La donna dalla gonna viola: un fugace, diabolico romanzo venuto dal Giappone

di Elisa Giudici

Imamura Natsuko ha vinto il premio Akutagawa 2019 con un romanzo che delinea il ritratto di una donna misteriosa e solitaria, tracciando per contrasto un secondo profilo, tutto da decifrare. La recensione di La donna dalla gonna viola.

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È difficile parlare apertamente di La donna dalla gonna viola, affrontare quel messaggio che mai rivela ma che innerva questo breve romanzo di una promessa della letteratura giapponese contemporanea. A scrivere questo breve romanzo incentrato sulla misteriosa figura di una donna solitaria e lontana dalle convenzioni sociali è Imamura Natsuko, autrice che nel 2019 è riuscita a vincere il prestigioso Premio Akutagawa, prestigioso riconoscimento dedicato agli scrittori nipponici agli inizi della loro carriera.

Murata e Imamura: le nuove firme della letteratura giapponese a confronto

Era già stata nominata in precedenza, con i suoi primi due romanzi, ma la vittoria era andata a Sayaka Murata con La ragazza del convenience store, altro romanzo fulminante e ricco di sfumature di recente pubblicato in Italia. I due romanzi finiscono per somigliarsi molto, forse perché le biografie di chi li scrive sono costituite da esperienze simili. Per il suo titolo più noto Murata si è infatti ispirata al lavoro part time da commessa presso un conbini, mentre Imamura per La gonna dalla gonna viola è partita dal suo impiego presso un hotel come donna delle pulizie.

Rispetto al romanzo di Murata qui il mondo del lavoro giapponese svolge un ruolo decisamente più marginale. A somigliarsi piuttosto è la tipologia di donne raccontata dai due romanzi. Si tratta di giovani adulte da poco entrate nella decade dei trenta, per nulla intenzionate ad adattarsi alle convenzioni sociali che le vorrebbero devotamente maritate e con prole. L'alternativa a una vita votata alla carriera è una fatta di impieghi precari e temporanei, con cui pagare l'affitto e condurre una vita frugale, solitaria, povera di obblighi e convenzioni.

La trama di La donna dalla gonna viola

Questo stile di vita non sembra un problema né per la donna dalla gonna viola (protagonista del romanzo) né per la donna dal cardigan giallo, una sorta di protagonista ombra dello scritto. Affascinata dalla donna che vede ogni giovedì al parco a gustarsi un croissant alla crema seduta sempre sulla stessa panchina, la seconda è la narratrice della vicenda, in costante osservazione della prima. La vita solitaria e le strane abitudini della donna dalla gonna viola affascinano la narratrice, che cova in sé il desiderio di diventarne amica.

Dalla panchina del parco dove la donna dalla gonna viola gusta la sua merenda alle stanze d'albergo che finisce a pulire grazie a un lavoro rimediato tramite un annuncio, i destini delle due donne s'incrociano fugacemente, ma tutt'altro che casualmente. La donna dal cardigan giallo infatti tenta d'intervenire attivamente per avvicinarsi alla potenziale amica, arrivando a spiarla per scoprire cosa succeda esattamente nella sua vita.

La chiave di lettura di un romanzo apparentemente povero di svolte e senza punti ficcanti non sta tanto nel finale, quando nella riflessione affidata al lettore. Una volta scoperto come se la caverà la solitaria donna dalla gonna viola con il responsabile del posto di lavoro e le altre colleghe, il lettore potrà pian piano fare i conti con la storia che non viene esplicitamente verbalizzata, ma che è facilmente desumibile dalla voce e dallo sguardo che tracciano il ritratto della protagonista apparente delle vicende.

Il romanzo di Imamura Natsuko è tutto giocato su un twist diabolico che non avviene sulla pagina di carta, bensì nella mente del lettore, guidato da una serie di piccoli indizi che lo aiuteranno a rivalutare la storia da un punto di vista meno influenzato da quello della narratrice. La scrittura semplice e senza fronzoli di Imamura Natsuko è saldamente ancora alla tradizione giapponese: il suo breve scritto lavora per contrapposizioni, fornendo al lettore tutti gli elementi necessari per capire che la storia più interessante raccontata dal romanzo non è quella narrata dalla voce della donna dal cardigan giallo, bensì quella della voce stessa.

Perché leggere La donna dalla gonna viola

A uno sguardo superficiale rischia di apparire inutile, senza senso e inconsequenziale, mentre in realtà La donna dalla gonna viola è un gioco letterario sottile, ottimamente orchestrato, senza una parola o un passaggio in più dello stretto necessario per raggiungere il suo scopo. Personalmente amo molto il carattere allusivo di questo tipo di storie, la loro volontà di lasciare il lettore a fare i conti con i fatti che ha letto, con la fiducia eccessiva che ha riposto nella buona fede di chi li raccontava.

Rispetto al romanzo di Murata qui la volontà di muovere una critica alla società giapponese e al ruolo che disegna per le donne è decisamente più sfumata, ma le protagoniste del romanzo non mancano di volontà, caparbia, egoismo. A mancare del tutto dal loro orizzonte è un'alternativa: la loro vita lontana dai canoni della realtà familiare che la società giapponese si aspetta da loro è un dato di fatto, mai messo in discussione. Difficile capire in traduzione se Imamura Natsuko abbia accuratamente evitato critiche sociali più dirette in quello che è un raffinato gioco letterario o se semplicemente abbia voluto che il lettore desumesse da sé anche quell'aspetto.

Rimane comunque un ottimo romanzo per chi ha amato La ragazza del convenience store ed è attento allo scenario letterario giapponese contemporaneo erede della tradizione novecentesca dello shosetsu. Se invece non amate le storie allusive e dalla morale implicita, se apprezzate lo stile di scrittura di Haruki Murakami e di Mieko Kawakami, allora non è il titolo che fa per voi.

L'edizione italiana è a cura di Salani editore, con la traduzione di Anna Specchio.