Catullo: le poesie più belle e sentimentali

di Elisabetta Rossi

Catullo, celebre poeta antico, è stato il primo a scrivere un canzoniere dedicato a una sola donna. Nell'articolo abbiamo raccolto i suoi componimenti più belli.

Indice

Gaio Valerio Catullo, figlio di una famiglia aristocratica, è stato il primo poeta a comporre un canzoniere a tema amoroso dedicato a una sola donna. In esso racconta il suo accidentato percorso sentimentale fatto di struggimento, dolore, passione, gelosia e malinconia, emozioni tipiche di ogni rapporto di coppia.

L’amata in questione è Clodia, da lui chiamata Lesbia in onore di Saffo, sorella di Publio Clodio Pulcro, tribuno della plebe, e moglie di Quinto Metello Celere, un proconsole. Il suo rapporto con lei fu da sempre molto tempestoso, in quanto la donna, raffinata, colta, bella ma anche libertina, non ricambiava Catullo dello stesso acceso sentimento, anzi ne ebbe poca cura. Probabilmente lo riteneva un semplice amante.

Catullo, invece, s’innamorò perdutamente di lei e la elevò a unica e sola donna della sua vita. Una scelta che lo condannò alla sofferenza, alla rabbia e ad attacchi di gelosia causati dai continui tradimenti. Tale sentimento è stato quindi il fulcro principale della sua produzione poetica.

Nelle sue liriche emergono i suoi tormenti amorosi, i rari momenti di felicità e il dolore più acuto dovuto alla consapevolezza che non avrebbe mai potuto avere davvero il cuore e l’attenzione di Clodia. Questa tematica si somma ad altre sempre di carattere intimo e quotidiano. A livello stilistico, le poesie di Catullo sono raffinate e ben curate e sfoggiano la sua erudizione, la sua cultura.

Per farvi conoscere le poesie di Catullo, abbiamo raccolto nell’articolo i componimenti più belli giunti fino a noi.

Catullo poesie

Catullo è stato un raffinato e celebre poeta antico che ci ha lasciato un interessante patrimonio letterario. Qui di seguito trovate inserite le poesie di Catullo più interessanti.

Carme 8

Povero Catullo, cessa di farneticare,
e quello che vedi essere perduto, giudicalo perduto.
Lucenti, un tempo per te, erano le giornate radiose,
quando ti fiondavi spesso dove la ragazza ti conduceva,
amata da te quanto nessuna sarà amata.

Là in passato si facevano quei molti continui giochi
che tu volevi, e a cui lei non si negava.
Splendevano veramente per te giornate radiose.
Adesso lei non ti desidera più: anche tu, non desiderare,
e non correre dietro a lei che fugge, e non vivere infelice,
ma con animo ostinato resisti, tieni duro.

Addio, ragazza. Ormai Catullo tiene duro,
e non ti inseguirà e non te lo chiederà, dato che tu non vuoi.
Ma tu soffrirai, quando non ti si chiederà nulla.
Sciagurata, maledizione a te, che vita ti resta?

Chi ti vorrà? A chi sembrerai bella?
Chi amerai? Da chi sarai amata?
Chi bacerai? A chi morderai le labbra?
Ma tu, Catullo, ostinato resisti.

Da me cenerai bene

Se dio vorrà, uno di questi giorni,
mio Fabullo, da me cenerai bene:
ma con te porta una cena abbondante
e squisita, una ragazza in fiore,
vino, sale e tutta la tua allegria.
Solo cosí, ripeto, amico mio,
cenerai bene, perché il tuo Catullo
ha la borsa piena di ragnatele.

La vostra casetta

La vostra casetta, Furio, non è esposta
al vento di scirocco o di ponente,
né di una tramontana gelida o di euro,
ma a quello di quindicimiladuecento sesterzi
ed è vento tremendo, non perdona.

Come un fiore reciso

Furio e Aurelio, compagni di Catullo,
sia quando si infilerà fra gli indiani estremi,
dove la costa è battuta dall’onda Eoa che lontano risuona,
sia fra gli Ircani o fra i molli Arabi,
sia tra i Sagi, sia fra i Parti, che portatori di freccie,
sia alle acque, che il Nilo, dalle sette bocche, tinteggia,
sia che andrà avanti, fra le alpi maestose,
vedendo i luoghi epici dell’immenso Cesare,
il Reno dei galli ed gli orribili Britanni,
tutto questo, o qualsiasi cosa a cui possa condurre la volontà
degli Dei, pronti a fronteggiarla insieme a me,
ditelo, alla mia ragazza, poche,
non buone parole;
che viva e se la goda con i suoi amanti,
che pure trecento tiene insieme abbracciati,
senza averne in verità alcuno, ma allo stesso modo
rompendo di tutti i fianchi;
e non si volti, a guardare come un tempo, il mio amore,
che, per sua colpa, è caduto come un fiore,
all’estremo del prato, dopo che è stato
reciso dall’aratro che passa.

