Simenon sarà sempre ricordato come l'uomo che inventò Maigret, ma il suo sconfinato corpus letterario nasconde tantissimi romanzi piscologici che vale la pena riscoprire per capire davvero lo scrittore.
Il nome di Georges Simenon sarà sempre legato a quello di Jules Maigret, il commissario di polizia francese più famoso della letteratura. Lo scrittore belga era però estremamente prolifico, tanto da riuscire a scrivere oltre ottanta pagine al giorno. Tra i suoi tanti romanzi, quindi, quelli con Maigret protagonista sono “soltanto” settantacinque (senza considerare però i racconti e le raccolte) e il totale delle sue opere ammonta a più di quattrocento scritti, pubblicati spesso con diversi pseudonimi.
I romanzi polizieschi non erano la sua sola prerogativa, ma rientrano nel calderone anche tanti romanzi psicologici, noir, d’appendice, memorie e soprattutto una serie da lui definita dei romanzi “duri”, tutti caratterizzati da uno stile scarno, privo di fronzoli, ma non per questo meno d’impatto. Al di là del genere però lo scrittore si focalizzò sempre sullo scandagliare l’animo umano, andando alle radici delle motivazioni che determinano certi comportamenti.
Simenon sarà sempre ricordato principalmente per le sue inchieste, che da una parte gli assicurarono un successo mondiale e duraturo, ma dall’altra lo penalizzarono agli occhi della critica come semplice scrittore di romanzi popolari, impedendogli quindi di vincere il tanto ambito Premio Nobel.
Ma quali sono i migliori romanzi senza Maigret da cui partire per conoscere un Simenon inedito?
Hôtel del ritorno alla natura (1935)
Tra i primi romanzi duri pubblicati spicca Hôtel del ritorno alla natura, uno scritto insolito soprattutto per l’ambientazione e per lo svilupparsi delle vicende narrate che mettono in scena la difficoltà dell’allontanarsi della società e vivere in una sorta di utopia a stretto contatto con pochissime persone.
Uno scienziato tedesco vive solo con la sua assistente da quasi cinque anni in un’isola delle Galapagos, dove si è rifugiato per scrivere un trattato e allontanarsi dalla vita borghese. Presto però altre persone vi si trasferiscono, tra cui una ricca contessa decisa ad edificare sull’isola un hotel di lusso. La donna porta con sé uno stile di vita quasi dimenticato e incrina irrimediabilmente l’equilibrio raggiunto.
Le signorine di Concarneau (1936)
Jules Guérec è uno scapolo benestante che vive a stretto contatto con le tre sorelle che controllano dappresso ogni suo movimento, per assicurarsi che niente possa gettare ombre sul buon nome della loro famiglia e dell’attività che conducono. Una sera di ritorno a casa, preoccupato dal non saper come giustificare i soldi spesi con una donna, Jules investe un ragazzo e scappa. La colpa e l’incapacità di confessarla lo tormentano spingendolo ad avvicinarsi alla madre del ragazzo.
Il testamento Donadieu (1937)
A Rochelle vi è una certezza: il clan della famiglia Donadieu è unito, ricco e potente. Ma quando il capo famiglia muore, l’ordine minuziosamente creato e mantenuto si sgretola. Le ambizioni dei singoli membri della famiglia vengono a galla, come anche i torbidi segreti a lungo tenuti nascosti. Il crollo della famiglia causa però un terremoto che interessa non soltanto la cittadina di provincia, ma che si estende sino a Parigi.
L’uomo che guardava passare i treni (1938)
Kees Popinga conduce sotto molti punti di vista una vita impeccabile. Ha moglie, figli e un buon lavoro che gli permette di accumulare beni di cui compiarcersi quando la noia e il dolore lo assalgono. Quando però una di queste certezze viene meno, si accorge di quanto la vita condotta sino ad allora fosse precaria e limitata. Sale così su un treno notturno che tante volte aveva visto passare e cambia radicalmente la sua vita.
