Il poema del vento e degli alberi, il coraggioso manga di Keiko Takemiya

di Giulia Greco

Un filo invisibile lega le vite di Gilbert, bello e dannato, e Serge, serio e diligente, quando i due diventano compagni di stanza in un istituto maschile nel sud della Francia di fine Ottocento.

Indice

La passione travolgente e il desiderio dirompente, la malinconia e il dolore, la disperazione più nera, le paure, i sogni e le pulsioni tipiche dell'essere umano, le contraddizioni e i malumori, la dissoluzione e l'amore che non accetta compromessi trovano ampio spazio ne Il poema del vento e degli alberi, maestosa opera di Keiko Takemiya, l'autrice appartenente al gruppo del '24 (un collettivo di giovani fumettiste nate quasi tutte nel 1949, ventiquattresimo anno dell'era Showa), che ha saputo ritagliarsi un posto d'onore nell'Olimpo dei grandi autori del fumetto giapponese.

Ispirato a Le amicizie particolari, film del 1964 diretto da Jean Delannoy e tratto dal romanzo di Roger Peyrefitte, Il poema del vento e degli alberi è la parabola discendente di Gilbert Cocteau, il racconto di un'esistenza nata e vissuta nella tragedia, il dramma di un ragazzo che non ha mai conosciuto l'amore vero né l'innocenza dell'essere un fanciullo, la consapevolezza che per chi è troppo danneggiato, non c'è possibilità di salvezza.

Un'opera controversa, trama e temi del manga

Novembre 1880. Provenza, Francia meridionale.

Nel collegio cattolico Lacombrade di Arles, il quattordicenne Gilbert Cocteau si risveglia al fianco del compagno più grande Brohut, uno dei suoi numerosi amanti, prima di dirigersi nell’ufficio del preside e concedere il proprio corpo al capo dell'istituto.

Nello stesso momento, il giovane visconte Serge Battour fa il suo ingresso nel collegio maschile Lacombrade. Serio e ligio al dovere, Serge è dotato di un talento straordinario per il pianoforte. È un ragazzo carismatico e socievole che presto si guadagna il rispetto dei suoi compagni di scuola, nonostante il colore della sua pelle generi un iniziale astio nei suoi confronti. Figlio di un nobile e di una prostituta zingara, Serge non fa mistero delle proprie origini, ma non è disposto a lasciare che l'umile discendenza della madre Paiva diventi un'etichetta. Il suo orgoglio e la sua indole gentile, la rettitudine e la morale incrollabile, più che il colore scuro della sua pelle, fanno sì che Serge non passi inosservato mentre a testa alta percorre i corridoi del collegio Lacombrade.

Proprio per questo, a Serge viene assegnato un posto in camera col diabolico Gilbert nella speranza che il giovane visconte riesca a ricondurre Gilbert su un sentiero fatto di integrità e dirittura morale.

Come Serge, anche Gilbert porta su di sé un'etichetta, ma al contrario del compagno di stanza non ha alcuna intenzione di scrollarsela di dosso. Gilbert, vero protagonista della vicenda, spezzato da anni di violenze subite e da un'infanzia rubatagli troppo presto, viene allontanato dai compagni di scuola, considerato solamente come un oggetto sessuale da chi si lascia sedurre dal bel ragazzino e gli rivolge le proprie attenzioni.

Il poema del vento e degli alberi di Keiko TakemiyaJ-Pop/Keiko Takemiya
Il cofanetto de Il poema del vento e degli alberi, edito da J-Pop

Nonostante siano simili sotto un certo punto di vista, nonostante siano entrambi considerati in qualche modo dei diversi, Serge e Gilbert rappresentano due risvolti della stessa medaglia, il virtuoso da un lato, il dannato dall'altro, l'albero e il vento della metafora presente nel titolo. Saldo, ancorato alla terra, bisognoso di mettere radici il primo, voluttuoso, mutevole e inarrestabile il secondo.