Questo battello che vedete

Questo battello che vedete, amici,
si vanta d'essere stato una nave
cosí veloce che mai nessun legno
poté superarlo in gara, volando
con le ali dei remi o delle vele.
Certo ne possono far fede i porti
dell'Adriatico infido o le Cicladi,
la luminosa Rodi, il mar di Marmara
agitato o l'orribile mar Nero
dove fu, prima d'essere battello,
foresta oscura: sul monte Citoro
la sua voce fischiava tra le foglie.
Questo, Amastri, questo tu lo sapevi,
dice a battello, e i bossi del Citoro
lo sanno ancora, sin dal tempo in cui
si alzava sopra la tua cima o quando
immerse i remi dentro le tue acque
e poi di là per mari tempestosi
condusse il suo padrone sulla rotta
dove spirava il vento col favore
che nelle vele v'imprimeva Giove:
nessun voto agli dei dovette rendere
nei porti, navigando da quel mare
del diavolo a questo limpido lago.
Acqua passata: ora solitario
invecchia in pace e si dedica a voi,
a te Castore e al gemello tuo.

Carme 15

T’affido, Aurelio, questo diletto
mio amore, come lo affidassi a me stesso.
Un modesto favore ti chiedo,
se mai l’animo ti è bruciato di desiderio,
d’amore nobile, di casto affetto,
conserva puro per me questo ragazzo, non dico dal popolo:
non mi preoccupo di chi si affanna su e giù per la strada
nelle sue faccende, passano avanti deconcentrati,
ma di te mi preoccupo, e del tuo
fallo che è molesto, per tutti i ragazzi,
buoni e cattivi che siano.
Tu, quando a te lo ordina, e a te piaccia, lo metterai dove ritieni,
dovunque ti trovi, a patto che sia ritto e sfoderato.

Solo questo ragazzo risparmia, ti prego, non chiedo molto;
poiché se il tuo animo malato ed il tuo inavveduto furore,
ti spingeranno, sciagurato, a tendere un abominio simile,
al punto da assaltare disonestamente la stessa mia persona,
ah, povero te, che sciagurato destino ti aspetta,
afferrato per i piedi da quella porta spalancata,
passeranno rafani e cefali.

Carme 35

Al poeta tenero, mio amico,
a Cecilio, oh papiro, vorrei che dicessi
di venire a Verona, abbandonando le mura
di Como Nuova e la costa della lariana.
Voglio che ascolti certe considerazioni,
dell’amico suo e mio.
Quindi, se è ponderato, si mangierà la strada,
per quanto si possa, anche se una casta ragazza
lo richiamerà, e con tutte e due le braccia al collo
gli implorerà di non partire.
Colei che adesso, se mi si dice il vero,
si consuma di un amore disperato per lui,
dal momento in cui ha letto i versi iniziali
sulla signora del Dindino, partorisce dentro sé
un fuoco che le brucia il midollo.
Ti perdono, ragazza più istruita di Saffo;
poiché è di vera bellezza l’inizio
sulla grande madre di Cecilio.

Carme 40

Quale istinto malevolo, misero Ràvido,
ti scaglia in mezzo ai miei versi?
Quale dio invocato malamente
ti incalza a questa insensata lotta?
Per correre sulla bocca di tutti?
Cosa vuoi? Ad ogni costo vuoi essere noto?
Lo sarai, dal momento che hai deciso di amare
chi amo, rischiando l’eterna espiazione.

Poesie d’amore Catullo

Catullo ha dedicato tutte le sue poesie d’amore a Clodia, l’unica donna amata nel corso della sua vita. In questa sezione abbiamo raccolto i componimenti più belli dedicati a lei.

Carme 5

Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo,
e ogni mormorio perfido dei vecchi
valga per noi la più vile moneta.
Il giorno può morire e poi risorgere,
ma quando muore il nostro breve giorno,
una notte infinita dormiremo.

Tu dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.

E quando poi saranno mille e mille,
nasconderemo il loro vero numero,
che non getti il malocchio l’invidioso
per un numero di baci così alto.

