Auschwitz. Ero il numero 220543 di Denis Avey, una storia vera

di Chiara Poli

Un prigioniero di guerra inglese ad Auschwitz, ai lavori forzati insieme agli ebrei, decide di vedere coi propri occhi cosa succedeva durante l'Olocausto. Ecco la trama e la recensione della storia vera di Denis Avey.

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Nel corso degli anni - e ne sono passati diversi dall'uscita di questo libro, pubblicato in Italia nel 2011 - ho letto molte recensioni negative.

Tutte avevano in comune lo stesso elemento: la presunzione, da parte dei lettori, di essere stati tratti in inganno dal titolo.

Perché questa non è la storia di un ebreo deportato ad Auschwitz, come Il tatuatore di Auschwitz o Scolpitelo nel vostro cuore.

Ma resta comunque la testimonianza di un militare inglese internato nel campo di concentramento più tristemente famoso della storia.

Non capisco cosa possa esserci di ingannevole nel racconto di una tragedia di queste proporzioni.

Di libri da leggere sull'Olocausto ce ne sono centinaia, e un punto di vista diverso è senza dubbio utile ad arricchire la nostra conoscenza della pagina più oscura del passato dell'umanità.

Perché conoscere, non mi stancherò mai di ripeterlo, è un dovere morale. E l'unico modo per evitare che la storia si ripeta.

La trama di Auschwitz. Ero il numero 220543

  1. Il soldato inglese Denis Avey, prigioniero di guerra, è detenuto ad Auschwitz. Il suo è un campo separato da quello riservato agli ebrei, ma Denis e tutti i suoi compagni sanno cosa sta succedendo.

Durante il giorno, infatti, lavorano fianco a fianco con gli ebrei. Lavori fisicamente devastanti, che per quelle povere anime senza cibo a sostentarle, senza vestiti per coprirli e senza alcuna tregua diventano un inferno.

Gli stranieri, i prigionieri di guerra, stentano a credere ai loro occhi. Ma poi capiscono. Gli ebrei non sono lì per lavorare. Sono venuti ad Auschwitz per essere sfruttati fino alla fine, prima dello sterminio.

Denis sa cosa ha sentito e cosa ha capito da solo, ma non gli basta. Vuole vedere. Vuole sapere. Per questo, scambia i propri abiti con un detenuto ebreo e va a vivere nella sua baracca, scoprendo il vero orrore di Auschwitz.

Il significato del libro

Quando si parla di Auschwitz, la prima domanda è quasi sempre la stessa: com'è stato possibile? Com'è potuto accadere in Europa, in campi di concentramento circondati da popolazioni civili che hanno assistito senza muovere un dito a un dramma senza precedenti?

E anche la risposta, ormai, è sempre la stessa: fingevano di non sapere. Non volevano sapere. Non volevano crederci.

Allo stesso modo, anche Denis Avey in qualche modo ha bisogno di vedere con i propri occhi, di scoprire una verità che è già a un palmo dal suo naso ma che è così incredibile da aver bisogno di una sorta di verifica.

Quella verifica, che Denis compie con un gesto incosciente, porterà alla stesura di una testimonianza preziosa sull'orrore dell'Olocausto.

Il libro di Denis Avey è commovente, ma è anche pieno d'ispirazione. Come il reporter che non era e che non avrebbe dovuto essere, Avey mette a rischio la propria vita per raccontare la mondo la verità.

La stessa verità che tutti volevano negare perché non si sentivano in grado di affrontare.

Ci sono sempre state due categorie di persone, al mondo: ci sono quelli che preferivano (fingere di) non vedere e quelli così coraggiosi da fare di tutto per far cadere il velo su qualcosa che il mondo avrebbe dovuto fermare.

Il mondo non l'ha fermato l'Olocausto, ma una parte di esso, almeno, l'ha testimoniato. Denis Avey l'ha fatto grazie all'aiuto di un giornalista della BBC, Rob Broomby, che ha firmato il libro insieme a lui per raccontare una storia davvero difficile da mettere nero su bianco.

Ma anche una storia che va letta.

Auschwitz. Ero il numero 220543 libroNewton Compton
Auschwitz. Ero il numero 220543 di Denis Avey
VOTO8 / 10

Detenuto ad Auschwitz come prigioniero di guerra, il soldato inglese Denis Avey rischia la vita per diventare testimone dell'orrore dell'Olocausto. Un libro coraggioso scritto da un uomo coraggioso.