Cena con delitto: l'Artusi detective secondo Marco Malvaldi
di Lorenzo BianchiIn due gialli storici che uniscono mistero e umorismo, l'autore dei romanzi del BarLume presenta una versione inedita e crime di Pellegrino Artusi, il più celebre gastronomo italiano.
L'estate, si sa, è il periodo in cui notoriamente si legge di più. Le ferie, le vacanze al mare, le lunghe ore trascorse sotto l'ombrellone spingono molti a procurarsi uno o più volumi e darsi alla lettura. Un piacere, questo, che durante il resto dell'anno viene - purtroppo – spesso accantonato a causa dei troppi impegni o in favore di altri tipi di intrattenimento, come a esempio le serie TV.
Tra i generi che in questo periodo balzano puntualmente in testa alla classifica delle vendite ci sono i gialli, con le case editrici che li pubblicano pronte a sfruttare questa finestra per scontare generosamente i loro cataloghi e lanciare i nuovi lavori dei loro autori di punta.
Una delle più importanti case del giallo italiano è senza ombra di dubbio Sellerio, che per questa estate ha deciso di puntare tutto su Riccardino, l'ultima avventura del Commissario Montalbano del compianto Andrea Camilleri, e sul nuovo scritto di Marco Malvaldi, Il borghese Pellegrino. No, non si tratta di un'inedita indagine che coinvolge i simpatici vecchietti del BarLume ma del ritorno in salsa crime del famosissimo gastronomo Pellegrino Artusi, di cui lo scrittore pisano aveva già raccontato le gesta nel romanzo Odore di chiuso del 2011.
Visto che nel 2020 si celebrano i duecento anni dalla nascita dello stesso Artusi, nato il 4 agosto 1820, quale momento migliore per recuperare e leggere questi due gialli storici firmati da Malvaldi? Andiamo dunque a scoprirli insieme.
Odore di chiuso
Dopo aver pubblicato i primi tre volumi del BarLume, nel 2011 Marco Malvaldi si prende un anno sabbatico dalle tragicomiche indagini del barista Massimo Viviani per dedicarsi alla stesura di un romanzo giallo completamente slegato dell'apprezzata serie. Per rendere ancora più marcata questa “rottura”, per il suo nuovo lavoro l'autore sceglie la via del giallo storico, sottogenere che riprenderà poi anche nel 2018 ne La misura dell'uomo, edito da Giunti e con protagonista nientemeno che Leonardo da Vinci.
Dall'immaginaria località marittima di Pineta degli anni Duemila, in Odore di chiuso – questo il titolo del romanzo – si passa così alla Maremma toscana di fine Ottocento, un periodo in cui l'Italia, benché da poco unificata, è ancora fortemente legata alla tradizione nobiliare. Malvaldi sfrutta questo setup da vero giallo classico per ambientare tutta l'opera in un castello di ricchi signorotti locali, un enorme dimora vicino alla Bolgheri di Giosue Carducci alla cui porta, in un venerdì di giugno del 1895, si presenta il baffuto Pellegrino Artusi.
Nessuno della famiglia del barone Romualdo Bonaiuti, casata dedita alla più totale nullafacenza, sa spiegarsi il perché della visita del noto gastronomo, inventore del brioso e colto manuale La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene. Fatto sta che poco dopo il suo arrivo, coinciso con quello altrettanto misterioso di un fotografo, nel castello cala l'orrore: prima il maggiordomo Teodoro viene trovato morto; poi una schioppettata ferisce gravemente il barone.
Un po' Sherlock Holmes, un po' Hercule Poirot, toccherà proprio al sagace Pellegrino Artusi scoprire l'artefice dei misfatti, facendo sfoggio della sua vasta conoscenza letteraria dando il via a una serie di interrogatori, intuizioni e conclusioni deduttive che coinvolgeranno tutto il ricco e variopinto parterre di personaggi che abitano la magione.
