La metonimia è una figura retorica ricorrente nella parola scritta come in quella parlata. Nell'articolo vi spieghiamo il suo significato.
La metonimia è una figura retorica utilizzata molto spesso in poesia come anche nella prosa fin dai tempi più antichi. Quando si parla di figura retorica ci si riferisce a un qualsiasi artificio del discorso teso a creare un certo effetto. Di sicuro a scuola l’avete incontrata molte volte ma se ancora non vi risulta chiaro come riconoscerla, vi aiuteremo a chiarirvi le idee una volta per tutte.
Preparate allora carta e penna e scoprite insieme a noi tutte le caratteristiche della metonimia e la sua differenza con la sineddoche.
Cos’è la metonimia in parole semplici?
Prima di tutto parliamo dell’etimologia del termine. Esso deriva dal greco metōnymía, che significa scambio di nome. Quando si fa ricorso a questa figura retorica, chiamata anche tropo, si attua una sorta di trasferimento del suo significato da una parola a un’altra. Avviene quindi la sostituzione di un vocabolo con un altro e tra i due intercorre una relazione di vicinanza.
Ciò significa che le parole tra cui avviene lo scambio devono appartenere allo stesso ambito semantico e avere un rapporto logico qualitativo, ovvero di stampo spaziale, temporale, causale o materiale.
Qual è la differenza tra sineddoche e metonimia?
La sineddoche e la metonimia sono molto simili l’una all’altra, tanto che alcuni sostengono che in realtà non esista alcuna differenza tra le due. Eppure c’è anche se molto sottile.
La sineddoche infatti si ha quando il significato di una parola viene trasferito a un’altra sulla base di un rapporto di tipo quantitativo e non qualitativo come avviene nella cugina metonimia. Ossia tra i due termini intercorre una relazione del tipo:
- il tutto per la parte: vitello, invece di pelle di vitello.
- il singolare per il plurale: la terra, intesa come tutti gli uomini.
- il genere per la specie: il felino aggredì il piccione, dove felino , genere di animale, indica il gatto, ovvero una specie.
- la parte per il tutto: un uragano li ha lasciati senza tetto, dove senza tetto vuol dire senza casa.
Come si riconosce una metonimia
La metonimia ricorre più spesso di quanto si possa pensare nel linguaggio quotidiano, nei libri di testo o di narrativa, solo che nella maggioranza delle volte non ce ne rendiamo conto. Come si può allora riconoscerla? Bisogna fare molta attenzione alla struttura della frase, ai suoi elementi e alla semantica.
Come abbiamo detto in precedenza, la metonimia consiste nel trasferimento di un significato di una parola a un’altra. Tra le due vi è un rapporto di tipo qualitativo. Quindi le relazioni logiche in cui ci possiamo trovare e a cui dobbiamo porre attenzione sono:
- Contente/contenuto: ho bevuto un bicchiere d’acqua. Ad essere bevuto non è il bicchiere bensì l’acqua.
- Simbolo/concetto: lottare per la bandiera, in questo caso la bandiera rappresenta la nazione.
- Oggetto posseduto/possessore: ho visto un gruppo di toghe entrare in aula. Qui il termine toghe indica i membri dell’ordine giudiziario.
- Causa/effetto: guadagnarsi da vivere con il proprio sudore, dove sudore si riferisce al lavoro.
- Origine/prodotto: ho bevuto un calice di delizioso Chianti, dove Chianti è inteso per vino del Chianti.
- Autore/opera: ho appena finito di leggere Manzoni, in cui Manzoni si riferisce alla sua opera più famosa I Promessi sposi.
- Materia/oggetto: i bronzi di Riace, che fa riferimento al materiale di cui sono fatte le statue.
- Luogo/abitanti: l’Italia festeggia la vittoria agli Europei, una frase in cui Italia si riferisce alla popolazione.
Metonimia esempi
Per semplificarvi la comprensione del termine, vi riportiamo qui di seguito alcuni esempi di metonimie.