Horror e dramma psicologico si fondono assieme in Tokyo Ghoul e Tokyo Ghoul:re, l'opera che ha garantito a Sui Ishida un posto nell'Olimpo dei fumettisti giapponesi.
Correva l'anno 2011 quando il primo capitolo di Tokyo Ghoul, opera di debutto di Sui Ishida veniva pubblicato per la prima volta sulla rivista Weekly Young Jump. Allora ancora nessuno poteva immaginare che questo manga – col suo sequel, Tokyo Ghoul:re – sarebbe presto diventato un pilastro dell'horror psicologico.
Nella città di Tokyo, si annidano tra la folla creature sanguinolente e malvagie, degli autentici predatori che cacciano gli umani per farne il loro pasto quotidiano. Sono i ghoul.
Quando l'umano Ken Kaneki incontra Rize Kamishiro, conosciuta al Comando Investigativo Anti-Ghoul come l'Ingordo, il suo destino si intreccia irrimediabilmente con quello dei mostri che seminano il terrore per la città. Vittima di uno sfortunato incidente assieme a Rize, Kaneki viene rianimato grazie al dottor Kano, che esegue un trapianto d'organi e gli impianta quelli della ragazza ghoul, facendo del nostro protagonista un ibrido, un essere in parte umano, in parte mostro.
Ed è proprio a questo punto che emergono in maniera prepotente i temi cari al maestro Ishida, autore del popolare manga. Kaneki è posto di fronte a una serie di interrogativi che non lo abbandoneranno per lungo tempo: a quale dei due mondi appartengo? Chi è davvero il mostro?
In Ken Kaneki nasce allora una lotta interiore, che va di pari passo con quella che si combatte tra fazioni di ghoul e tra ghoul e Colombi, gli agenti che fanno parte del Comando Investigativo Anti-Ghoul.
Il protagonista della storia si ritrova così a cercare di trovare un proprio posto nel mondo, di rintracciare un'identità perduta. Il Kaneki che ha trascorso la sua infanzia accanto all'amico Hide Nagachika non esiste più. Al suo posto c'è un Ken che si ritrova sempre più immerso nel mondo dei ghoul della Ventesima Circoscrizione, quelli del Café Anteiku, col vecchio proprietario, Yoshimura, Renji Yomo, Touka Kirishima e il senpai Nishiki Nishio.
Quando Kaneki entra in contatto con i famigerati ghoul e impara a conoscerli, riesce a comprende che il mondo non è tutto bianco o nero, e che i ghoul, esattamente come gli umani, sono pieni di sfaccettature, tutti diversi l'uno dall'altro, non sono le orribili creature che il Comando Anti-Ghoul dipinge, ma persone che non hanno possibilità di scelta, che devono uccidere per poter almeno sperare di sopravvivere in un mondo che non li vuole.
Il problema dell**'accettazione di sé**, raccontato attraverso la parabola di Kaneki, e quello dell'accettazione da parte degli altri, affrontato attraverso la lotta tra umani e ghoul, è il punto di partenza di una storia che si fa via via più intricata e che fa della complessa psicologia del protagonista il suo punto di forza. Il cardine della vicenda non è costituito da prodigiosi combattimenti, ma dal dramma personale e psicologico di Kaneki, un ragazzo spezzato dalle dolorose esperienze vissute, un giovane uomo che impara a diventare un mostro e che accetta di esserlo se è ciò che serve per proteggere le persone che ama, quelle che è disposto a proteggere anche a costo di allontanarle, ma anche quelle a cui fatica a dire addio.
Se ipoteticamente si dovesse scrivere un'opera con me come protagonista, si tratterrebbe indubbiamente di una tragedia!
