Echi in tempesta, la recensione del romanzo finale della saga dell'Attraversaspecchi
di Elisa GiudiciCon il quarto volume si conclude la saga fantasy rivelazione degli anni anni sul mercato italiano. Il finale delle avventure di Ofelia è soddisfacente? La recensione di Echi in tempesta di Christelle Dabos.
Sono passati solo due anni da quando Edizioni E/o ha tentato un esperimento editoriale dimostratosi un successo: proporre una saga fantasy dedicata a un pubblico giovanile lontana dalle logiche del mercato anglosassone. Appena qualche anno fa il nome di Christelle Dabos era sconosciuto in Italia, mentre oggi la scrittrice francese si affaccia spesso nella classifica di vendita. È la prova che la generazione cresciuta con Harry Potter ha ancora fame di letteratura fantastica se presentata nella giusta forma, perché l'influenza del maghetto sulla loro formazione letteraria (e su quella di Dabos stessa) rimane molto forte.
Sin dalle sue copertine illustrate, L'Attraversaspecchi ha regalato ciò che prometteva: un'immersione in un mondo lontano e magico, capace di suscitare meraviglia con le sue Arche in cui il mondo si è fratturato e con i suoi capricciosi Spiriti di famiglia che le governano. Non solo. Pur essendo al suo esordio letterario, Christelle Dabos è riuscita a portare la sua protagonista Ofelia a piena maturazione fisica ed emotiva: all'inizio di Fidanzati dell'inverno era poco più di una ragazzina catapultata in un mondo sconosciuto e ostile, all'inizio di Echi in tempesta è ormai una donna adulta, impegnata a salvare il mondo e a scendere a patti con le proprie mancanze.
All'epoca dell'uscita in Francia il volume conclusivo della quadrilogia ha raccolto recensioni molto contrastanti e non si fatica a capire perché. Echi in tempesta non è un romanzo equilibrato e anzi fatica parecchio a illustrare al lettore i retroscena riguardanti l'ultimo nemico che Ofelia, Thorn e gli altri dovranno affrontare. Tuttavia Dabos è in grado di strappare una conclusione abbastanza soddisfacente, che non ne vanifica gli sforzi fatti nei romanzi precedenti. Alla luce del finale, L'attraversaspecchi si conferma una delle saghe da fantasy di largo consumo più incisive degli ultimi anni.
Per questo motivo vi consiglio di proseguire la lettura solo se avete già letto i primi tre volumi della stessa. Eviterò ogni anticipazione rilevante sui colpi di scena di Echi in tempesta, ma non potrò fare altrettanto su quanto avvenuto nei libri precedenti. Se siete curiosi a riguardo vi consiglio la lettura della recensione di Fidanzati dell'inverno, il primo romanzo della saga.
Com'è il finale di L'Attraversaspecchi: Echi in tempesta
Inutile girarci intorno: il quarto volume della saga di Christelle Dabos è un romanzo molto confuso e poco equilibrato nella sua narrazione. Pur rimanendo davvero agile in lettura, qualcosa nel fluire della narrazione di Dabos s'inceppa. Una volta concluso il volume è facile rendersi conto di come tutti gli eventi davvero rilevanti siano schiacciati nelle ultime cento pagine, in cui proliferano un gran numero di spiegazioni ed epifanie per portare Ofelia a capire la natura di Dio, di Eulalia e dell'Altro.
Stupisce (in negativo) come l'azione rimanga sostanzialmente ancorata a Babel, quando l'autrice ci aveva abituato ad esplorare una nuova Arca in ogni romanzo. La ricerca di Arcadia aveva fatto sperare in un maggior approfondimento in questo senso, ma la narrazione rimane ancora saldamente legata al personaggio di Ofelia, talvolta in tandem con Thorn. Come lettrice mi ha sempre molto stupito un certo taglio religioso di Dabos, che in questo libro in particolare fatica molto a contenere. Echi in tempesta sembra qua e là rimandare a un'acuta riflessione sul dolore inteso come espiazione. Questo non rende il romanzo pesante o cupo, anche se non mancano passaggi drammatici e qualche caduto nell'epica battaglia finale. Tuttavia si conferma l'impressione che tanti degli aspetti interessanti di questa storia (la presenza di menomazioni e handicap, i rapporti contrastati con le figure genitoriali, la difficolta ad esprimere le proprie emozioni) siano legati a una sorta di mortificazione della vanità dei personaggi.
Bisogna riconoscere alla scrittrice l'audacia di aver voluto rilanciare la portata della sua storia sin dal secondo volume. Poteva attenersi a una sorta di progressiva e potenzialmente infinita esplorazione "turistica" delle Arche e dei loro abitanti. Invece Dabos ha voluto trasformare l'avventura di Ofelia in una lotta epica contro Dio, un personaggio dal potere quasi illimitato. A posteriori, Echi in tempesta dimostra tutta la sua inesperienza nel maneggiare un personaggio così potente e iconico. La conclusione della saga fatica e non poco a spiegare cosa avvenuto nel passato di Eulalia e dell'Altro, con una contropartita pesante per i comprimari. Tutto lo spazio necessario a sviluppare degnamente l'uscita di scena di personaggi importanti dei libri precedenti (e molto amati dai lettori) viene fagocitata dal titanico sforzo di mettere la parola fine all'avventura di Ofelia.
Considerazioni finali sulla saga
Il finale coglierà qualcuno di sorpresa e scontenterà molti, soprattutto rispetto al destino di Ofelia e Thorn. Personalmente l'ho trovato una via di mezzo tra due scelte drastiche che forse avrebbero avuto più senso rispetto alle premesse dell'intera storia. Thorn e Ofelia sono sempre stati uniti da una solitudine individuale (e anche un po' di più) che li distanza dal resto del cast. Forse è questo l'ingrediente segreto della coppia: il trovare una casa e una famiglia l'uno nell'altra, quando anche tra congiunti si sentono isolati. Inserirli di nuovo in un sistema di personaggi legati alle rispettive collettività e Arche non era semplice. Inoltre è comprensibile come l'autrice francese abbia voluto tenersi uno spiraglio aperto per il futuro, nel caso le venisse voglia di nuovo di immergersi in uno specchio e tornare nel mondo di Ofelia con sequel e spin-off.
Echi in tempesta dunque è sicuramente il meno riuscito dei quattro volumi che compongono questa saga, ma riesce comunque a portare a termine il lavoro cominciato dal primo romanzo. Con una prospettiva d'insieme finalmente completa non posso che tornare a raccomandare la lettura di questa saga fantasy, specie se sentite la mancanza di Harry Potter o avete voglia di una lettura estremamente scorrevole ma non per questo priva di una bussola morale. L'Attraversaspecchi è perfetto anche per chi vuole riavvicinarsi al mondo della lettura, magari dopo un lungo stop. Tuttavia siate coscienti del fatto che il finale qualche falla ce l'ha e potrebbe deludervi.
Echi in tempesta è il volume più debole della quadrilogia ma non vanifica tutti gli sforzi fatti finora, dando una degna (seppur non sempre coerente) conclusione all'avventura di Ofelia e Thorn.