Nonostante l'approccio storico e l'ambientazione meno scanzonata e caciarona di quella del BarLume, Odore di chiuso contiene in sé tutti i tratti distintivi della scrittura dei Marco Malvaldi: dalla commistione tra dialetto e parlato forbito; la presenza sottotraccia di tematiche sociali anche attuali; l'umorismo toscano fatto di sberleffi e prese di giro.
Il borghese Pellegrino
Se nella realtà sono passati nove anni dalla pubblicazione di Odore di chiuso a quella de Il borghese Pellegrino, nella finzione narrativa ne sono trascorsi cinque dalla prima, fortuita, indagine dell'inedita versione detective dell'Artusi. In questo quinquennio, il critico gastronomico ha continuato a promuovere e insegnare l'arte della buona cucina attraverso il suo noto manuale, acquisendo sempre più fama e riconoscimenti e contribuendo anche a diffondere la lingua nazionale nelle case della nazione.
Nella seconda vicenda che lo vede protagonista, ritroviamo Pellegrino Artusi nuovamente ospite di un antico castello, questa volta raggiunto su diretto invito del proprietario, un agrario capitalista che ha trasformato il suo podere in un'azienda agricola d’avanguardia. Il baffuto cuoco letterato non è però l'unico ospite della magione. Assieme a lui ci sono infatti studiosi di fisiologia, astuti banchieri, importanti nomi della finanza estera con tanto di soci e figlie da maritare al seguito. Tutti riuniti sotto lo stesso tetto non solo per conviviali abbuffate ma anche – e soprattutto – per stringere importanti affari commerciali riguardanti il mercato del decadente Impero Ottomano.
Tra pranzi e scambi di opinione, Artusi vede ripetersi la storia di cinque anni prima: uno degli ospiti della tenuta viene trovato morto, chiuso a chiave nella sua camera ma quasi certamente strangolato a mani nude. Ancora una volta, sarà compito del gastronomo ricostruire gli eventi e scovare il colpevole, seguendo un procedimento logico-deduttivo che farà incrociare la sua strada con colombi viaggiatori, tresche clandestine e passaggi segreti.
Se in Odore di chiuso Malvaldi si appoggiava soltanto al contesto storico reale, utilizzandolo come contorno narrativo senza però approfondirlo troppo, ne Il borghese Pellegrino questi si fa storicamente più accurato, finendo con il diventare una parte fondamentale della storia. In questo modo, per quanto di pura fantasia, le vicende raccontate nel libro risultano plausibili, quasi reali, lasciando credere al lettore che il buon Artusi abbia davvero avuto anche un passato da detective.
Gli altri romanzi di Marco Malvaldi
Oltre alle due indagini con protagonista Pellegrino Artusi, negli ultimi quindici anni Marco Malvadi ha dato alle stampe numerosi altri romanzi, tutti legati alla narrativa gialla. Come già detto, tra essi i più famosi sono quelli che si sviluppano intorno al BarLume, la cui serie è al momento così composta:
- La briscola in cinque (2007)
- Il gioco delle tre carte (2008)
- Il re dei giochi (2010)
- La carta più alta (2012)
- Il telefono senza fili (2014)
- Sei casi al BarLume (raccolta dei primi sei racconti, 2016)
- La battaglia navale (2016)
- A bocce ferme (2018)
I restanti romanzi, ambientati quasi tutti a Pisa o in Toscana, sono invece slegati l'uno dall'altro. In questi libri, che alternano giallo contemporaneo a giallo storico, Malvaldi gioca e sperimenta con la narrativa di genere, senza però far mai venire meno l'umorismo che pervade ogni sua opera:
- Milioni di milioni (2012)
- Argento vivo (2013)
- Buchi nella sabbia (2015)
- Negli occhi di chi guarda (2017)
- La misura dell'uomo (2018)
- Vento in scatola (con Glay Ghammouri, 2019)