V for Vendetta, la graphic novel di Alan Moore e David Lloyd
di Giulia GrecoScritto da Alan Moore e illustrato da David Lloyd, V for Vendetta è un capolavoro senza tempo.
Alan Moore ebbe la prima idea per V for Vendetta all'età di ventidue anni, quando presentò un progetto a un concorso per sceneggiature per D.C. Thomson, che già conteneva in nuce alcune caratteristiche che sarebbero state successivamente incluse nella famosa graphic novel.
La storia che Moore voleva raccontare era quella di un terrorista dal volto truccato che, dietro lo pseudonimo “The Doll”, si ergeva contro un non ben specificato stato totalitario sul finire degli anni Ottanta.
A quel tempo, D.C. Thomson, per ammissione dello stesso Moore, non era pronta a rischiare con un terrorista transessuale, così il suo racconto venne scartato.
Nel frattempo, l'illustratore David Lloyd lavorava per Hulk Week Magazine per Marvel UK a un fumetto mystery anni Trenta dal titolo Nightraven, scritto da Steve Parkhouse.
Moore e Lloyd avevano collaborato, in precedenza, alla realizzazione di alcune storie brevi apparse su Doctor Who Monthly, così, quando David Lloyd fu contattato dalla rivista Warrior per lavorare su una nuova serie mystery ambientata ancora una volta negli anni Trenta, il disegnatore contattò Moore e i due iniziarono a lavorare al progetto che sarebbe diventato V for Vendetta.
Creazione di un capolavoro
Invece che nel vicino passato, la storia che stava man mano prendendo forma, e che inizialmente avrebbe dovuto avere per protagonista un personaggio chiamato Vendetta, fu collocata nel prossimo futuro, creando nel lettore un senso di familiarità e allo stesso tempo di straniamento. Il fumetto era in via di definizione e Moore aveva in mente i molteplici elementi che desiderava fossero riflessi in V.
La lista era qualcosa del genere:
Orwell. Huxley. Thomas Disch. Judge Dredd. 'Pentiti, Arlecchino!' disse l'Uomo del Tic-Tac' di Harlan Ellison.
'Il Gatto' e 'L'Ombra in Caccia nella Città sull'Orlo del Mondo' dello stesso autore.
Il Dottor Phibes o Oscar Insanguinato di Vincent Price. David Bowie. Shadow. Batman. Fahrenheit 451. Gli scritti della scuola di fantascienza della rivista New Worlds. Il dipinto di Max Ernst 'L'Europa dopo la pioggia'. Thomas Pynchon.
L'atmosfera dei film britannici della seconda guerra mondiale. Il Prigioniero. Robin Hood. Dick Turpin.
Da questo mix di idee nacque V for Vendetta, titolo proposto dall'editore Dez Skinn, che neppure era a conoscenza delle conversazioni tra Lloyd e Moore su un personaggio chiamato Vendetta. Per i due autori, fu un segno del destino e così divenne sempre più semplice creare il capolavoro successivamente pubblicato sulla rivista Warrior.
In un articolo dal titolo V: Dietro il sorriso dipinto, originariamente apparso su Warrior Magazine #17 durante la prima pubblicazione del fumetto, Moore racconta che, una volta scelta l'ambientazione dell'opera, gli anni Novanta, fu facile proseguire nello sviluppo della trama, dei personaggi e della struttura del fumetto.
Punto di partenza del processo creativo dell'opera era l'ipotesi che i conservatori avrebbero perso le elezioni del 1983 e che, conseguentemente, il Partito Laburista avrebbe preso il potere, rimosso tutti missili americani dal suolo britannico e avrebbe così impedito che la Gran Bretagna diventasse un bersaglio principale nell'eventualità di una guerra nucleare. Da qui in poi per Moore fu facile immaginare la presa di potere da parte dei fascisti in una Gran Bretagna post-olocausto degli anni Novanta e la figura dell'ignoto protagonista, il misterioso V, un anarchico fuggito dal campo di Larkhill che tenta di sovvertire l'ordine politico e sociale in vigore nel paese.
Secondo Moore, l'idea che V indossasse la maschera di Guy Fawkes, protagonista della nota congiura delle polveri, fu di Lloyd, che, in una lettera, gli scrisse di voler ritrarre il personaggio principale come un resuscitato Fawkes e trasmettere la sensazione che “Non dovremmo bruciare quel tizio ogni 5 novembre, dovremmo festeggiare il suo tentativo di far saltare in aria il Parlamento!”
Maschera di un eroe atipico
Era il 1982 quando la graphic novel, innovativa sotto ogni punto di vista, senza alcun effetto sonoro sulle tavole né i classici balloon a evidenziare i pensieri dei personaggi, fatta solo di immagini e dialoghi, vide la luce sulle pagine della rivista Warrior.
Coi suoi tre libri (e l'Interludio inserito tra il secondo e il terzo), V for Vendetta non è la storia di un eroe che, solo, si erge contro il mondo. È piuttosto una profonda riflessione politica sulla società e sulla natura umana. Non a caso il protagonista non può certo definirsi un eroe e, anzi, si allontana dalle caratteristiche tipiche dei personaggi classici dei fumetti. V non vive in un mondo in cui il male è causa esterna rispetto a una società il cui ordine deve essere mantenuto. V è invece colui che vuole sovvertire quell'ordine, proprio come il personaggio cui si ispira, il congiurato Guy Fawkes.
Per la prima volta, la maschera di cartapesta con le fattezze di Fawkes, come nei piani di Lloyd, assume connotazione positiva, divenendo sinonimo di ribellione intesa come unico mezzo per ottenere l'agognata libertà dall'opprimente sistema totalitario che regola la società britannica distopica descritta nell'opera. V diventa emissario di una libertà che la fedifraga Madame Giustizia non è più in grado di garantire.
Bugiarda! Sgualdrina! Puttana! Neghi pure di avergli lasciato fare ciò che voleva, con la sua fascia al braccio e la sua prepotenza!
Allora? ha perso la lingua? È quanto pensavo.
Molto bene, alla fine lei è svelata. Non è più la Mia giustizia. È la Sua giustizia ora. Ha giaciuto con un altro.
Beh, le ho reso la pariglia!
"Sob! sigh! ch-chi è lei, V? Qual è il suo nome?" Il suo nome è Anarchia. E come amante mi ha insegnato più di quanto lei abbia fatto mai! Anarchia mi ha insegnato che la Giustizia nulla significa senza la libertà. È onesta. Non fa promesse e non ne infrange.
Diversamente da lei, Gesebel.
Un tempo mi chiedevo perché non mi guardasse mai negli occhi. Ora lo so.
Allora addio cara signora. Sarei addolorato dalla nostra separazione, ma non è più la donna che un tempo amavo.
Così V si fa portavoce di un'idea di anarchia consapevole, volta a distruggere il sistema totalitario vigente. Se Fawkes è tradizionalmente considerato un traditore della patria, V/Guy Fawkes diventa, in un interessante capovolgimento, un salvatore, unico testimone attivo della memoria storica che il regime ha tentato di cancellare.
V non è più semplicemente un uomo, assurge a simbolo di un ideale, un ideale a cui non è necessario dare un volto umano. È emblematica, in tal senso, la scelta di non mostrare mai le reali fattezze del protagonista della storia, che resta volutamente sempre celato dalla maschera. Perché chiunque condivida la visione di V può essere V.