Hanshin - La dea dimezzata: Moto Hagio racconta il prisma dell'emozione umana

di Elisa Giudici

La ricerca della propria identità, la catarsi della violenza e il dolore dell'amore; di madri, figli, coniugi, fratelli e amanti. Hanshin è un volume prezioso, che dimostra l'acume e l'empatia di Moto Hagio.

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Tra appassionati di fumetto e di letteratura in generale si parla spesso autori imprescindibili in generi, produzioni e contesti. Nomi che sarebbero insomma letture obbligate per comprendere davvero tutto quello che è venuto dopo, non importa quanto sia flebile il collegamento diretto tra precursori e generazioni successive. Moto Hagio è universalmente riconosciuta come uno di quei nomi nell'ambito del fumetto giapponese. Se Osamu Tezuka è il dio dei manga, ovvero la firma il cui contributo alla nascita stessa di ciò che oggi chiamiamo fumetto giapponese è così profondo e pervasivo da essere incalcolabile, Moto Hagio è considerata la madre del shoujo manga e una (se non la) inventrice del genere yaoi.

Proprio in questi giorni si è consumato un vivace dibattito che è solo l'ultimo capitolo dell'annosa diatriba tra differenti generazioni di lettori. Quelli più stagionati, che indicano nomi a loro modo di vedere imprescindibili per muoversi nel genere con consapevolezza e lettori giovani (per età o per esperienza) che mal sopportano quella che vivono come un'imposizione vagamente paternalistica, reclamando di vivere e leggere nel presente. In questo confronto mi sono sentita e trovata da entrambe le parti della barricata, anzi: forse è lo stesso vivere che prevede a un certo punto di fare un balzo, e quel salto dall'altra parte è l'esperienza personale. Nasci incendiario, muori pompiere?

Forse. Preferisco la versione in cui il tempo lima le asperità e le posizioni granitiche, aprendo per alcuni al compromesso ma anche alla possibilità. Altri invece con l'età e l'esperienza si arroccano su una posizione assolutista rispetto a ciò che si legge (e prova) per stile di disegno, tematiche, genere, anno di pubblicazione. Che siano lettori inesperti o di lungo corso, di fatto questo approccio aliena la possibilità di godere del meglio da ogni epoca e contesto. Pubblicato da J-Pop a gennaio 2021, Hanshin è una di quelle gemme che non capita di leggere tutti i giorni, che in meno di 500 pagine riassume vent'anni di una vita spesa a disegnare e, attraverso le storie, a incendiare i cuori e le menti degli spettatori.

Dea a metà

Hanshin - La Dea Dimezzata è un'antologia di storie brevi che racchiude parte della sterminata produzione di Moto Hagio, autrice che ha da poco festeggiato mezzo secolo di ininterrotta presenza nel mondo dei manga. Le dodici storie contenute nel volume sono state disegnate e pubblicate tra la metà degli anni '70 e gli anni '90 e sono una prova (sufficiente ma non esaustiva) della stupefacente poliedricità di quest'autrice. Il volume spazia in ogni quasi ogni genere, dimostrando padronanza dei linguaggi e del segno grafico tipico di ognuno di essi: fantastico, thriller, horror, slice of life, romantico, drammatico. Il tutto declinato dall'ambito shoujo più d'antan e per un pubblico giovanile a storie destinate a un pubblico adulto, consapevole, alla ricerca di un prodotto autoriale.

Leggendo Hanshin mi sono ritrovata a pensare che la me stessa quindicenne o ventenne forse lo avrebbe gradito, ma non ne sarebbe rimasta colpita come la donna che scrive oggi. Un po' perché alcune storie contengono e trasmettono un vissuto adulto, un po' perché è proprio l'aspettativa a cambiare. Non sono cambiate solo le generazioni di lettori, ma sono cambiate anche le aspettative del pubblico rispetto ai fumetti (sui manga diciamo che si sta ancora lavorando). Dieci o venti anni fa sarebbe stato davvero ardito proporre un volume del genere: ricordiamo tutti il fiasco di vendite che fu quel capolavoro di Siamo in undici!, sempre firmato dalla Hagio.

Conoscendo il tratto dell'autrice e avendo una certa esperienza di lettura di shoujo manga dagli anni '50 ad oggi è facile indovinare come Lo yukata cucito da Sayo sia la storia più datata (in cui l'autrice subisce ancora un'enorme influenza da parte di Tezuka), via via avvicinandosi ad opere realizzate in contemporanea con i suoi titoli lunghi più celebri come il Clan dei Poe. A livello grafico e compositivo Moto Hagio cambia spesso pelle, ma la sua mano è sempre riconoscibile perché trasforma in disegno storie vibranti di emozione e riflessione.

