Paola Cortellesi dice addio a Gigi Proietti con una toccante lettera
di Cristina Migliaccio"Un privilegio, tra tutti gli altri, l’ho avuto: quello di poter passare ogni tanto del tempo insieme e godere della sua compagnia, dei suoi racconti esilaranti, della sua genialità"
Ieri mattina, 5 novembre, Roma ha salutato un'icona del cinema: Gigi Proietti, il grande attore romano che è venuto a mancare il 2 novembre (in occasione del suo 80esimo compleanno) dopo 15 giorni di ricovero in una clinica per problemi cardiaci. I funerali si sono svolti alle ore 12:00 del 5 novembre e a salutare l'attore sono stati in tantissimi, anche volti del mondo dello spettacolo che hanno voluto rivolgergli un ultimo saluto. Un grave lutto che ha avvicinato il mondo del teatro, della tv e del cinema.
Tra coloro che hanno rivolto un pensiero al caro Proietti c'è anche Paola Cortellesi, che gli ha dedicato una toccante lettera con la voce rotta dal pianto, ricordando i bei momenti trascorsi insieme.
La lettera di Paola Cortellesi a Gigi Proietti
Cari Sagitta, Susanna e Carlotta, che meraviglia deve esser stata aver accanto un gigante come Gigi e che peso enorme, Carlotta con garbo e gratitudine lo ha ricordato in questi giorni, deve esser stato averlo dovuto condividere continuamente con tutti gli altri. Io sono una di tutti gli altri, per molto tempo un’estranea, eppure ho ricordi indelebili legati a Gigi, episodi che hanno scandito la mia vita.
"E le melle le-le melle-le, sono buone sono belle sono buone sì ma non le posso digerir"
La cantavo a 5 anni. A quell’età avevo già consumato la cassetta di ‘A me gli occhi please’. La ascoltavamo di continuo noi cinque in macchina, nei lunghi viaggi estivi verso la Calabria. In casa ripetevo a memoria tutti i passaggi. Non potevo conoscere l’amuleto, ma avevo idea che fosse una storia tanto allegra mentre citavo le frombole e i dardi dell’avversa fortuna.
Ricordo la prima volta che mi sono commossa, da bambina, è stato proprio sulle note de ‘La vita in osteria’. Io capitolavo alla prima strofa:
"C’hai la pensione e du’ sordi da parte
Li fiji ormai ce l’hai sistemati
Si nu’ li vedi è che c’hanno da fa’"Quello è stato proprio un colpo basso. Per me, a livello emotivo, pari solo a Heidi che ritrova il nonno.
Papà e mamma ci portavano a vederlo a teatro e crescendo, ammirandolo in ogni variazione di tono, di registro di linguaggio, ricordo nitidamente il momento in cui in platea, al Sistina ho capito che avrei tanto voluto fare questo mestiere. Pensa che guaio, dirà qualcuno, ma per me è la vita e la strada, senza saperlo, me l’ha indicata lui. Gli ho raccontato tutte queste cose quando l’ho conosciuto, quando vi ho conosciuto e Gigi mi ha risposto con affetto m sono certa di esser stata l’ennesima perché un grande artista è patrimonio comune e ispirazione per molti.
Un privilegio, tra tutti gli altri, l’ho avuto: quello di poter passare ogni tanto del tempo insieme e godere della sua compagnia, dei suoi racconti esilaranti, della sua genialità. Ridere a crepapelle senza ritegno insieme a un maestro. Po esse? Con lui sì, si poteva perché ogni volta aveva la mia età. Ma negli anni ogni suo consiglio, ogni pacca sulla spalla, ogni suo incoraggiamento è stato la spinta a far del mio meglio nella vita e in questo mestiere di pazzi.
Nessuno potrà mai togliervi i ricordi di una vita vissuta con lui, la vita vera, la vita reale. Vi ha dato le gioie ineguagliabili di un compagno e di un papà. Per tutti noi altri è stato un faro: ci ha mostrato l’arte, il sogno, a volte, una strada da percorre. Oggi a proteggervi, e camminare dietro di voi c’è un esercito di noi altri armato di riconoscenza, che lo amerà sempre e non lo dimenticheremo mai.