L'invenzione di noi due: una graffiante storia di (non) amore
di Emanuela BrumanaQuando una storia sta finendo si può rimanere inermi a vederla sfiorire o agire, ma spesso gli opposti sono due facce della stessa medaglia.
Ho appena finito L'invenzione di noi due. Ho divorato questo libro in pochi giorni. L'ho scelto incuriosita da due cose: di Bussola avevo letto Notti in bianco, baci a colazione e mi chiedevo come la scrittura affettuosa, ironica e leggera che avevo incontrato in quel libro potesse cimentarsi con una trama così diversa, e poi perché quella trama mi ha messo paura. Chiunque viva l'amore, vive nella paura che un giorno sfiorisca e così ho voluto lasciarmi guidare da questo libro in un ipotetico "E se..." che, in quanto amante di congetture e ipotesi, non mi sono tirata indietro dall'esplorare.
Trama de L'invenzione di noi due
Nel raccontare la propria storia d'amore, forse tutti ci lasciamo andare a ricordi romantici, e la narrazione si fa necessariamente carica di quel senso di predestinazione che ci fa credere che doveva essere così e non altrimenti. È quello che fa Milo, quando, poche pagine dopo averci detto che con sua moglie Nadia le cose non vanno bene, ci racconta il loro incontro sui banchi di scuola (mai definizione fu più calzante).
Ma di quei due liceali, vent'anni dopo, rimane poco, o forse tutto, solo reso opaco dalla quotidianità, dalle bollette da pagare, dal senso che tutto è cambiato. Così, per non finire come quelle coppie che si lasciano o peggio stanno insieme per abitudine, Milo si inventa Antonio, un alter ego che contatta Nadia via e-mail, per un apparente errore di battitura, raccontandole della sua storia finita. Da qui prende il via una corrispondenza che apre a Milo le porte sui pensieri di Nadia, ma che al contempo lo trasforma nel suo peggior rivale.
L'invenzione di noi due: recensione
Come detto, ho appena chiuso l'Invenzione di noi due e il finale, senza spoilerare niente, ti porta a fare proprio questo. A chiudere il libro, in una sorta di danza che ti rimanda all'inizio del cerchio, lì dove tutto iniziato. Come a dirti: questa è la storia, ora vai là fuori, e vivi, osa, sbaglia, sii te stesso, ama, ma non vivere nella finzione, che sia quella di qualcun altro, che sia quella che ti sei costruito nella mente.
Bussola, anche di fronte a una trama così complessa dal punto di vista emotivo, si conferma una penna limpida e onesta, che sa graffiare, commuovere, far sorridere e coinvolgere. Gira la trama incasellandoci sopra riflessioni inaspettate, interessanti, che ti fanno dire: "Ecco, io a questa conclusione non ci sarei mai arrivata".
Passa l'esame anche l'epilogo, perché quando costruisci una storia che, da subito, spinge il lettore a chiedersi: "Chissà dove andrà a parare", è fondamentale non fra crollare tutto sul finale. E qui, le ultime pagine sono nette, senza fronzoli, forse attese forse inaspettate, e danno la giusta conclusione a questa storia che unisce amore, scrittura, inganno, complicità e graffi.
Una storia che sa essere romantica, spietata, ingiusta e inevitabile: il racconto di un amore forse speciale, forse come tanti, ma che in modo unico lotta per sopravvivere.