Il personaggio creato da Ishida è eternamente diviso tra ciò il suo cuore desidera e le scelte che sente il dovere di compiere, tra la letizia che brama di ottenere e la realtà che filtra di bugie per creare una felicità che è solamente fittizia. E così Kaneki sopprime i ricordi del proprio passato e indossa una maschera di finta allegria, una maschera teatrale, da clown triste, ma così facendo, soppiantando tutto ciò che lo fa star male perché è all'apparenza il modo più semplice per affrontare la propria miserevole esistenza, diventa impossibile per lui riconoscere la verità. Paradossalmente, è l'ingresso nel mondo dei mostri a far emergere le fragilità tipicamente umane del protagonista, così meravigliosamente complesso. È la sua vita da ghoul a far sì che Kaneki possa finalmente gettare via la maschera e guardarsi dentro per rivelare le sue stesse menzogne. Solo in questo modo Kaneki può ammettere di avvertire un vuoto nel proprio cuore, una cavità che negli anni ha colmato di ricordi falsati, quelli di una madre gentile e amorevole. La verità, che Kaneki rifiuta di ammettere ad alta voce, è che non ha mai conosciuto l'amore ed è proprio l'amore ciò che desidera più di ogni altra cosa. Quella parte di mondo che per gli umani è cattiva e disgustosa insegna a Kaneki cosa significhi essere amato, ma la psiche di Kaneki è troppo danneggiata per poter semplicemente guarire. Pur riuscendo ad accettare di aver mentito troppo a lungo a sé stesso, Kaneki resta diviso tra due nature, quella umana e quella ghoul. Non accetta di diventare il mostro che il Comando Anti-Ghoul dipinge, ma le torture di Jason e il tempo trascorso come prigioniero dell'Albero di Aogiri lo cambiano profondamente, tanto da farlo giungere a una conclusione: deve essere più risoluto e scendere in campo per proteggere Touka e i suoi amici. Deve accettare di chiamare sé stesso un ghoul, di cedere ad alcuni istinti che aveva cercato di soffocare, deve farsi coraggio e scendere in campo e combattere per correggere ciò che di sbagliato c'è nel mondo. Deve fare in modo che ci sia più comprensione, che ghoul e cooperino tra loro.
Devo fare qualcosa... ci dev'essere qualcosa che possa fare. Un qualcosa che possa fare solo io... Le parole di quel tipo continuano a risuonare nella mia testa: 'Questo mondo è sbagliato'.
È questo il primo punto di svolta nella storia, il momento in cui Kaneki prende posizione, non accetta più di essere lo spettatore passivo di una guerra in cui le persone che ama, siano essi umani come Hide o ghoul come lo è Touka, rischiano di perdere la vita. La scelta di Kaneki diventa chiarissima fin da ora, ma assume veramente forma solo dopo il settimo volume della prima serie manga e specialmente dopo il capitolo 63, quando Kaneki giunge a una nuova consapevolezza di sé. Se in un primo momento aveva rifiutato di accettare di essere un ghoul almeno in parte, se poi si era convinto di essere il solo a poter dire di appartenere a entrambi i mondi, a questo punto Kaneki non esita più e scopre con sgomento una realtà che aveva rifiutato di vedere troppo a lungo. “Io... sono un ghoul!”, afferma con sconcerto. Questo è il passo decisivo verso quell'autoaccettazione di cui si parlava prima, è l'attimo in cui Kaneki imbocca la strada che lo condurrà al tragico finale della prima serie manga e alla drammatica storia del sequel. Kaneki****abbraccia quel lato di sé che aveva sempre tenuto nascosto agli occhi del mondo, accettando il suo lato ghoul e utilizzando questa nuova consapevolezza a proprio vantaggio, ma il suo percorso è ancora lungo e la strada tutta in salita.
Pur non scegliendo mai di incanalare la propria sofferenza in una spirale violenta come farà invece Toru Mutsuki, Kaneki tenta in tutti i modi di preservare la propria umanità, anche quando la follia che lo divora sembra impedirglielo.
Eppure, persino nei frangenti più bui, nei brevissimi attimi di lucidità cui riesce ad aggrapparsi, Kaneki scopre in sé la forza di trovare un appiglio nella missione che si autoimpone, quella di lottare, senza mai arrendersi, per le persone che ama.
Io non combatto per le persone che non vedo, ma per quelle che mi stanno accanto. Ed è solo capitato che fossero per la maggior parte ghoul.
Al tempo stesso, però, Kaneki ha paura che avvicinarsi davvero alle persone a cui tiene, lasciarle entrare nel suo mondo le metta automaticamente in pericolo. Così è ancora una volta dilaniato dai dubbi. Se accettare di essere un ghoul avviene nella prima metà di Tokyo Ghoul, la paura di perdere chi ama non lo abbandona mai. È per questo motivo che è eternamente diviso tra il desiderio di salvare coloro che ama allontanandoli da sé stesso e da ciò che è diventato, colpevolizzandosi per il dolore che Touka, Hide e gli altri sono costretti a sopportare, e l'impossibilità di farlo, perché ciò significherebbe non poter essere lì per difenderli, restare nuovamente solo e negare a sé stesso quel briciolo di felicità che troppo a lungo gli è stata negata.
