Quello che tu non vedi, la recensione del libro che ha ispirato il film

di Giulia Greco

Adattato in un film con protagonista Charlie Plummer, Quello che tu non vedi è un romanzo young adult che racconta con estrema onestà la malattia mentale.

Adam Petrazelli ha sedici anni, la passione per la cucina e una malattia che minaccia di dominare ogni aspetto della sua vita. Adam è schizofrenico, vede cose che non dovrebbe vedere, soffre di allucinazioni talmente vivide da confonderlo, tanto da impedirgli a volte di distinguere tra realtà e immaginazione. Adam però è anche ben consapevole della sua malattia e desidera riuscire a controllarla. Pur sapendo che sarà sempre parte di lui, non si arrende e accetta di assumere un farmaco sperimentale, il fittizio ToZaPrex.

È questo l'incipit del romanzo young adult di Julia Walton, erede di Ragazzo da parete di Stephen Chbosky, che ci racconta senza filtri la vita di un adolescente alle prese con qualcosa di troppo grande per lui, qualcosa che preferirebbe non dover affrontare e che desidera tenere nascosto agli altri.

Mia madre mi disse una cosa, subito dopo che papà se n’era andato. Quando lasci avvicinare troppo le persone, perdi i tuoi segreti. […] Ora capisco che cosa intendesse. È dura permettere a qualcuno di vederti con tutte le tue ombre e storture, ma in fondo devi sperare che succeda, perché è l’inizio di tutto.

Così, quando cambia scuola e si trasferisce alla St. Agatha, Adam inizia un nuovo capitolo della propria vita, uno in cui i compagni non sanno nulla della sua malattia, uno in cui Dwight non ha paura di essere il suo migliore amico né Maya di innamorarsi di lui.

Adam spera di poter ottenere una seconda possibilità, di poter evitare di venire etichettato come "strambo" o "pazzoide", come un mostro, e godere di ciò che resta della sua adolescenza insieme ai propri coetanei.

Forse dirle questo è la prova che posso avere una vita normale.

Certo, è ben consapevole che le sua malattia sarà sempre lì e che le sue allucinazioni (Rebecca e Jason, i suoi amici immaginari, come usa chiamarli) potrebbero farsi vive ogni tanto nonostante la terapia sperimentale sembri funzionare, ma Adam è deciso a far sì che tutto vada per il verso giusto. Presto, però, Adam inizia a mostrare segni di resistenza al farmaco ed è dunque costretto ad affrontare la sfida più difficile: scendere a patti con la malattia e infine accettarla per davvero.

Fin dalla prima pagina di Quello che tu non vedi è evidente ciò che attende noi lettori e Adam: intraprenderemo un lungo viaggio insieme, un percorso verso l'autoaccettazione a la consapevolezza che una malattia non definisce chi siamo.

La strada, per Adam, è tutta in salita. L'iniziale diffidenza, la difficoltà nel comunicare le difficoltà che incontra giorno dopo giorno si trasformano solo con estrema fatica in fiducia verso il prossimo, verso le persone su cui può veramente contare, ma che, inizialmente, allontana per paura di essere rifiutato. Perfino la madre e il patrigno Paul vengono tenuti all'oscuro di alcuni aspetti della sua malattia e Adam ha troppo paura anche solo di scoprire come l'amico Dwight e la fidanzata Maya reagiranno alla scoperta che Adam è schizofrenico. Sapranno accettarlo? Questo si domanda Adam mentre, nel corso del volume, che nonostante il tema delicato sa essere spassoso e divertente, racconta tutto ciò che gli accade a un diario segreto indirizzato al suo terapista. È il solo mezzo al quale decide di affidarsi per comunicare le proprie sensazioni.

È solo alle pagine del suo diario (o dovremmo dire a noi che leggiamo e ci trasformiamo nel suo terapista, proprio come accadeva nel già citato Ragazzo da parete) che riesce ad affidare tutti i suoi pensieri, tutte le sue paure, raccontando i momenti belli e anche quelli brutti, gli istanti più difficili della sua vita, quelli in cui si “comporta da stronzo” e dei quali si pente immediatamente dopo. È in quelle lettere che trova rifugio quando il dubbio lo assale e non sa più cosa sia reale e cosa no, quando fa pensieri bui, quando è arrabbiato con sé stesso e con gli altri e l'unica certezza, l'unica consolazione sono le immagini che solo lui è in grado di vedere e che rappresentano una parte di sé.

Quando hai il tumore la gente ti guarda con simpatia. Prova qualcosa per te e fa raccolte fondi per le tue cure. È diverso quando le persone hanno paura della tua malattia: magari suscita comunque un po’ di compassione, ma non ti danno alcun sostegno. Non è che ti vogliano male: vogliono solo starti il più lontano possibile.

Il resoconto dei suoi stati d'animo si traduce in un flusso di coscienza tramite il quale pian piano, come i pezzi di un puzzle, impariamo a conoscere Adam. Il protagonista si rivela a noi una pagina dopo l'altra, rendendoci parte della sua storia, permettendoci di entrare nel suo mondo, creando un legame empatico impossibile da recidere fin proprio alla fine.

Ogni lettore diventa quindi un confidente per Adam, conosce eventi e personaggi esclusivamente attraverso il suo personalissimo punto di vista, ma al tempo stesso non si identifica in Adam, riesce a farsi una propria idea di ciò che accade attorno al protagonista, per il quale fa il tifo, ma che a volte, se necessario, può condannare.

Ciò che però rende Quello che tu non vedi un volume da leggere assolutamente è che mai una volta rischia di far passare il messaggio secondo cui avere qualcuno accanto che si ama sia abbastanza per stare bene. Non c'è una visione idealizzata, quasi romantica della malattia ed è Adam stesso a spiegarcelo:

Probabilmente continuerò per sempre a vedere e sentire cose, che i medicinali non sempre funzioneranno. Forse nessuno avrà la stessa efficacia del farmaco sperimentale e quello non posso più prenderlo, perché è troppo pericoloso. Assumerò cocktail di medicine varie per un po’, finché i medici non troveranno il giusto equilibrio… E potrei anche non arrivare mai a stare bene.

Quello che tu non vedi è una lettura oggi più che mai necessaria, un romanzo che parla con schiettezza di una malattia mentale che troppo spesso viene ignorata, e lo fa con un linguaggio essenziale, attraverso le parole di un adolescente. È proprio a essi che si rivolge Quello che tu non vedi, un libro che ci spinge a domandarci: in un'età che per tutti ha rappresentato grandi cambiamenti, quanta forza richiede lottare (anche) con un disturbo mentale? Forse proprio per questo, per i quesiti che ci poniamo durante la lettura e che restano con noi dopo aver riposto il volume nella nostra libreria, Quello che tu non vedi potrebbe essere una lettura interessante anche per gli adulti, per chiunque fatichi a comprendere la realtà di persone come Adam, ma nutra il desiderio e la volontà di provarci.

VOTO9 / 10

Quello che tu non vedi non è una storia in cui l'amore vince su tutto, ma una che non ha paura di mostrare il lato oscuro della malattia mentale attraverso una scrittura sarcastica e divertente.