FIVET: la fecondazione assistita aumenta il rischio di tumore a seno ed ovaie?

di Redazione Frasix

Uno studio condotto per anni su un grande campione di donne che si sono sottoposte a procedure di fecondazione assistita ha riscontrato un aumento (non sempre significativo) del rischio di tumore al seno e alle ovaie.

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Uno studio condotto su oltre 250mila donne inglesi ha provato che la fecondazione assistita può aumentare il rischio di cancro.

Come riporta il sito MedPage Today, le donne che si sono sottoposte a procedure di fecondazione assistita non hanno sviluppato un rischio maggiore di cancro al seno o all’utero di tipo invasivo, rispetto alla popolazione generale. Però mostravano di essere leggermente più a rischio rispetto ad un tumore non invasivo al seno oltre che a tipi ditumore invasivi ed ovarici borderline alle ovaie.

I ricercatori commentano che questi risultati vanno ad integrare un panorama non ancora coerente di associazioni tra la fecondazione assistita ed il cancro. Alastair G. Sutcliffe, uno dei coautori dello studio, ha infatti detto:

L’aumento del rischio di tumori alle ovaie era limitato alle donne con endometriosi, con poche gravidanze portate a termine nel passato o entrambe le cose.

Il professore ha poi continuato: “Questo studio non ha riscontrato un aumento del rischio di tumore alle ovaie di alcun tipo nelle donne osservate per via di un fattore puramente maschile o di infertilità inspiegabile”. Secondo Sutcliffe, lo studio condotto suggerisce che “le probabilità di avere un tumore alle ovaie possono dipendere dalle caratteristiche della paziente, più che dalla fecondazione assistita in sé. È necessario continuare a monitorare questo gruppo di persone”.

Sutcliffe ed i colleghi, dunque, hanno anche espresso il dubbio che le procedure contro l’infertilità possano effettivamente aumentare il rischio di cancro, ma hanno riconosciuto che i dati raccolti non permettono di eliminare la possibilità di una correlazione.

Altri due studi presentati ad un recente convegno della European Society of Human Reproduction and Embriology hanno dimostrato il leggero aumento di rischio di cancro alla prostata o alle ovaie nei pazienti sottoposti a procedure di fecondazione assistita. Eppure, i ricercatori in entrambe le equipes hanno menzionato l’importanza dell’infertilità dei pazienti nell’associazione con i tumori, e non i trattamenti di fecondazione in se.

Molti studi precedenti avevano già esaminato la possibile correlazione tra la fecondazione assistita ed il cancro, portando storicamente ad una serie di risultati in disaccordo tra loro: molte di queste ricerche erano a spettro ridotto, ed hanno riscontrato un basso tasso di insorgenza della malattia. L’analisi di Sutcliffe e colleghi voleva superare le limitazioni di questi studi precedenti, tramite l’osservazione di un campione di popolazione molto più ampio che tenesse in conto anche altri fattori come le diagnosi di infertilità ed il tasso di gravidanze portate con successo a termine dai soggetti.

Lo studio nello specifico

La ricerca di Sutcliffe e colleghi è stata condotta su 266mila donne, che si sono sottoposte a procedure di fecondazione assistita in Inghilterra, Galles e Scozia tra gennaio 1991 e dicembre 2010, secondo i registri della HFEA (Human Fertilization and Embryology Authority). Gli studiosi hanno definito la fecondazione assistita come “procedure o terapie che includono il trattamento in vitro di ovociti, sperma o embrioni umani a scopi riproduttivi”.

Gli scienziati hanno comparato i registri della HFEA con quello del servizio sanitario nazionale britannico, che tiene traccia delle morti e dei tumori. I pazienti sono stati seguiti fino al momento, a seconda dei casi, della diagnosi di cancro, morte, immigrazione o la fine dello studio (concluso a marzo del 2011). In media, le persone sono state tenute sotto ossrvazione per almeno 8 o 10 anni dopo la fecondazione.

L’età media dei soggetti analizzati era 34,7 anni al momento dell’inizio della fecondazione assistita. In oltre 111mila casi, l’infertilità era dovuta a uno o più fattori della donna, mentre in più di 84mila dipendeva dall’uomo (in oltre 47mila era inspiegabile). Secondo le stime gli studiosi si aspettavano di riscontrare l’insorgenza di tumore in 2641 casi, mentre in realtà se ne sono registrati pochi di meno (2578).

In molti sottogruppi di analisi non si è riusciti a riscontrare un aumento di rischio di tumore, ma si è notata una correlazione tra cancro al seno ed i soggetti che si sono sottoposti a numeri maggiori di cicli di fecondazione.

Per quanto riguarda il cancro all’utero, gli scienziati si aspettavano di registrare 147 casi, ma ne sono stati registrati 164, una differenza che non costituisce una statistica significativa. Il tasso di insorgenza di questo tipo di tumori è stato maggiore in chi aveva disfunzioni ovulatorie, in chi in passato non era riuscita a portare a compimento con successo una gravidanza, mentre nel caso contrario il rischio diminuiva.

Si è notato inoltre che il rischio di cancro all’utero o alle ovaie (sia invasivo che borderline) è più alto quanto più giovane fosse il soggetto all’epoca della prima procedura di fecondazione, e nei casi in cui fosse stato diagnosticato un fattore di fertilità. In particolare, i casi di cancro alle ovaie sono stati molti più di quelli che ci si aspettava di registrare, diventando dunque una quantità statisticamente rilevante.

In conclusione, i risultati dello studio di Sutcliffe e colleghi sono permettono un’inequivocabile correlazione tra le procedure di fecondazione assistita e l’insorgenza di queste terribili malattie, ma descrivono le categorie di persone (tra quelle osservate) su cui l’incidenza di tumori è stata maggiore, tra cui le donne che si sono sottoposta in giovane età alle procedure di fecondazione.