Il Dr. Ben Arnell è sicuro di riuscire a curare la follia di Joker, di capire la sua mente criminale e di tenere tutta quella oscurità lontana dalla sua famiglia. Il Dr. Ben Arnerll si sbaglia di grosso.
L'etichetta Black Label della DC Comics, dedicata agli autori che vogliono cimentarsi in opere dai toni dark e molto più crudi rispetto a quelli classici del fumetto supereroistico, sta regalando davvero molte soddisfazioni. Dopo storie estremamente oscure e per molti versi innovative come Batman Dannato o Batman Il Cavaliere Bianco (di cui potete trovare qui la recensione) arriva anche il primo capitolo di Joker: il sorriso che uccide un'opera divisa in tre volumi e realizzata da Jeff Lemire (storia), Andrea Sorrentino (disegni) e Jordie Bellaire (colori).
I tre autori in compagnia del loro protagonista, il Dr. Ben Arnell, cercheranno di tentare l'impossibile ovvero provare a curare la mente di Joker senza essere completamente soffocati dalle mostruosità che si nascondono oltre il suo sorriso. Un'impresa quasi inedita, tentata in passato solo dalla Dottoressa Harleen Quinzel che ha poi finito per cedere al fascino psicopatico del pagliaccio con i capelli verdi diventando l'imprevedibile Harley Quinn.
Il passato però, come si suol dire, è passato. E il Dr. Arnell, giovane e sicuro di se, vuole andare oltre i fallimenti dei colleghi e curare la psiche malata di Joker. Non è un'impresa facile, ma è convinto che sia una scorciatoia per fare carriera e dare un futuro migliore a sua moglie e suo figlio Simon. In fondo le sedute di analisi stanno procedendo bene e il paziente si dimostra collaborativo. Nella vita di Arnell però qualcosa sta cominciando a scricchiolare e il dottore fatica a distinguere le visioni dalla realtà. Gli omicidi che hanno reso leggenda il nemico del Cavaliere Oscuro entrano prepotentemente nel quotidiano del protagonista. Ben presto il povero Arnell si renderà conto di quanto è sottile il muro di vetro che separa i dottori dai pazienti.
A confezionare una storia tanto cupa quanto interessante ci pensano le matite di Sorrentino che abbandona il ritmo serrato e classico delle vignette del fumetto relegandolo solo alle sedute di analisi tra Ben e Joker e preferendo invece delle splash page di più ampio respiro. Queste sono costruite in maniera quasi geometrica, così che il lettore possa correre da una parte all'altra con lo sguardo per ammirare tutti gli splendidi elementi presenti nel disegno. Il formato da graphic novel scelto da Panini - con le pagine più grandi di un fumetto classico - potenzia inoltre tantissimo l'impatto di ogni tavola.
Interessante è anche la dimensione che Sorrentino sceglie di dare a Joker. Non sembra il folle nemico di Batman ma un uomo comune, dal sorriso nemmeno troppo smagliante. Eppure la sua follia permea ogni pagina, grondando nei dettagli. Come il cielo di palloncini carichi di mortale gas esilarante che apre il volume o il vagone della metro inondato e riempito di terrificanti pesci sorridenti. Bellaire agisce su questi disegni cupi portando una spruzzata di arcobaleno psichedelico. Ogni racconto delle imprese di Joker è un circo di colori mentre la vita e il lavoro di Arnell sembrano sempre caratterizzati da toni grigi e spenti. Sono colori che sembrano incapaci di accendersi, di trovare il modo di brillare, almeno finché nelle giornate del dottore non si riflette la follia di Joker.
La follia del Joker raccontata dagli occhi di chi lo guarda dall'altra parte del vetro. Il primo capitolo di quello che sembra essere l'ennesimo grande volume della linea Black Label DC.