Carme 7

Mi chiedi, per me, quanti baci
dei tuoi, Lesbia, possano arrivare a saziarmi.
Quanto grande è il numero dei grani di sabbia della Libia,
che si adagia, nella Cirene, che produce laserpizio,
tra l’oracolo di Giove, ardente,
e dell’antico Batto il sacro sepolcro;
o quante le stelle, quando la notte sta in silenzio,
scorgono gli amori segreti degli uomini:
sia che tu mi baci, con altrettanti baci,
tanto è sufficiente e più, per l’avventato Catullo,
in numero che né i curiosi li possano contare
né le malelingue ne possano scagliare il malocchio.

Simile a un dio

Simile a un dio mi sembra che sia
e forse più di un dio, vorrei dire,
chi, sedendoti accanto, gli occhi fissi
ti ascolta ridere
dolcemente; ed io mi sento morire
d'invidia: quando ti guardo io, Lesbia,
a me non rimane in cuore nemmeno
un po' di voce,
la lingua si secca e un fuoco sottile
mi scorre nelle ossa, le orecchie
mi ronzano dentro e su questi occhi
scende la notte.

Carme 32

Ti amerò, mia dolce Ipsitilla,
mia delizia, mia adorata,
fammi venire da te al pomeriggio.
E se lo farai, aiutami così,
non lasciare sprangata la porta,
nè ti sia gradito sgusciar fuori,
piuttosto resta in casa e preparati per
giacere nove volte assieme.
A dire il vero, suvvia, se lo vorrai, comandalo all’istante:
infatti io sono qui, dopo pranzo, sazio e coricato,
sfondo tunica e mantello.

Vita mia

Mi prometti, vita mia, che questo nostro amore
sarà eterno e felice. O grandi dei,
fate che sia vero ciò che promette
e che lo dica dal profondo del cuore;
potremo così mantenere per tutta la vita
questo sacro giuramento d’amore senza fine.

Carme 45

Settimo, abbracciando in petto Acme, mormora al suo amore:
“Oh Acme, mia Acme, se tanto da perirne non ti amo o ti amerò,
sempre, per ogni anno che sarà,
quanto chi ama d’amore può perire,
che possa essere lasciato solo in Libia, o nell’India cocente,
raggiunto dagli occhi celesti del leone.”

Una volta pronunciato questo, da destra, come prima a sinistra,
Amore starnutì la sua approvazione.
Quindi Acme, abbassando leggermente il capo,
bacia il tenero amante, sugli occhi, rapiti d’amore,
con le sue labbra rosate
“In questo modo”, gli dice, “Settimillo, vita mia,
questo solo padrone sempre accontentiamo,
così come nelle carni arde la fiamma, appassionata più di prima”.

Come detto questo, Amore, a sinistra, così come a destra,
starnutì la sua approvazione.
Adesso, mossi da auspici tanto favorevoli,
si amano a vicenda, amati.

E Settimo, poveretto, Acme vorrebbe soltanto,
piuttosto che la Siria o la Britannia;
Acme, fedele, solamente in Settimo
incontra le delizie e le voglie.

Chi scorse mai gente più felice,
chi un amore più augurato?

Carme 58

Celio, la mia Lesbia, quella Lesbia,
quella sola Lesbia che amavo
piú di ogni cosa e di me stesso,
ora all’angolo dei vicoli pressa
questi discendenti di Remo magnanimo.

Carme 60

Mi chiedo se una leonessa dei monti di Libia,
oppure Scilla, che latrisce nella parte più bassa del suo inguine,
ti abbiano generato talmente ferrea e truce,
che la voce di chi ti prega, in clamorosa infelicità,
la snobbi, oh cuore crudele?

Carme 72

Una volta dicevi che avresti conosciuto il Catullo,
Lesbia, e che al posto mio non avresti desiderato abbracciare (neanche) Giove.
Ti amai, in quel tempo, non tanto come la gente ama l’amica,
ma come il padre ama i figli ed i generi.
Adesso so chi sei: perciò, anche se brucio di una fiamma più ardua,
sei per me molto più vile e spregevole.
“Com’è possibile?”, dici. Perché un’offesa del genere
impone l’amante ad amare di più, ma a voler bene di meno.

Carme 107

Se qualcosa accadde mai ad uno, che pur smanioso,
non se l’aspettava, questa è davvero gradita al cuore.
Per questo, anche a noi è gradito, più benvoluto dell’oro,
il tuo ritorno, Lesbia, da me desideroso.
Ti riconsegni ad uno smanioso, e privo di speranza, tu stessa riporti te
a noi. Oh luce di un segno più giusto!
Chi vive più felice di me, solo, o chi può nominare
una vita più augurabile di questa?