Oggi invece il pubblico dei manga - ridotto rispetto al passato ma con un interesse e una capacità di spesa su cui fare affidamento in un piano editoriale - e in generale il bacino dei lettori vuole anche la qualità, l'autorialità. Hanshin è il genere di titolo che consiglierei ad occhi chiusi a persone interessate al tema del femminismoe dei gender studies. Storie come Hanshin, La bambina iguana, Imitando gli angeli e Catharsis sono estremamente contemporanee, pur nell'approccio soffuso e delicato che utilizzano per parlare di tematiche complesse, drammatiche.

Considerando quando vennero scritte e disegnate e a che pubblico fossero rivolte, è facile capire perché Moto Hagio sia considerato un nome così importante. Sempre narratrice, mai giudice, è un'autrice che ha esplorato ogni sentimento particolare e universale umano (particolarmente toccanti qui sono i racconti di perdita e lutto), con storie che si tenta di "normalizzare" non sempre con successo ancor oggi. Laddove altri colleghi e colleghe lo hanno fatto (anni dopo) puntando anche sul shock value, lei mette al centro della sua opera matasse di sentimenti poco chiare e chi le prova, sbrogliandole, regalando sempre enorme catarsi ai personaggi ma anche ai lettori.

Perfetto per tutti, ma al momento giusto

Non solo: è in qualche modo scioccante leggere storie dal cuore narrativo così forte perché per anni si è puntato a diffondere il manga in Italia e in Occidente presentandolo come un medium d'intrattenimento, spesso trascurando le produzioni pensate per il pubblico femminile, equiparandole al solo genere romantico per giovanissime. Laddove non è stato troppo difficile far convivere le firme di Shounen Jump con i grandi autori del manga, sulle colleghe spesso si è nicchiato. Orfane di un traino potentissimo come un anime (che di fatto ha aperto la via al riconoscimento di Ryoko Ikeda come un'autrice di spessore), Moto Hagio e Keiko Takemiya hanno dovuto aspettare.

Finalmente, grande a una meritoria opera di valorizzazione di J-Pop, possiamo toccare con mano questi "mostri sacri" del manga. L'esito non è scontato. Alle volte ci si ritrova davanti pezzi di storia, fossili prestigiosi per il loro valore passato, ma che faticano a parlare al presente, destinati a un pubblico che ha predisposizione o curiosità verso un dato decennio. Succede nella stessa produzione di Moto Hagio. Non in questo caso: Hanshin è davvero un gioiello, termine che uso non casualmente perché J-Pop lo propone in una confezione perfetta, con tanto di pagine a colori all'inizio delle storie con splash page non in bianco e nero, traduzioni puntuali e una cura grafica che giustifica ampiamente il prezzo. Forse, data la varietà delle storie contenuta e la sua eterogenea genesi, sarebbe stata consigliabile un'introduzione o una postfazione esplicativa, soprattutto per quanti non bazzicano il mondo dei manga. Anche perché quest'antologia, più di altri volumi di Hagio, è perfetta per finire nelle mani del lettore che sia del tutto inconsapevole del suo importante status.

Tornando alla questione iniziale, non credo che Hanshin sia una lettura così universale, non in senso lato. Sicuramente parla a un pubblico molto eterogeneo, ma le sue storie finiscono per arrivare a destinazione più tra gli adulti che tra gli adolescenti, anche se parecchi ragazzini e ragazzine sono di fatto protagonisti della raccolta. Il punto forse non è tanto leggere subito "le autrici storiche", ma di leggerle, prima o poi. Così come è stato per La processione funebre di K., si tratta di letture che fanno scattare un effetto domino, sistemando delle tessere disordinate in un disegno preciso. Leggendo Hanshin si individuano immediatamente le ex lettrici di Moto Hagio ora divenute autrici e come, in modo diretto o indiretto, siano partite da queste pagine per creare le loro storie. Si può continuare a preferire autrici del presente, che hanno dalla loro un tratto più attuale (che deve ancora passare la prova del tempo) e l'invidiabile status di "primo amore" letterario. L'importante è arrivarci, presto o tardi, se e quando si deciderà che dal manga si vuole qualcosa di più dello svago - legittimo e sacrosanto.

Per capire certi sistemi e certi ingranaggi, per conoscerne la storia o capirne l'evoluzione, sì, Moto Hagio è imprescindibile (e anche al di fuori del mondo degli shoujo). Per nostra fortuna, la sua capacità di comprendere e "sbrogliare" l'animo umano - le sue gioie ma soprattutto i suoi dolori - sono tali che rimane una splendida lettura in sé. Una di quelle che fa crescere, riflettere, alle volte persino scoprire vecchie ferite e rimarginarle. Basta arrivarci al momento giusto.

VOTO9.5 / 10

Moto Hagio è una grande narratrice di emozioni umane, capace di interpretare il dolore, l'amore e la paura di personaggi diversissimi, senza mai giudicare, regalando al lettore un senso di catarsi.