In Serge sono presenti tutti gli stilemi di un'epoca, la Belle Époque che fa da cornice alla storia narrata ne Il poema del vento e degli alberi, ci sono tutto il pensiero romantico ottocentesco e la riscoperta del classici. In Gilbert, c'è invece il rigetto di una matrice di pensiero che vorrebbe vederlo conformarsi al modus vivendi del resto dei suoi compagni, ma Gilbert non potrà mai essere come gli altri, perché troppo a lungo è stato vittima del suo sadico tutore, lo zio – o più probabilmente il padre – Auguste Beau.

Educato fin dalla tenera età di cinque anni a essere schiavo del piacere sessuale, Gilbert usa la sua bellezza androgina, con le sue labbra rosse e carnose e gli indomabili riccioli dorati, per sedurre e vivere come un esteta, ricercando il piacere più assoluto e sperimentando il dolore più nero.

Per il bel Gilbert, Serge costituisce una sfida che stuzzica il suo appetito e la sua curiosità e che lo spinge a tentare di dimostrare che anche il più retto dei compagni non può che cedere alle pulsioni sessuali. Se Gilbert si aspetta che Serge capitoli e cada ai suoi piedi, si sorprende quando il giovane dalle origini zingare cede alle lusinghe non tanto perché mosso dalla passione e dal desiderio carnale, ma dall'amore più disinteressato. Serge è il primo a non vedere Gilbert solo come un oggetto volto ad appagare i propri più reconditi impulsi. Serge si scopre innamorato di Gilbert e si impone una missione impossibile: salvarlo da sé stesso e dal destino che sembra essere stato scritto per lui. Così, Gilbert sfugge alla morsa di Auguste e si innamora a sua volta di Serge, cambiando poco a poco sotto la sua influenza. Ma proprio quando sembra che possa esserci un lieto fine per i due, Auguste torna a reclamare ciò che considera una sua proprietà e Serge e Gilbert progettano di fuggire dal collegio Lacombrade.

Il loro amore e la fuga romantica che ne consegue altro non sono che una sfida alla moralità perbenista dell'epoca, che cela l'ipocrisia delle classi nobili e le loro più orribili depravazioni. Se il preside di Lacombrade, venuto a conoscenza della relazione omosessuale tra Serge e Gilbert, indossa una maschera di disprezzo verso i ragazzi che avrebbero compiuto, nella cattolicissima scuola, un peccato mortale e guarda con sconcerto a Serge che orgogliosamente ammette la realtà della storia d'amore col compagno di stanza, nell'intimità delle proprie stanze non nasconde la propria deviata attrazione per Gilbert Cocteau.

La fuga di Gilbert e Serge diventa allora la sola via per sfuggire alla doppiezza della società gerarchica e moralista della Francia del tardo Ottocento.

Il mondo al di là di Arles non è però magnanimo con Gilbert e Serge, non più di quanto lo fosse la quotidianità del collegio. Il destino cui i due vanno incontro è crudele e la vita nei quartieri poveri di Parigi rende entrambi insoddisfatti. Da un lato, Gilbert sente le proprie ali tarpate, dall'altro Serge si sente in dovere di donare all'amato un barlume di felicità, un sentimento che non ha mai avuto il privilegio di assaporare. Il rapporto tra i due, già spesso conflittuale a causa delle loro differenze, si tinge di nuove sfumature. Serge resta un idealista con la testa sulle spalle, un ragazzo che guarda alla concretezza delle cose e si preoccupa di sopravvivere. Gilbert resta nella dimensione di un sogno infantile, vive le sue giornate nell'attesa di poter toccare ed esplorare il proprio compagno perché per lui l'amore è tale solo se contempla la sfera del piacere sensoriale. Allontanare Gilbert dalla vita dissoluta condotta fin da bambino per volere dello zio Auguste non riesce a placare i tormenti del protagonista, la cui natura mutevole non può essere imbrigliata. Gilbert non potrà mai vivere un'esistenza simile a quella dei suoi coetanei, fatta di impegno quotidiano, di rapporti formativi e amicizie durature. Tutto è passeggero nella vita di Gilbert, non esistono relazioni col mondo esterno che non siano basate sul sesso. Tutto passa attraverso un gioco di seduzione che diventa la ragione ultima della sua esistenza. Solo per un brevissimo istante, quando le storia con Serge sembra poter assumere la forma di un idillio romantico, Gilbert osa ammettere a sé stesso e agli altri: “Credi che finora io mi sia lasciato prendere da voi per piacere?! Io ero alla vostra mercé solo perché non avevo le ali. Ma ora le ho”. Eppure, quando Gilbert si trova faccia a faccia con la vita al di fuori dei cancelli dell'istituto, si rende conto che Serge non gli basta, non perché non lo ami, ma perché non può dedicargli tutte le attenzioni che rendono Gilbert veramente libero. Gilbert non assapora mai la vera libertà perché, liberatosi dal giogo dell'autorità dello zio, diventa prigioniero di uno stile di vita che non gli appartiene. Spezzato irrimediabilmente, Gilbert non riesce a trovare un suo posto nel mondo, né a comprenderne le regole che lo governano. Resta un bambino bisognoso di attenzioni, che perennemente si sente abbandonato dalle persone che ama di più e che non riesce a riconoscere e apprezzare a pieno il vero amore disinteressato di Serge.

