Avere un figlio (forse) gay non è un problema: lo dimostra il delizioso manga di Okura

di Elisa Giudici

Raccontare la quotidianità di una famiglia giapponese come tante e lo straordinario rapporto tra una madre casalinga e il figlio che sta crescendo e scoprendo la sua omosessualità. La recensione di My son is probably gay di Okura.

Indice

Gli Aoyama sono la stereotipica famiglia giapponese. Lei è una casalinga che la mattina prepara il bento per il pranzo dei figli, lui è un uomo d'affari costretto a rimanere spesso lontano da casa per i viaggi di lavoro, mentre i due figli in età scolare che si dividono tra compiti e videogiochi in un villino familiare da classe media, senza fronzoli. Una normalità non intaccata, ma arricchita da silenziose epifanie innescate dalla persistente sensazione collettiva che il figlio maggiore, Hiroki, stia mantenendo per sé la consapevolezza di essere attratto sentimentalmente dai suoi amici.

L'omosessualità come parte ordinaria della quotidianità

La forza di My son is probabily gay sta proprio nella sua armonia tonale. Nel rafforzare la profonda sensazione di quotidianità e normalità dei brevi aneddoti che racconta, senza rompere mai il tranquillo tran tran degli Aoyama e mantenendo i momenti più gioiosi e le piccole crisi all'interno di un range emotivo mai drammatico, depotenzia ogni tentativo di incorniciare l'omosessualità in un qualche parametro straordinario e quindi fuori dall'ordinario.

Oltre ad essere una lettura deliziosa e davvero piacevole, ci tengo sin da subito a sottolineare un aspetto che rischia di passare inosservato: quanto My son is probably gay sia straordinario nella sua capacità di dire cose importanti senza mai lasciare intendere al lettore la lenta ma inesorabile progressione evolutiva della sua storia. Così come la vita è composta di tanti giorni che fatichiamo a ricordare singolarmente ma la cui somma compone la nostra esperienza, così i brevi capitoli che compongono questa opera di Okura aggiungono piccoli tasselli alla crescita emotiva del suo protagonista e all'evoluzione del suo (bellissimo) rapporto con la madre.

La trama di My son is probably gay

Il punto di vista attraverso cui impariamo a conoscere gli Aoyama è quello dell'unica donna di casa, la madre di Hiroki e Yuri. A un primo sguardo può sembrare una giovane moglie e madre ordinaria, ma sin da subito possiamo apprezzare tutte le sfumature delle vicende di casa Aoyama proprio grazie al suo notevole spirito di osservazione e alla sua grande empatia.

Verrebbe da definirlo un racconto "episodico", ma è una descrizione che sta stretta al crescendo che Okura già infonde nei primi, brevissimi 21 capitoli che compongono il volume 1. Ognuno degli stessi vede la protagonista relazionarsi al figlio Hiroki, imbranato nell'esprimere i propri sentimenti (soprattutto nel nasconderli) e alle prese con un momento di crescita che non se la sente (ancora?) di condividere a cuore aperto con la madre.

Da adulta, la protagonista indovina quasi sempre con facilità i turbamenti del figlio. Già dall'incipit del manga la donna si rivolge al lettore postulando che il figlio "probabilmente é omosessuale", raccontando questa scoperta, l'allungarsi dell'elenco di piccoli eventi rivelatori. Nel primo volume assistiamo a tanti piccoli "scivoloni" di Hiroki nel parlare dell'amico Daigo per cui ha una cotta, nel parlare di ragazze e di esperienze "da uomo". Pian piano nell'affettuoso rapporto tra la madre e il figlio s'inseriscono altri personaggi: il silenzioso ma perspicace fratellino Yuri (che sembra aver già intuito tutto quel che c'è da sapere del fratello) e il padre da cui Hiroki ha chiaramente ereditato la scarsa perspicacia.

I capitoli in cui il padre torna a casa dai viaggi di lavoro coincidono con piccole crisi diplomatiche e sono particolarmente intensi. L'uomo, inconsapevole del probabile orientamento del figlio, perpetua alcuni stereotipi duri a morire. Okura si dimostra bravissimo a non sminuire la drammaticità del momento, permettendo alla sua protagonista di tamponare il danno, senza nemmeno perdere la verve comica del titolo.

Lo stile di disegno di Okura

La struttura del manga rende la lettura davvero gradevole: i capitoli sono talmente brevi da incapsulare alla perfezione momenti fugaci, poi coronati (e talvolta ribaltati nel loro significato) da una tavola finale autoconclusiva. Lo stile di disegno dell'autore poi è un ponte ideale tra il mondo del manga e una certa animazione statunitense per ragazzi: tratto pulissimo, forme arrotondate, tavole molto ariose ma non prive di dettagli. My son is probably gay sembra già pronto per essere animato.

Varrebbe già la lettura così, come manga comico a carattere episodico sui piccoli pasticci combinati da un ragazzo alle prese con i primi imbarazzi amorosi, sostenuto amorevolmente dai membri della sua famiglia. Una lettura divertente, che però potrebbe non stimolare l'acquirente occasionale ad andare oltre il primo volume. Non è così.

Perché leggere My son is probably gay

A uno sguardo appena più attento My son is probably gay si rivela capace di piccole scene straordinariamente acute e di momenti genuinamente emozionanti. Okura tratteggia personaggi dal carattere e dalle inclinazioni precise, ma riesce pian piano a costruirvi sopra una visione più complessa. È toccante per esempio il capitolo in cui a posteriori la madre intuisce che Hiroki qualche anno prima ha avuto uno screzio con un amico forse accortosi dei suoi sentimenti. Un altro passaggio intenso è quello in cui la donna cerca di "tamponare" alcune affermazioni dette con leggerezza dal marito sull'essere uomini "veri", divisa tra la necessità di non ferire il figlio e la decisione di non tradirne il segreto. Già dal primo volume Okura dimostra di saper evolvere i suoi personaggi, di poter inserire grandi momenti in un pugno di pagine, senza mai interrompere il fluire quotidiano della storia o calcare sulla drammaticità della stessa.

Si potrebbe forse obiettare che quello di My son is probabily gay risulta un mondo (e un Giappone) un po' troppo idealizzato, ma in un momento in cui nel mondo dei manga la rappresentazione dell'omosessualità è in gran parte collegata all'estetica, al feticcio e al piacere femminili, la pubblicazione di questo titolo è più che necessaria. Un manga che, ribadisco, è in grado di emozionare e far riflettere chiunque viva e abbia vissuto la propria giovinezza in una dinamica famigliare quotidiana. La speranza è grazie a opere come questa aumenti il numero di adolescenti abbastanza fortunati da aver al proprio fianco genitori come quelli di Hiroki in un momento tanto confuso come la scoperta della propria sessualità.

Volevo parlavene proprio per questo, nella speranza che finisca nelle mani giuste. Anche come prontuario di chi si trovi nella stessa situazione della madre di Hiroki ma sprovvisto della stessa diplomazia può tornare davvero utile. Non esitate ad acquistarlo, anche se non siete abituali fruitori di fumetti.

VOTO8 / 10

Molto più di un "semplice" manga queer, quello di Okura è un titolo che senza mai uscire dal quotidiano e dal suo approccio comico e leggero è capace di grande acutezza ed emozione. Consigliatissimo.