Quando il bullo è in famiglia: i genitori che prevaricano i figli

di Redazione Frasix

Non sempre il bullismo riguarda la scuola o la società esterna alla famiglia: secondo alcuni studiosi e psicologi, anche mamma e papà possono adottare comportamenti da bulli.

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Il tema del bullismo è, fortunatamente, sempre più affrontato e discusso, sia a scuola sia in famiglia, soprattutto nella sua declinazione contemporanea: il cyber-bullismo. C’è però una forma di violenza psicologica che spesso non viene nemmeno registrata come tale, ma che può avere conseguenze sulla psiche dei bambini ed è il bullismo familiare. Vediamo insieme come si manifesta, i rischi e quali sono i rimedi.

Che cos’è il bullismo familiare

Se da una parte è vero che i genitori devono essere in grado di fissare limiti e dare regole chiare ai propri figli, dall’altra è importante sottolineare che il modo in cui ciò viene fatto può fare la differenza. Tralasciando comportamenti evidentemente sbagliati, come il malmenare o l’usare la forza per costringere il bambino a fare qualcosa, anche dal punto di vista verbale ed emotivo ci sono comportamenti chiave che identificano un genitore-bullo: qualsiasi forma di educazione basata sulla paura, sulla sottomissione e sulla minaccia è pericolosa. Allo stesso tempo, è indice di un genitore-bullo anche usare un linguaggio svilente nei confronti del proprio figlio, soprattutto in pubblico o fare paragoni tra due fratelli, col fine di mortificarne uno dei due.

Usare inoltre la propria autorità per piegare la volontà dei bambini e far fare loro ciò che noi vogliamo, è un atto di prevaricazione. Usare l’essere genitori non per educare, ma per forzare comportamenti è un atto di bullismo: certe volte, è vero, crescere un figlio può essere difficile e stancante, ma usare urla, minacce o anche solo il proprio ruolo per prendere una scorciatoia che appaga noi, non è un buon esempio e non è un buon metodo educativo. Rischia inoltre di vanificare altre scelte educative: se ogni regola, perché sia davvero compresa, deve essere spiegata, imporsi solo perché abbiamo l’autorità per farlo, mina un percorso educativo basato sull’applicazione e la comprensione del “no”. La debolezza, fisica o mentale, che sta alla base di questo comportamento è molto simile alla debolezza che si riscontra dietro a un bullo, il quale attacca per non essere attaccato, ma voi genitori non potete trasformarvi in bulli per i vostri figli.

Attenzione, però: non si tratta solo di come voi genitori trattate i vostri figli, ma anche dicome vi relazionate fra voi. Se ci sono prese in giro pesanti ed eccessive che sono abitudini consolidate, se è prassi rinfacciarsi mancanze ed errori, senza mai provare a mettersi l’uno nei panni dell’altro, allora sappiate che state dando un messaggio comportamentale sbagliato a vostro figlio. I bambini, infatti, guardano il mondo intorno a loro più di quanto gli adulti pensino e mamma e papà sono i loro primi esempi di rapporti sociali: se c’è carenza di rispetto e amore, è possibile che anche il bambino non sappia costruire rapporti armonici e pacifici con i suoi coetanei.

I rischi del bullismo familiare

Poiché i genitori sono il primo modello comportamentale che hanno i bambini, il rischio di trattarli con atteggiamenti da bulli è che diventino essi stessi dei bulli. Se voi genitori usate la vostra autorità come veicolo di ciò che è giusto e agite prevaricando, è probabile che vostro figlio imiti il vostro comportamento, usando magari frasi forti, mancando di empatia o, peggio ancora, adottando un atteggiamento aggressivo nei confronti dei suoi compagni. Inoltre, se è vero che la base del bullismo è il senso di debolezza e il bisogno di prevaricare l’altro per riconquistare forza, è probabile che se sminuite i vostri figli, loro cercheranno un modo per sentirsi più forti altrove, magari appunto sottomettendo un altro bambino. Si tratta di una catena di abusi e dimostrazioni di forza che è compito vostro riuscire a spezzare.

Come uscirne

Per prima cosa, è importante analizzare il vostro comportamento per capire se c’è uno schema ricorrente. Non stiamo infatti parlando della sfuriata dopo un’intera giornata di capricci, ma di un atteggiamento che si ripropone giorno dopo giorno e che preferisce la minaccia, l’autorità, le urla alla comprensione, alla spiegazione e alla vicinanza. Se vi riconoscete in queste parole, avete già compiuto un primo, grande passo: riconoscete che qualcosa non va. Potete seguire un corso per gestire la rabbia, o capire l’origine dello stress che vi porta a non avere pazienza. Date importanza al tempo che passate con i vostri figli, pianificate qualche attività insieme e gratificateli con dei piccoli gesti: non sopperite al vostro senso di colpa con beni materiali, basta anche una serata insieme sul divano, davanti al loro film preferito se è una cosa che non fate mai e loro vi chiedono sempre. Parlate con qualcuno, anche con le insegnanti per conoscere il comportamento di vostro figlio a scuola e vedrete che, passo dopo passo, la situazione migliorerà!

Essere genitore è davvero un mestiere difficile, in perenne bilico tra il dare vizi e negare affetto. Quali sono i vostri metodi educativi? Ce n’è qualcuno che vi sentite di consigliare e come fate a combattere lo stress?