Bugie d'aprile, il racconto agrodolce di Naoshi Arakawa
di Giulia GrecoBugie d'aprile, il manga che ha dato vita all'emozionante serie d'animazione disponibile su Netflix, è la storia di Kōsei e del suo desiderio di rivalsa nel mondo della musica.
Non è da tutti riuscire a dar vita a un'opera capace di toccare le corde del cuore, in grado di bilanciare commedia e melodramma e di indagare le conseguenze che anni di abusi hanno sulla giovane mente di un bambino. Eppure con Shigatsu wa Kimi no Uso, più noto in Italia col titolo Bugie d'aprile, Naoshi Arakawa ci è riuscito alla grande.
Un piccola bugia bianca (che dà il titolo all'opera) è l'inizio della romantica e drammatica storia che lega i destini di Kōsei Arima e Kaori Miyazono.
Accomunati dalla passione per la musica, i due protagonisti del fumetto di Arakawa percorrono mano nella mano due strade parallele che conducono all'inevitabile e struggente finale.
Bugie d'aprile è un racconto agrodolce, una storia di crescita personale, una narrazione intima e introspettiva che ci trasporta nella mente del suo protagonista, spezzato da anni di abusi subiti, frenato da un trauma che non riesce a superare, da un lutto che non sa bene come elaborare.
Il suo mondo in bianco e nero, fatto di silenzi, estraneo ai suoni che un tempo rallegravano le sue giornate, viene tinteggiato di colori nuovi quando il ragazzo incontra Kaori.
Dal giorno in cui ti ho incontrata, il mondo si è riempito di colori.
Nel momento in cui la ragazza entra nella vita di Kōsei come un uragano, tutto cambia. Costretto a venire a patti per la prima volta con le proprie difficoltà e paure, Kōsei riscopre l'amore per la musica, una passione abbandonata da tempo, un sogno che aveva smesso di coltivare alla morte della madre.
Se l'infanzia di Kōsei era scandita dal ritmico suono del suo amato pianoforte, la vita del ragazzo subisce uno stravolgimento dopo la perdita. Il trauma e il senso di colpa gravano su di lui come un macigno, impedendogli di esprimere sé stesso attraverso la musica, lasciandolo in uno stato di profonda inquietudine che la mente del giovane Kōsei traduce nella totale incapacità di sentire la musica. Paralizzato dal terrore, l'ex pianista prodigio, è sopraffatto da un senso di claustrofobica angoscia al solo pensiero di tornare a esibirsi al piano, ma Kaori, con la sua frizzante allegria, riesce a trascinarlo via dal limbo in cui Kōsei (soprav)vive, aprendogli le porte di un universo tutto nuovo, lontano dai tecnicismi musicali fini a sé stessi e proiettato invece verso un'idea di musica intesa come sinonimo di libertà ed emancipazione.
Violinista esuberante e virtuosa, Kaori fa del suo talento musicale un mezzo per raccontarsi, per lasciare un segno ed esprimere emozioni. E poco importa che le sue esibizioni siano imperfette o che vengano considerate inclassificabili durante le competizioni ufficiali, con la sua musica Kaori catalizza l'attenzione di chiunque le stia attorno e riesce a far giungere Kōsei a una nuova consapevolezza. Grazie a lei, il protagonista può finalmente lasciarsi alle spalle i sensi di colpa e iniziare a guardare al mondo con ottimismo.
Purtroppo, e questo è uno dei grandi difetti del manga, il ruolo di Kaori, come spesso accade con altre opere dello stesso stampo, finisce con l'essere quello di un semplice strumento nella crescita di Kōsei. In questo senso, Kaori rappresenta uno dei più classici esempi di Manic Pixie Girl, quelle ragazze entusiaste e un po' pazzerelle che, secondo il critico Nathan Rabin, servono solo come mezzo narrativo volto al completamento del percorso del protagonista.
Nonostante ciò, e malgrado gli abusi subiti da Kōsei vengano quasi giustificati nell'universo narrativo di Bugie d'aprile, il manga riesce a lanciare un messaggio di speranza e sprona i lettori a cogliere il lato positivo in ogni situazione.
L'opera, malinconica e struggente e al contempo dolce, poetica e romantica, è un tripudio di emozioni che racconta l'altalena di speranze, rimpianti, gioie e dolori della vita del suo protagonista.