Dislessici: il significato del termine e gli esercizi da fare

di Elisabetta Rossi

La dislessia è un disturbo dell'apprendimento che colpisce soprattutto i bambini ma che può presentarsi anche in età adulta. Nell'articolo vi spieghiamo in cosa consiste e quali esercizi bisogna fare per migliorarlo.

Indice

Il termine dislessico fa riferimento alla dislessia, un disturbo cognitivo che interessa la sfera della lettura, del calcolo e quella motoria, in quanto in certi casi i pazienti hanno difficoltà nel compiere determinati gesti e movimenti, come allacciarsi le scarpe o abbottonarsi la camicia.

Questo disturbo dell’apprendimento si manifesta in prevalenza a partire dall’infanzia ma può anche presentarsi nell’età adulta a causa di un ictus, dell’insorgere della demenza o a causa di lesioni cerebrali traumatiche. Ne soffre il 3-7% della popolazione ed è diffusa in tutto il mondo, senza aree di maggiore criticità rispetto ad altre. Colpisce sia gli uomini che le donne anche se sembra sia più frequente nei primi.

La dislessia è imputata a fattori genetici e ambientali. In certi casi si manifesta in alcuni membri della famiglia e in altri in soggetti affetti da deficit di attenzione/iperattività. Alla base di questa condizione vi sono problematiche nei processi linguistici del cervello. La diagnosi viene fatta sottoponendo il paziente a test di lettura, memoria, visione e ortografia.

Cosa vuol dire essere dislessici

La dislessia viene definita in vari modi. Il National Institutes of Health la considera un disturbo dell’apprendimento, altri invece ritengono sia una semplice incapacità di leggere e la distinguono in dislessia evolutiva, intesa come difficoltà cognitiva, e dislessia acquisita, ovvero la perdita della capacità di lettura.

Se quest’ultima è totale, si parla di alessia, mentre la difficoltà di fare i calcoli, viene chiamata discalculia e si manifesta insieme alle altre problematiche proprie della dislessia.

Va detto inoltre che la dislessia non tocca l’intelligenza ma può causare una situazione di disagio nelle persone che ne sono affette.

Come si fa a capire se si è dislessici?

Una persona dislessica presenta uno o più dei seguenti sintomi:

  • Inversione di lettere e numeri;
  • Difficoltà nell’imparare le tabelline e altre informazioni in sequenza (ad esempio le lettere dell’alfabeto, i giorni della settimana, i mesi dell’anno);
  • Confusione nel distinguere la destra e la sinistra e nei rapporti temporali (ieri e domani);
  • Difficoltà nel riassumere o nel copiare;
  • Difficoltà ad esprimere in forma verbale un concetto;
  • Difficoltà nel compiere certi movimenti e gesti.

Nel momento in cui si ha il sospetto che il bambino sia dislessico, è importante far fare subito una valutazione diagnostica, in quanto tale disturbo mina l’autostima e suscita un senso di inadeguatezza, sconcerto e disorientamento.

Dislessici famosi

Vi sono molti dislessici famosi nel presente e nel passato e sebbene per alcune personalità della storia non sia possibile avere una diagnosi del disturbo, gli studiosi hanno cercato e trovato delle prove nei loro manoscritti e nelle vicende biografiche. Ecco allora i nomi più celebri:

  • Muhammad Ali (alias Cassius Clay)
  • Hans Christian Andersen
  • Tim Armstrong
  • Napoleone Bonaparte
  • George Burns
  • Stephen J. Cannel
  • Carlo XVI Gustavo di Svezia
  • Carlo Magno
  • Cher
  • Winston Churchill
  • Tom Cruise
  • Leonardo da Vinci
  • Walt Disney
  • Albert Einstein
  • Henry Ford
  • Galileo Galilei
  • Noel Gallagher
  • Whoopi Goldberg
  • Anthony Hopkins
  • John F. Kennedy
  • Keira Knightley
  • Alyssa Milano
  • Chad Michael Murray
  • Isaac Newton
  • Pablo Picasso
  • Daniel Powter
  • Nelson Rockfeller
  • Gwen Stefani
  • Quentin Tarantino
  • James van der Beek
  • George Washington
  • Woodrow Wilson
  • Henry Winkler
  • William Butler Yeats
  • Patrick Dempsey
  • Orlando Bloom

Quali sono gli esercizi utili per la dislessia?

Nel momento in cui la dislessia è conclamata e diagnosticata, è necessario affidare il bambino alle cure di un logopedista che gli farà svolgere esercizi utili a migliorare il disturbo e a tenerlo sotto controllo.

Tra le attività da fare possiamo distinguere quelle relative a un approccio fonologico-lessicale e quelle appartenenti a un approccio sublessicale. Nel primo caso vengono svolti esercizi che favoriscono la comprensione e la conoscenza del lessico, ovvero:

  • Segmentazione e fusione delle sillabe: spelling delle parole e formazione delle stesse attraverso l’unione di lettere;
  • Riconoscimento di sillabe uguali: il logopedista mostra al bambino due fogli con scritte delle sillabe. Lui dovrà capire e dire se sono uguali oppure no.

L’approccio sublessicale invece si basa sullo stimolare e sviluppare la capacità del bambino di riconoscere le varie componenti sublessicali come gruppi di lettere e sillabe. Tra gli esercizi da fare abbiamo:

  • Composizione e scomposizione orale della parola attraverso le sillabe e le lettere;
  • Lettura veloce di sillabe e di parole derivate per fare in modo che il bambino memorizzi il maggior numero di sillabe;
  • Composizione della parola: si chiede al bambino di formare dei termini usando le sillabe imparate con l’esercizio precedente;
  • Riconoscimento di gruppi consonantici complessi all’interno di parole;
  • Divisione di parole composte: ad esempio pianoforte (piano+forte);
  • Completamento di parole;
  • Analisi di come cambia il significato di una parola se viene modificata una vocale.

Oltre alle attività sopra descritte, si possono anche usare gli audiolibri come parte della terapia. In tal caso il logopedista sceglie i titoli più adatti che saranno fatti ascoltare ai pazienti e in un secondo momento se ne verificherà la comprensione.

Altri esercizi che possono essere proposti al bambino sono:

  • Far leggere testi di particolare interesse o scritti da lui stesso;
  • Chiedere la ricerca di una determinata parola nel testo;
  • Coinvolgere il piccolo in giochi di composizione e scomposizione delle parole.