C'era una volta adesso, la recensione del romanzo di Gramellini

di Cristina Migliaccio

L'autore racconta la pandemia dal punto di vista di un bambino di nove anni, alle prese con un virus impalpabile e un nemico anche dentro casa.

Cosa vuol dire diventar grandi? Un adulto può essere un eterno bambino? Può un figlio insegnare ad un padre come si affrontano le avversità? In questo romanzo, C’era una volta adesso, Massimo Gramellini dà voce a tutti quegli interrogativi che affollano la mente di un uomo ad un certo punto della propria vita, soprattutto quando l’uomo diventa padre, responsabile di un altro essere umano.

C’era una volta adesso, come ha spiegato l’autore stesso, è stato un lavoro quasi a quattro mani: l’idea è arrivata insieme a Simona Sparaco, scrittrice nonché sua compagna di vita, e ha preso vita raccontando una realtà che ormai conosciamo fin troppo bene.

Se la storia raccontata prende le distanze dai precedenti romanzi dell’autore, dove era solito invece inserire tantissimi elementi autobiografici, dobbiamo anche ammettere che il focus scelto riguarda tutti noi. Gramellini infatti racconta l’arrivo della pandemia tramite gli occhi di un bambino, Mattia, che da un giorno all’altro è costretto ad affrontare non soltanto un nemico impalpabile, ma anche suo padre, un uomo per cui non prova molta stima e che dovrà imparare ad amare.

Un romanzo scorrevole e piacevole che impartisce tantissime micro lezioni di vita, com’è solito fare Gramellini, raccontando il mondo tramite gli occhi di un bambino che non conosce il vero dolore e la vera paura, ma soltanto molta confusione. Nonostante di tanto in tanto ci siano stati dei passaggi obiettivamente troppo “ragionati” per un bambino, la storia segue un filo logico, molto ancorato alla realtà. L’arrivo del Covid-19 ha rallentato il mondo e ci ha messo tutti nella condizione di doverci reinventare: c’è chi ha perso il lavoro, come il papà di Mattia, chi non ha potuto vedere i propri cari, come la sorella Rossana, chi ha acuito l’ipocondria, come la mamma Tania, e chi ha cercato di cavarne sempre qualcosa di buono, apprezzando la semplicità di un piccolo gesto, come nonna Gemma.

Per lui, ogni minuto succedeva sempre per la prima volta. - Massimo Gramellini

Un romanzo delicato che ripercorre tutte le tappe del precedente anno, dalla prima ondata e alla conseguente chiusura di scuole, uffici, ristoranti, pizzerie, discoteche, palestre per poi passare alle canzoni cantate a squarciagola sui balconi di casa, le file interminabili al supermercato, l’incubo dell’autocertificazione, il bisogno di sentirsi vicini anche se lontani e poi l’illusione dello scampato pericolo, per poi arrivare alla seconda ondata.

Gramellini trae spunto da uno dei momenti peggiori della nostra storia per insegnarci che le seconde possibilità vanno date a tutti, soprattutto alle persone che vogliamo bene. Mattia non ha perdonato suo padre, ha semplicemente trovato il modo di comprenderlo, in tutti i suoi difetti e in tutte le sue bugie e dimenticanze, così come ha imparato ad apprezzare l’amore soffocante della mamma e il guizzo dispettoso della sorella adolescente, sempre disposta a proteggerlo dal dolore. Un romanzo da leggere in fretta, ma in grado di riempire il cuore di buoni propositi. Con questo romanzo, ho ricordato una lezione importante: è proprio vero che il vero amore lo si dimostra nel momento di maggiore difficoltà.

VOTO7.5 / 10

Pur raccontando la realtà, Gramellini insegna una lezione importante: non è mai troppo tardi per concedere una seconda possibilità alle persone che amiamo.