Malgrado le differenze, malgrado i continui screzi, le incomprensioni e i diversi modi di concepire l'esistenza, il filo rosso che unisce i destini di Serge e Gilbert non può essere spezzato, nulla può recidere il loro legame eterno, che resterà tale e continuerà a vivere anche dopo il tragico finale nei brani che Serge compone al pianoforte (“In questo brano c'è Gilbert... solo lui”), nei suoi pensieri e nei suoi ricordi.

Precursore di un genere

Sarebbe ingenuo pensare che il peso di Kaze to ki no uta (questo il titolo originale dell'opera) nel panorama fumettistico giapponese sia solo quello di aver avuto il coraggio di narrare una storia tanto audace per la cultura dell'epoca in cui è stata scritta (il Giappone degli anni Settanta). La risonanza che Il poema del vento e degli alberi ha avuto nella produzione successiva è senza pari. A conti fatti l'opera di Takemiya ha dato i natali al genere del manga shonen ai, quello a sfondo omoerotico da cui si sono successivamente sviluppati i filoni yaoi e boys love, cambiando per sempre le regole del fumetto.

Con Il poema del vento e degli alberi, per la prima volta, venivano raffigurati due ragazzi a letto insieme. Il sesso, e con esso le violenze, la sodomia, la pedofilia, il sadismo e il masochismo, a volte purtroppo romanticizzati o addirittura normalizzati dai personaggi dell'opera (“Prima hai menzionato Auguste. Pensavo a come quell'uomo avrà riaccolto Gilbert. Ultimamente penso spesso... che anche quello fosse amore”.), fanno de Il Poema del vento e degli alberi una serie ardua da leggere, dura, un'opera che colpisce il lettore dritto al cuore, con la precisione di un cecchino.

Attraverso la sfortunata storia d'amore tra Gilbert e Serge, Keiko Takemiya indaga il confine tra infanzia ed età adulta, l'omosessualità, la repressione sessuale, la scoperta del proprio io in un'età segnata da cambiamenti e nuove conquiste, le brutture, le aberrazioni e le turpitudini di cui l'essere umano è capace. E lo fa attraverso la parabola di Gilbert, eroe tragico di una storia che si spinge al di là del fumetto e diventa vera e propria letteratura tutta proiettata verso l'occidente, verso l'arte e la cultura ottocentesche.

Il poema del vento e degli alberi è un'opera adulta, sconvolgente, impossibile da leggere serenamente, dai toni e dalle immagini forti che il tratto morbido del disegno, preso in prestito dalla tradizione disneyana, non riesce a mitigare.

Audace e innovativo, Il poema del vento e degli alberi è un affresco decadente della società, attraversato da un'aura di malinconia, fatto di eccessi, di posizioni assolute e di estrema sofferenza, un racconto che esplora la fugacità dell'esistenza e racconta una storia tratteggiata da brevi e intensi attimi vissuti insieme che hanno il sapore dell'eternità.

VOTO10 / 10

Il poema del vento e degli alberi è un'opera dal sapore malinconico, che racconta la sfortunata storia d'amore tra Gilbert Cocteau e Serge Battour.