Da "Lolita" a "Anna Frank": 10 grandi classici rifiutati dagli editori

di Cristina Migliaccio

Esisteva un tempo in cui i grandi classici della letteratura come li conosciamo oggi avevano incassato più rifiuti che consensi, ma alla fine ce l'hanno fatta.

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Esistono dei romanzi che sono diventati una pietra miliare dell'editoria, romanzi che hanno fatto la storia della letteratura, libri di cui oggi non potremmo mai pensare di poter fare a meno ma che un tempo, per ignoranza o per altre motivazioni, sono stati persino scartati dagli editori poiché ritenuti poco degni della pubblicazione.

Eppure, quei romanzi che noi reputiamo oggi classici della letteratura, pilastri irremovibili a livello nazionale e mondiale, hanno ricevuto il grande "no", una sonora porta sbattuta in faccia. Certo è che non tutti gli editori possono avere una mente così lungimirante, né il coraggio di affrontare le proprie circostanze storiche (basti pensare che talvolta la censura poteva invalidare del tutto un romanzo). Altre volte invece il "no" arriva perché quel romanzo non calza perfettamente con la linea editoriale della casa editrice (un fattore che è ancora valido).

Ma quali sono i grandi classici che sono stati rifiutati dagli editori? Vediamo insieme qualche esempio.

Dalla parte di Swann, Marcel Proust

Ebbene sì. Anche Proust ha ricevuto un sonoro "no" di risposta. Il primo volume de "Alla ricerca del tempo perduto" è stato pubblicato con pochissime copie, le spese di stampa sono state sostenute dall'autore in persona dopo che l'aveva proposto a due editori (Fasquelle e NRF), che però hanno rifiutato la pubblicazione. Proust sospettava che non avessero neppure aperto il plico di fogli. Arrivò anche il terzo rifiuto da parte della casa editrice Ollendorff, poiché non capivano perché mai "un tizio possa impiegare ben 30 pagine per descrivere come si giri e rigiri nel letto". Quando poi Proust pubblicò a sue spese il romanzo, la Fasquelle ci ripensò e implorò l'autore di pubblicare sotto loro contratto i successivi volumi dell'opera.

Gente di Dublino, James Joyce

Un altro grande romanzo ad essere stato rifiutato dall'editoria è Gente di Dublino. Quando Joyce presentò la sua raccolta di racconti a vari editori, il responso fu unanime. Tutti gli editori gli intimarono di apportare delle modifiche al suo testo, per ridimensionare l'immagine di Dublino che spiccava da quelle parole, l'eccesso di realismo e autenticità dei personaggi in fuga da una città paralizzante non piacque agli editori. Joyce ha ricevuto 18 rifiuti da 15 case editrici diverse, dal 1905 al 1914.

Il Gattopardo, Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Potreste mai immaginare lo studio della letteratura senza Il Gattopardo? Il romanzo è stato rifiutato ben due volte. All'epoca, durante il boom economico, Giuseppe Tomasi di Lampedusa era un principe siciliano molto colto e solitario, esterno al panorama editoriale. Il suo romanzo è stato proposto dapprima alla Mondadori (dov'è stato rifiutato dai dirigenti editoriali) e poi alla Einaudi (dove è stato bocciato dal direttore Vittorini). Vittorini ha anche scritto una lettera all'autore, spiegando il suo punto di vista, che trovate sul sito della Feltrinelli.

Lolita, Vladimir Nabokov

L'hanno definito scandaloso, scabroso, eppure è uno dei romanzi più letti. Lolita, secondo gli editori, poteva essere pubblicato soltanto dopo essere stato sottoposto a tagli e censure. Nonostante questo, Nabokov è riuscito a pubblicare il suo romanzo nel 1955 a Parigi in lingua inglese con una casa editrice nota per la produzione erotica, ma molto presto fu messo al bando. Negli Stati Uniti arrivò tre anni dopo e vendette centomila copie in meno di un mese.

Fiesta, Ernest Hemingway

Fiesta fu pubblicato nel 1926 a New York ma, prima di allora, è stato rifiutato da Moberley Luger (della casa editrice Peacock & Peacock) perché "noioso e offensivo al tempo stesso". "Se posso essere sincero", gli disse l'editrice, "Lei sicuramente è un “vero uomo”, non è così? Non sarei sorpresa di scoprire che ha scritto tutta la storia chiuso dentro a un club, con il pennino in una mano e un bicchiere di brandy nell’altra", dichiarò, come riporta Telegraph.

