidente stradale.

Vera è una donna, si sente indipendente e ribelle, ma sa anche che la verità è un'altra: Vera per ogni cosa si rivolgeva ai genitori, loro erano il suo sostegno in un mondo adulto a cui forse non si è mai pronti. E ora, lei, quel mondo adulto dovrà affrontarlo da sola.

Schiacciata dal dolore e dal senso di perdita, Vera si addormenta nella sua vecchia camera. Al risveglio, però, qualcosa di straordinario accade: i suoi genitori sono lì, per lei. Non è un sogno, non è il principio della follia, non è shock, è tutto improbabilmente vero.

Morti ma senza esagerare: la recensione

Ho letto Morti ma senza esagerare d'un fiato. Merito della scrittura brillante, che sa dosare con sapienza black humor e misurate frasi profonde. Il senso di perdita è indagato senza paura, con passaggi che tolgono il fiato se ci si immedesima troppo, ma appena c'è il rischio che la cosa si faccia pesante, Bartolomei è bravissimo a cambiare rotta, e strappare un sorriso sarcastico al lettore.

La sua è una scrittura arguta e pungente e, anche se nel libro il fatto cruciale accade all'inizio, le pagine seguenti si leggono con piacere, perché le riflessioni di Vera, le sue paure sono rese in modo leggero e mai banale.

Sotto la lente d'ingrandimento, Morti ma senza esagerare mette quel rapporto così scontato e così complesso che è quello che lega genitori e figli. Perdere mamma e papà significa perdere la bussola, scoprirsi improvvisamente adulti e soli e questa consapevolezza cancella qualsiasi incomprensione che, a ripensarci poi, pare piccola. Perché litigare per una camera in disordine? Perché negarsi un abbraccio? Perché soffocare un "ti voglio bene"?

Ma quando la normalità (più o meno) le viene restituita, dopo un'ondata di euforia e affetto iniziale, Vera scopre una verità innegabile: la vita non può essere un eterno "primo appuntamento", non si può vivere ogni giorno come fosse l'ultimo, perché la tanto odiata normalità trova sempre il modo per entrare dalla finestra e allora si litiga per la camera in disordine, si rimandano abbracci e dichiarazioni d'affetto. Così capisce che, forse, volersi bene non è dirselo costantemente, soffocare il nervoso che una quotidianità condivisa può scatenare, ma accettarlo e riconoscersi legati nelle cose più piccole: ricordi condivisi, lezioni morali, tic nervosi, modi di sorridere e di prendere la vita, ricette e gestualità.

L'appartenenza scorre sottopelle, e da lì non se ne va: né durante una lite, né quando ci si allontana, né quando ci si deve dire addio per sempre.

Ma nel raccontarlo, sono stata troppo seria: Morti ma senza esagerare vi ricorderà tutto questo in maniera molto più ironica e godibile!

Morti ma senza esagerare di Fabio BartolomeiFrasiX
Morti ma senza esagerare di Fabio Bartolomei
VOTO8.5 / 10

Una storia che strappa molte risate e qualche lacrima, che fa pensare a che cosa vuol dire quel "famiglia" che spesso diciamo con troppa abitudine.