Non è mai troppo tardi, la recensione del romanzo d’esordio di Stefania Russo
di Cristina MigliaccioNon è mai troppo tardi per mettersi alla prova, tornare ad amare, riabbracciare i propri cari, aiutare il prossimo, piantare un ciclamino, stupirsi delle piccole cose: il romanzo di Stefania Russo è un inno alla vita.
Annarita Ferrari ha 84 anni, la sua vita si srotola dalla finestra del suo appartamento alla passeggiata di quartiere, non ha più l’autonomia di una volta e deve affidarsi all’altruismo degli altri per poter andare avanti. Annarita è chiusa in una torre grigia, che è solita chiamare Il Mostro, e seppur in un primo momento crede che la vita non possa darle di più dovrà presto ricredersi, perché non siamo fatti per vivere nel grigio né semplicemente in bianco e nero. Da qui parte il romanzo d’esordio di Stefania Russo: il suo primo romanzo s’intitola Non è mai troppo tardi, è arrivato tra gli scaffali della libreria grazie a Sperling & Kufper a luglio 2020 e racconta una storia di redenzione, una storia di speranza e di solidarietà.
Di cosa parla il romanzo
Annarita è una donna che non apprezza particolarmente termini come “vecchia, “anziana” o “arzilla”, ancor di più se usati insieme nella stessa frase, eppure non può negare l’evidenza: da sola non può farcela. Ha bisogno dell’aiuto degli altri, che sia sua nipote Stella (per la quale stravede) o sua figlia Katia (con la quale ha un rapporto di odio-amore) oppure Olga, la donna che l’aiuta senza compenso alcuno ma per semplice volontariato; sarà proprio lei, d’improvviso, ad aver bisogno di aiuto.
Olga ha una sorella malata. Per curarla, l’ultima speranza è proprio lì, a Milano. Sua sorella vive in Romania e lì i medici hanno già sventolato bandiera bianca. Spetta ad Olga racimolare denaro sufficiente per portare sua sorella in Italia e salvarle la vita, o almeno provarci. Annarita, consapevole di non poterle offrire molto, con l’aiuto della spumeggiante nipote adolescente metterà in moto una Banca del Tempo, un progetto grazie al quale offriranno la propria creatività a pagamento a chiunque vorrà contribuire alla causa: Annarita, ad esempio, dà lezioni di giardinaggio, mentre l’amica Ornella mostrerà come creare degli abiti dagli scarti ed essere alla moda (anche se non all’altezza di Chiara Ferragni).
Non è mai troppo tardi è un inno alla vita
Il romanzo d’esordio di Stefania Russo è un inno alla vita, incoraggia a non arrendersi anche quando tutto sembra remarci contro, a rimboccarsi le maniche perché c’è sempre una scelta, c’è sempre un’altra strada, basta soltanto cercarla. Un romanzo che rincorre costantemente la speranza, non si arrende, la imprime in ogni pagina, nei sogni di chi credeva che la vita non avesse altro da offrire, nelle parole di chi continua a rifiutare l’amore negando l’evidenza.
Uno dei temi più importanti del romanzo è il delicato rapporto madre-figlia. Annarita scopre un segreto riguardo Katia e non riesce ad accettarlo, per questo motivo prende le distanze, eppure sarà costantemente tormentata dal rimorso, dalla paura di aver sbagliato. Ma, come spiega il titolo del romanzo, Annarita capisce che non è mai troppo tardi per chiedere scusa, per tornare indietro e recuperare, non è mai troppo tardi per dimostrarsi altruista, per aiutare il prossimo, per assaporare le lacrime salate e sorridere sapendo di avercela fatta, di abbracciare le persone care e sentirsi vivi. Non è mai troppo tardi, neanche a 84 anni, capire che la vita ha sempre qualcosa da offrire, anche quando credi che non sia così.
Una storia che tocca tematiche attuali, raccontata dalla voce narrante di un’arzilla (sì, ho detto arzilla!) 84enne che, seppur in carrozzina, non perde mai la grinta né la lingua biforcuta: Annarita non le manda di certo a dire, è un personaggio ben costruito e coerente dall’inizio alla fine, una donna che non crede nella perfezione eppure avrebbe voluto che altri, come sua figlia, potessero esserlo.
Nel suo romanzo d’esordio, Stefania Russo spiega come un ciclamino possa sbocciare anche se trascurato: in fondo non si può sfuggire al proprio destino e Annarita rinasce, esattamente come quel ciclamino nella fioriera del balcone.
Un romanzo che rincorre costantemente la speranza, non si arrende, la imprime in ogni pagina nei sogni di chi credeva che la vita non avesse altro da offrire.