Un romanzo forte che indaga il vero significato di identità e libertà e che pone il lettore abituato a Maigret a guardare le situazioni da un punto di vista innovativo.
Il viaggiatore del giorno dei morti (1941)
Un giovane girovago in seguito alla morte dei genitori, artisti circensi, decide di tornare nei luoghi che gli hanno dato i natali. Qui scopre di essere l’unico erede designato da un ricco zio solitario che non ha mai conosciuto. L’uomo era un personaggio potente che teneva in pugno le personalità più in vista della cittadina. Il giovane, che ha sempre vissuto una vita libera e priva di responsabilità, è quindi costretto ad entrare nei meccanismi spietati del potere.
La finestra dei Rouet (1945)
Dominique Salès è una cinquantenne che non si è mai sposata e che ha dedicato la sua vita a curare un padre dispotico ed egoista. Nelle sue giornate, noiose e tutte uguali, non ha altro svago che quello di spiare i suoi vicini dalla finestra, in particolare i Rouet. La ricca coppia conduce una vita di silenzi e ostilità, ma Dominique è attratta dalla donna, verso la quale prova una certa ammirazione. Un giorno però la vede compiere un gesto disperato…
I fantasmi del cappellaio (1948)
I fantasmi del cappellaio è a pieno diritto uno dei migliori gialli di Simenon, in cui i due protagonisti si sfidano, con una certa complicità, in un gioco investigativo.
La Rochelle è sconvolta dagli atroci delitti di un serial killer e la vita quotidiana non è più la stessa per nessuno. In una sera di pioggia il cappellaio Labbè, rispettabile e ricco, viene avvicinato da un sarto armeno, indigente e trasandato, che gli propone di fare insieme la strada sino al bar per paura del killer a piede libero. Quando arrivano sul luogo però il sarto nota un dettaglio sconvolgente nell’uomo che credeva essere perbene, ma le cose sono proprio come sembrano?
L’orologiaio di Everton (1954)
Ad Everton, in Arkansas, Dave Galloway viene abbandonato dalla moglie poco dopo la nascita del figlio Ben, che l’uomo crescerà quindi da solo, introducendolo al mestiere di orologiaio. Convinto di aver instaurato con lui un rapporto forte e invidiabile, Dave vive tranquillo e con lentezza, prendendosi il meglio che le giornate portano e senza chiedere nulla in più. Quando però Ben scompare, Dave si rende conto di non aver mai conosciuto davvero suo figlio.
Il piccolo libraio di Archangelsk (1956)
Jonas Milk è un ebreo russo che vive in Francia ormai da tanti anni e che, per quanto si sforzi di integrarsi nella comunità anche con iniziative filantrope, viene sempre e comunque visto come uno straniero.
Gina è una donna bella e seducente che si occupa delle pulizie in casa Milk e che non vanta una buona reputazione tra i concittadini. Nonostante le voci e nonostante conosca l’infedeltà della donna, Jonas la sposa. Poco tempo dopo però Gina scompare, portandosi dietro i preziosi francobolli del marito, che agli occhi di tutti è l’unico possibile colpevole della sparizione.
Il gatto (1966)
Emile e Marguerite, due vedovi di settant’anni, si sposano in seconde nozze senza un motivo ben preciso, se non forse la paura di invecchiare in solitudine. Caratteri, origini ed esperienze di vita diametralmente opposte li separano e si riflettono negli animali di compagnia a cui tengono disperatamente: un gatto per Emile, indipendente e randagio, e un pappagallo per Marguerite, elegante e di bella presenza.
Quando Emile trova il gatto morto capisce che è stata la donna e si vendica immediatamente sul pappagallo. Un profondo astio si inserisce tra i due che smettono di parlarsi se non con bigliettini. Il loro odio rivela però qualcosa di più profondo, di cui entrambi non sono ancora a conoscenza.