Numero undici: analisi di un'opera rappresentativa di Jonathan Coe
di Chiara PoliNumero undici: l'undicesimo romanzo dell'autore. Il numero 11 che torna continuamente nella storia. Un esperimento che solo la genialità di Jonathan Coe poteva portare a termine con successo. Ecco come e perché.
Numero undici: Jonathan Coe non poteva scegliere un titolo più semplice per il suo undicesimo romanzo.
Ma di semplice, questa storia, non ha molto. Non sotto la superficie, almeno.
Apparentemente si tratta del racconto delle vite due due personaggi principali, due bambine amiche che crescono e diventano adulte.
In realtà, è un esperimento pieno di livelli di lettura stratificati, di generi diversi sapientemente - e inaspettatamente - mescolati, di riflessioni sulla natura umana, sull'amicizia e sulla paura.
Numero undici è stata un'opera controversa fra i fan del grande scrittore inglese.
Scopriamo insieme perché.
Una storia stratificata
Due amiche, che si frequentano fin da bambine, crescono. Anno dopo anno. Tanti nuovi personaggi entrano nelle loro vite e s'intrecciano con esse, ampliando la narrazione.
Crossover ricorrenti con La famiglia Winshaw, una delle opere più celebri e celebrate di Jonathan Coe, lasciano intendere che l'intero universo narrativo dell'autore si trovi qui dentro.
Ci sono tutte le tematiche a egli care, ci sono personaggi complessi che commettono errori semplici, eppure in grado di influenzare drasticamente il loro destino.
Politica, giornalismo, ossessioni infantili, cinema, TV, filosofia, indagini criminali, discriminazione, paure che diventano realtà... Dentro le trame e le sottotrame di Numero 11 c'è tutto il mondo di Coe.
Basta saper guardare in profondità, per sentirsi a casa se già si conosce e si apprezza questo autore. E non apprezzarlo, ve lo dice una che ha divorato tutte le sue opere, è davvero difficile.
Perché Jonathan Coe ci parla di qualsiasi argomento con semplicità, arricchendo il contesto di metafore che servono a comprendere ancor più il cuore della questione.
Potrebbe sembrare una contraddizione, ma non lo è.
Numero 11 non costruisce orpelli inutili attorno al nodo narrativo: arricchisce ogni singola tematica grazie al mondo che le ruota attorno.
Equivoci e manipolazione
Allison e Rachel sono le protagoniste di una lunga storia che ci racconta la vita, la crescita, l'accettazione di sé, la lotta per la sopravvivenza e al tempo stesso il nostro mondo. Con tutti i suoi mali.
Al centro dello spazio narrativo in cui queste due bambine, poi adolescenti e infine adulte, si muovono nel tempo, ci sono gli equivoci che le allontanano e la manipolazione dell'informazione.
La comunicazione nella società 2.0, fatta di messaggi e non di parole, né al telefono né - non si usa più - faccia a faccia diventa occasione di fraintendimenti.
Quante volte abbiamo sbagliato a scrivere un messaggio, l'abbiamo inviato alla persona sbagliata, l'abbiamo solo scritto e mai inviato o abbiamo accuratamente evitato di controllare il testo con gli interventi del correttore automatico?
Chiunque abbia mai usato un telefono cellulare sa bene di cosa ci parla Coe: della superficialità nella comunicazione contemporanea, che porta a inutili fraintendimenti, e della manipolazione di quella stessa comunicazione.
L'intromissione di un reality show - che di reale non ha proprio nulla - nella vita di una delle due ragazze è il simbolo di come ciò che vediamo tutti i giorni in TV sia il frutto di una rielaborazione.
La cosiddetta tv-verità non offre al pubblico ciò che accade realmente: gli offre ciò che pensa che il pubblico voglia vedere. E spesso ci azzecca, perfino quando è il pubblico stesso a non sapere di volere ciò che gli viene propinato...
Penso che questo basti a dimostrare la profondità nelle argomentazioni di Numero 11, e non voglio spingermi troppo oltre perché rovinare qualche sorpresa, in un libro come questo, è un delitto imperdonabile.
In molti degli eventi vissuti dalle protagoniste, ciascuno di noi può riconoscersi. In altri può solamente immaginarsi, mentre il confine fra realtà e immaginazione, natura e soprannaturale, diventa sempre più labile.
Con un solo, inequivocabile scopo: farci riflettere sul mondo in cui ciò che pensiamo di sapere possa essere stato manipolato dalla fonte stessa.
Attraverso un gioco letterario di scatole cinesi che non finisce mai...
Ci sono sempre due livelli nei libri di Jonathan Coe: uno superficiale e uno che scava dentro ai personaggi e alle storie. Numero undici si spinge oltre, arrivando a parlarci di noi e del nostro mondo