La spiccata sensibilità di Kaneki e il bisogno di sentirsi amato gli rendono impossibile sopportare tutto questo, soprattutto quando, dopo il finale della prima serie manga, viene indotto a credere che i suoi amici siano tutti tragicamente scomparsi. Kaneki reagisce nell'unico modo che conosce per preservare sé stesso dalla follia che minaccia di divorarlo: sopprime ogni ricordo di Ken Kaneki è plasma una nuova versione di sé, l'investigatore di primo grado Haise Sasaki.
In Tokyo Ghoul :re, l'aspetto psicologico è cruciale più che mai, abbraccia ogni aspetto del personaggio di Kaneki e non solo e ci mostra i modi differenti di reagire a situazioni che mettono a dura prova la fragile psiche dei personaggi.
Sotto lo pseudonimo di Sasaki, che fa da guida a un gruppo di agenti del Comando Investigativo Anti-Ghoul noti come Quinx, Kaneki è felice, o almeno crede di esserlo. Ha creato attorno a sé una famiglia, si è circondato di affetti e non conosce più solitudine. A volte, però, qualcosa emerge dal suo subconscio, un residuo di ciò che era, e senza sapere perché si ritrova a piangere disperato per ciò che ha perso, ma che neppure ricorda di aver avuto.
Nonostante abbia trovato un equilibrio interiore nei mesi trascorsi a indossare la maschera di Haise Sasaki, sempre più spesso si vede costretto ad affrontare l'altro sé, quello della sua vita precedente, il Ken Kaneki che ha combattuto contro i membri del Comando Anti-Ghoul prima di unirsi a loro.
Nei meandri della mente di Kaneki inizia una battaglia tra chi è e chi vorrebbe essere, tra i suoi ricordi repressi e quelli che Sasaki ha creato ad arte. Ma la lotta non può durare per sempre e, mentre, pian piano, Sasaki si fa da parte, Kaneki riemerge dall'oblio in cui aveva vissuto, ricorda la propria storia, ricorda chi era e le persone per cui aveva scelto di combattere.
Tuttavia, Kaneki è irrimediabilmente spezzato. Non basta riacquistare i propri ricordi e mettere da parte la vita da investigatore per ricominciare a stare bene, tanto che nell'arco narrativo che chiude il manga, quello che copre i volumi dal tredicesimo al sedicesimo, Kaneki si ritrova nuovamente sul baratro della follia.
Dopo aver scelto per la prima volta nella propria vita di essere egoista e vivere senza riserve l'amore per Touka, dopo aver rifiutato l'insegnamento pericoloso della madre per cui piuttosto che ferire gli altri sarebbe meglio lasciarsi ferire, Kaneki decide che è giunto il momento di trovare la felicità non più allontanando gli altri allo scopo di proteggerli, ma lasciandoli entrare nel proprio mondo interiore. Quando però il protagonista della storia teme che il futuro sta costruendosi con Touka, la donna di cui è innamorato e che desidera difendere, possa scivolargli tra le dita, perde nuovamente il controllo. Kaneki viene a patti con sé stesso, con le sue multiple personalità che, nonostante le differenze, sono accomunate da una sola cosa e accetta di poter uccidere, tradendo ciò in cui credeva prima delle torture di Jason (“Te ne prego, non fare di me un assassino”, supplicava nel capitolo 26 di Tokyo Ghoul), se ciò significa poter rivedere la donna che ama.
Sui Ishida riesce meravigliosamente a dipingere non solo lo sdoppiamento della personalità di Ken, ma anche la forza di un desiderio che sembra quasi trasformarsi in un'ossessione e che conduce il re con il Sekigan a perdere il senno e ad assumere la forma di uno spietato centipede.
Drammatica, introspettiva e coinvolgente, l'opera di Sui Ishida riesce nel difficile compito di indagare tematiche e dinamiche con cui è difficile confrontarsi: l'abbandono, le violenze fisiche e psicologiche, l'alienazione, la diversità, il modo in cui ciascuno reagisce e tenta di superare o di ignorare i traumi subiti. Tokyo Ghoul e Tokyo Ghoul :re sanno essere feroci, tragici, dolci e delicati al tempo stesso, come solo i grandi capolavori sanno fare, sanno mostrare luci e ombre della complicata esistenza umana, raccontandoci di un mondo fatto di persone tutt'altro che perfette, di gente nobile, egoista, stupida o intelligente, impavida o pusillanime per cui è impossibile non provare, fosse anche per un singolo momento, un briciolo di empatia.
Disarmante nella sua brutale schiettezza e nel modo di rappresentare tematiche di difficile approccio, l'opera di Sui Ishida è una lettura imprescindibile per ogni amante dei seinen manga.