Warm Bodies di Isaac Marion: quando il film è meglio del libro
di Chiara PoliSuccede raramente, ma succede: a volte il film è meglio del libro da cui è tratto. Senza dubbio è il caso di Warm Bodies, il romanzo zombie di Isaac Marion con un'ottima intuizione sfruttata male e resa vincente dal film.
Per me, questo deve necessariamente entrare nel gruppo "quando il film è meglio del libro".
Come vi ho raccontato con queste 10 trasposizioni cinematografiche, spiegando le ragioni per cui capita piuttosto raramente, ma può succedere, il romanzo di Isaac Marion è inferiore al film che ne è stato tratto.
Sappiamo che mentre leggiamo un libro, giriamo un film nella nostra mente: immaginiamo personaggi, ambientazioni, situazioni... Li "vediamo" con l'immaginazione.
Quando guardiamo un film tratto da un romanzo che abbiamo amato, stiamo assistendo al film di qualcun altro: leggendo il libro, il regista e lo sceneggiatore hanno immaginato qualcosa di diverso da noi. Per questo, spesso, non ci ritroviamo e ci sentiamo traditi. O crediamo che il libro sia stato tradito.
Se pochissimi hanno avuto da dire sulle trasposizioni cinematografiche di Harry Potter, grazie alla supervisione di J.K. Rowling e alla sua precisa descrizione di Hogwarts e dei protagonisti, quasi tutti gli altri casi chiamano in causa la nostra interpretazione personale.
E arrivo al punto: la mia interpretazione personale di Warm Bodies, durante la lettura, è stata grigia. Sotto ogni punto di vista.
Poi ho visto il film e... La storia di Isaac Marion ha ripreso colore.
Warm Bodies: la trama del romanzo
R è uno zombie. E pensa. Pur essendosi trasformato, come quasi tutto il resto della popolazione mondiale - salvo pochi sopravvissuti - in un morto vivente affamato di cervelli freschi, continua ad avere una vita interiore.
Si esprime a grugniti, comunicando con alcuni degli altri zombie - come il suo migliore amico, M. Perché non tutti gli zombie sono come loro, ma stanno diventando sempre di più: è come se riprendessero coscienza di essere stati, una volta, degli esseri umani.
E quando assaggia il cervello di un ragazzo, R scopre che i pensieri della sua vittima diventano anche i suoi. E l'amore per una ragazza di nome Julie diventa un po' anche il suo...
R trova Julie e cerca di comunicare con lei. Sconvolta dall'idea che gli zombie siano ancora in grado di pensare e soprattutto di controllare la loro fame insaziabile, Julie prova a far capire anche ad altri che gli zombie non sono come avevano sempre creduto...
Warm Bodies: le tematiche
Premessa. Se avete letto i miei articoli su The Walking Dead, o sui romanzi a tema zombie, lo sapete già: io mi definisco un'integralista romeriana.
Per me, lo zombie è una creatura priva di ragionamento, mossa sempre e solo dalla fama, con un istinto primordiale e l'incapacità di compiere azioni, se non gesti molto semplici.
Lo zombie per definizione non ragiona. Non pensa. Non ha assolutamente più nulla di umano. Per questo ci fa così paura, perché rappresenta la morte che ci insegue con il volto delle persone che avevamo amato. E perché, in definitiva, è la risposta all'eterna domanda:"Cosa c'è dopo la morte?".
Se il mondo è invaso dagli zombie, la risposta non può essere che una: niente. Assolutamente niente, se non un corpo vuoto che vaga, uccidendo e cercando di sfamarsi, fino alla fine dei tempi.
Isaac Marion ha un'intuizione vincente: sottolinea come, anche in caso di apocalisse zombie, ci sia una risposta.
Dopo la morte c'è ancora qualcosa. Il cervello - sede fisica di quella che Marion certamente identifica con l'anima - continua ad avere una vita.
Il punto di forza, sebbene molto lontano dagli standard degli zombie di romanzi come Diario di un sopravvissuto agli zombie, è questo. Peccato che Marion non sia in grado di svilupparlo a dovere, banalizzandolo come se stesse raccontando la storia di un normale teenager.
Il potenziale di Warm Bodies, insomma, rimane inespresso, benché intuibile, in una storia che in un certo senso arriva addirittura a offendere il lettore appassionato ed esperto di zombie.
Manca l'approfondimento psicologico necessario a fare di R un personaggio da amare.
Manca una descrizione adeguata del mondo in cui R e Julie s'incontrano.
Manca la sottolineatura di quella diversità - tematica ricorrente della letteratura sui morti viventi - che l'autore avrebbe dovuto rappresentare.
Warm Bodies: il film
Tutto ciò che manca, fortunatamente, arriva nella trasposizione cinematografica.
Leggere "Grrrrrr" è ben diverso dal vedere e sentire uno zombie che tenta di parlare.
Scritto e diretto da Jonathan Levine (Fa' la cosa sbagliata, Non succede, ma se succede...), Warm Bodies (distribuito in Italia con il sottotitolo L'amore prende vita) ha puntato tutto sulla commedia.
Perché leggere "Grrrrrr" può essere fastidioso, ma può anche diventare un'esperienza divertente se a tentare di parlare sullo schermo ci sono due zombie vestiti in modo piuttosto improbabile che cercano di comunicare.
L'errore di Isaac Marion è stato uno solo: prendersi troppo sul serio. Ha voluto scrivere un romanzo zombie che contiene una storia d'amore e l'ha fatto infrangendo tutte le regole del genere senza inserire alcun elemento (fantasy, comedy, thriller...) in grado di trasformare il suo tentativo in un successo.
L'idea c'è, è lo svolgimento che lascia a desiderare.
Jonathan Levine lo capisce e punta tutto sulla creazione di una zombie-comedy che tratta anche il tema della difficoltà di accettazione del diverso.
Meglio di così...
Film batte romanzo 2-0.
Isaac Marion ha un'intuizione vincente: raccontarci la vita interiore degli zombie. Purtroppo non la sa sfruttare a dovere, prendendosi troppo sul serio. Molto meglio il film tratto dal suo romanzo...