Se questo è un uomo, Primo Levi

Un altro romanzo definito un classico della letteratura è Se questo è un uomo di Primo Levi, il cui rifiuto di pubblicazione in realtà è cosa ben nota. Einaudi nel 1947 bocciò la proposta di pubblicazione (in particolare per il parere contrastante di Cesare Pavese), e allora passò nelle mani di una piccola casa editrice (De Silva) che lo stampò in 2500 copie. Einaudi ha rifiutato il romanzo una seconda volta: entrerà nel suo catalogo soltanto nel 1958.

La fattoria degli animali, George Orwell

Un altro grande classico è La fattoria degli animali, rifiutato dalla casa editrice Faber & Faber che lo reputò uno scritto notevole ma con un diverso punto di vista rispetto alla propria linea editoriale: Orwell critica la situazione politica dell'epoca, per cui prevalse il contesto storico d'appartenenza.

"Sono molto dispiaciuto, perché chiunque pubblicherà questo romanzo avrà naturalmente l’opportunità di pubblicare i suoi lavori futuri: e ho molta considerazione per i suoi lavori, perché lei è un esempio di scrittura di fondamentale integrità", fu questo il rifiuto della casa editrice, la cui lettera integrale in lingua originale è presente sul sito della British Library.

L'amante di Lady Chatterley, David Herbert Lawrence

Anche D.H. Lawrence incassò un rifiuto. L'amante di Lady Chatterley è stato pubblicato per la prima volta a Firenze nel 1928 in lingua inglese, ma venne messo al bando per oscenità per descrizioni troppo esplicite, considerate "tali da tendere a depravare e corrompere le persone". Solo nel 1960 il romanzo tornò in circolazione e in due anni ha venduto 2 milioni di copie.

Diario di Anna Frank

Anche il Diario di Anna Frank non voleva essere pubblicato. Furono ben 15 gli editori che rifiutarono la pubblicazione, ognuno per motivazioni diverse. La prima casa editrice che decise di pubblicarlo attuò una forte censura (ben 25 passaggi del manoscritto) e aggiunse altri passaggi ai fini didattici.

La campana di vetro, Sylvia Plath

Un altro romanzo reputato "deludente e infantile" fu quello di Sylvia Plath. La campana di vetro è stato stroncato dalla casa editrice Eugen F. Saxton Fellowship. Anzi, Alfred A. Knopf non si limitò a bocciare il romanzo, ma si rivolse all'autrice sbagliato appositamente il suo cognome, chiamandola Play anziché Plath.

Libri rifiutati di recente: da Stephen King ad Andrea Camilleri

Non soltanto grandi classici, ma anche scrittori contemporanei hanno assaporato il retrogusto amaro della parola "no" da parte di un editore. Caso lampante è quello di J.K. Rowling: la mamma di Harry Potter ha dovuto sudare un bel po' per ottenere il via libera per la pubblicazione. Il suo romanzo è stato rifiutato almeno una decina di volte. Soltanto grazie alla figlia del presidente della casa editrice Bloomsbury, che convinse il padre, la Rowling ottenne finalmente la possibilità di pubblicare il suo Harry Potter e la pietra filosofale.

Un altro ad aver incassato il rifiuto è stato Stephen King. Il Re dell'horror ha collezionato tantissimi rifiuti nell'arco della sua prolifera carriera, il più eclatante è stato per Carrie. La motivazione? "I racconti di fantascienza con utopie negative non vendono". Mai errore fu più eclatante.

Anche Carlos Ruiz Zafon, autore scomparso prematuramente a causa di una malattia, ha sudato un po' prima di poter pubblicare L'ombra del vento: secondo il parere di alcuni editori, quel romanzo non valeva più di tre copie stampate. O ancora Andrea Camilleri, il padre letterario del Commissario Montalbano, ha ricevuto un sonoro "no" per la pubblicazione de Il corso delle cose, il suo primissimo romanzo, pubblicato dopo dieci anni di rifiuti. Anche "Il Padrino" di Mario Puzo è stato rifiutato da alcuni grandi editori italiani (c'era chi lo riteneva crudo, volgare, violento, grossolano) e chi persino se la prendeva con il cognome dell'autore, ritenuto impresentabile.